L'Italo-Americano

italoamericano-digital-2-21-2019

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NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ GIOVEDÌ 21 FEBBRAIO 2019 www.italoamericano.org 3 L'Italo-Americano IN ITALIANO | I l Carnevale, in Italia, non è noto solo per le maschere sto- riche e per le colorate parate in costume che portano diver- timento e allegria lungo le strade delle principali città legate a questi festeggiamenti pre-quaresi- mali: Venezia e Verona in Veneto, Viareggio in Toscana, Cento in Emilia-Romagna, Sciacca e Acireale in Sicilia, Tempio Pausania e Mamoiada in Sardegna, Satriano in Basilicata, Fano nelle Marche, Putignano e Massafra in Puglia, Striano in Campania, Milano con il suo carnevale ambro- siano in Lombardia, Ivrea con la sua storica battaglia delle arance in Piemonte. Sotto piogge di coriandoli sfi- lano i carri allegorici e il vario- pinto mondo della cartapesta, un'arte polimaterica d'origine antichissima che già i Greci prati- cavano nel secolo IV a.C. utiliz- zando la fibra di lino. Con stucco e colore davano vita alle masche- re da usare in teatro o da appen- dere ai rami degli alberi nei boschi sacri a scopo apotropaico.  Avvicinarsi a un carnevale ita- liano significa dunque scoprire una storia secolare ricca di riti, storie, satira e racconti popolari. Vuol dire trovare un pezzo di cul- tura italiana fatta di oggetti come le maschere e i carri allegorici, e un'arte raffinata realizzata con materiali estremamente poveri e da riciclo come la cartapesta. Arte di bottega tramandata di genera- zione in generazione, con tecni- che custodite gelosamente dai maestri cartapestai che, spinti da creatività, ingegno e passione, sanno fondere ironia e dileggio in meravigliosi giganti che una volta montati sui carri prendono vita: diventano opere d'arte in movi- mento, alte fino a 20 metri, popo- late di personaggi mascherati, mosse da meccanismi che le fanno roteare, galleggiare e don- dolare sulla folla che le ammira dai bordi delle strade. Una potente messinscena che richiede mesi e mesi di lavoro per trasformarne i bozzetti in compli- cati artefatti ideati per stimolare la riflessione popolare sui mali che affliggono la società (il razzi- smo, l'inquinamento, il consumi- smo, la violenza, la guerra) o per puntare il dito contro ricchi e potenti, dando corpo al motivo per cui in tempi antichi è nato il Carnevale.  Per farlo si usa l'allegoria, uno strumento della retorica, l'arte del dire, la vivace disciplina del per- suadere con le parole. Con l'alle- goria i concetti vengono rappre- sentati in figure concrete, siano persone, animali o cose. In pratica si esprime un concetto o un fatto usando simboli e immagini che rimandano ad una realtà diversa da quella espressa letteralmente. Il vero significato non traspare in maniera intuitiva e immediata, ma necessita di una comprensione da parte di chi ascolta o vede. Ma questo "leggere tra le righe", sot- tintendendo qualcosa che non è espressamente detto, fa sì che si possa puntare il dito contro qual- cuno o qualcosa senza dirlo aper- tamente.  Nella Divina Commedia, ad esempio, troviamo il sommo poeta Dante Alighieri smarrito nella selva oscura e assistiamo al suo incontro con le fiere. Siamo di fronte ad allegorie: la selva oscura è il luogo che rappresenta il peccato in cui ogni uomo può perdersi nel suo cammino, men- tre il leone rappresenta l'aggres- sività e la superbia, la lupa l'ava- rizia e la cupidigia e la lonza (presumibilmente una lince) la lussuria.  Particolarmente impiegata nel Medioevo, l'allegoria è applica- bile anche alle arti figurative, dalla pittura alla scultura. Nella Primavera di Sandro Botticelli, ad esempio, la donna ritratta serve a descrivere la stagione. Se ogni maschera del Carne- vale italiano ha trovato la sua caratterizzazione e canonizzazio- ne nella commedia dell'arte, e non è un caso che il veneziano Goldoni sia stato un maestro di queste rappresentazioni non basa- te su testi scritti ma su canovacci che lasciavano spazio all'improv- visazione, il carro allegorico, pur arrivando in seguito, ha un analo- go valore storico e artistico fon- damentale. Perchè nasce da una sapienza antica, da una lunga tradizione artigiana decisamente più popola- re. Perchè se solo le ricche com- mittenze potevano permettersi statue in bronzo o marmo, la Allegoria e maestri cartapestai: l'arte secolare del carnevale italiano gente comune poteva sicuramente permettersi gesso, paglia, stracci e altri materiali poveri per realiz- zare statue di santi e carri trionfa- li per le celebrazioni religiose. L'arte della cartapesta, un'ec- cellenza della cultura italiana, in passato è stata penalizzata pro- prio a causa dei pregiudizi legati alla materia prima, ritenuta vile e inadatta alla produzione di opere d'arte. Ma la poltiglia di carta straccia, macerata in acqua e colla di farina, poi mescolata con colla animale e gesso, che diventa una pasta consistente che può essere modellata e, una volta essiccata, colorata e decorata, è tutt'altro che un materiale povero di arte.  Racchiude una maestria nobi- lissima e raffinata nel lavoro dei maestri cartapestai, generazioni di artigiani e di famiglie che si fregiano di quest'arte straordina- ria fatta di amore e rispetto per la propria terra, la cultura secolare e il lavoro manuale. E contiene una sofisticata abilità nel riuscire a farsi scherno dei potenti attraver- so buffe rappresentazioni e diver- tenti allegorie. 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