L'Italo-Americano

italoamericano-digital-12-26-2019

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GIOVEDÌ 26 DICEMBRE 2019 www.italoamericano.org 27 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | NOTIZIE SPORTIVE CALCIO MOTORI ALTRI SPORT Gaetano Scirea: icona di stile e generosità come pochi altri al mondo, un campione nel campo e nella vita CONTINUA DA PAG 26 Torino, quando Gaetano si reca- va in pullman allo stadio e suo padre (ex operaio alla Pirelli) gli aveva consigliato di coprire col nastro adesivo la scritta Juventus sulla borsa, per discrezione, per non vantarsi mai. Il libro cattura l'interesse del lettore anche perché ci fornisce un limpido affresco di quel periodo storico (stiamo parlando di un arco temporale che va dalla metà degli anni Settanta alla fine degli anni Ottanta) in cui erano rari gli eccessi divistici che carat- terizzano il calcio odierno e i cal- ciatori non avevano ancora subi- to quella profonda mutazione genetica che ci fa apparire oggi il campione quasi inarrivabile, pro- tetto dalle barriere dei procurato- ri e degli uffici marketing. Altri tempi, certo. "Oggi – ci dice Pastorin – sono le società che decidono chi sono i calciatori che di volta in volta devono par- lare e in molti casi anche cosa devono dire. Inoltre i campioni odierni, che arrivano a guadagna- re cifre da capogiro, sono condi- zionati soprattutto dalle esigenze dello sponsor". Pastorin racconta che in que- gli anni l'unico filtro presente era rappresentato dalla segreteria del telefono fisso di casa. "E Scirea rispondeva a tutti: richiamava, sia che si trattasse dell'inviato del New York Times sia del ragazzo alle prime armi che scri- veva per il bollettino della par- rocchia. E soprattutto non si dimenticava mai di ringraziare, anche se la chiamata proveniva da qualcuno che voleva conosce- re l'opinione del campione su una sfida non memorabile come quella tra Catanzaro e Sambenedettese". "Gaetano ha incarnato per me la figura dell'Angelo calciatore" – afferma ancora l'autore. Il libro è soprattutto una lunga e accorata lettera all'amico che non c'è più. "Posso dire che in un certo senso siamo cresciuti insieme, io come giovane cronista sportivo al seguito della Juventus, lui come calciatore. È stato quel calciatore che ha saputo essere un campio- ne nel senso più profondo del termine: mai espulso, una sola ammonizione, giocava a testa alta e sapeva fare tutto, come viene spiegato nel capitolo "Tacco, 1982", in cui c'è il rac- conto della rete di Marco Tardelli del 2-0 nella finale mon- diale contro la Germania che suggellò il trionfo degli Azzurri. Di quell'azione oggi ricordia- mo soprattutto l'urlo liberatorio di Tardelli ma pochi hanno sotto- lineato il colpo di tacco smarcan- te di Scirea al limite dell'area avversaria che permise la conclu- Manifesto, Diario della settima- na, Amica, collabora con La Stampa, Liberazione, l'Unità, Il Messaggero, Il Gazzettino di Venezia, Huffington Post e numerosi settimanali e mensili. A La7 ha condotto, tra gli altri programmi, "Il gol sopra Berlino", che ha seguito i Mondiali di Calcio 2006 in Germania, e "Le partite non fini- scono mai", che segue il Campionato italiano 2006/07. Dal febbraio del 2009 ha ricoper- to il ruolo di direttore responsa- bile dell'emittente piemontese Quartarete con l'obiettivo di compiere un'operazione di resty- ling dell'intero canale, curando in modo particolare le trasmis- sioni di approfondimento, i tele- giornali, e dando ampio spazio alle notizie della Juventus e del Torino, con apposite rubriche dedicate. Oltre al libro dedicato a Gaetano Scirea ha scritto – tra gli altri – L'ultima parata di Moacyr Barbosa (Mondadori), Ode per Mané (Limina), Storie e miti dei mondiali con Gianni Minà (Cosimo Panini Editore), I por- tieri del sogno (Einaudi), Lettera a un giovane calciatore (Chiarelettere) e Storia d'Italia ai tempi del pallone. Dal grande Torino a Cristiano Ronaldo (CasaSirio ed.). sione a rete della mezz'ala azzur- ra: un gesto tecnico rivelatore di una classe sopraffina e degno di un calciatore universale in grado di interpretare nel migliore dei modi qualsiasi ruolo. E a proposito di quella finale di Madrid non si può non men- zionare un episodio che ci per- mette di capire chi era davvero Scirea: dopo la partita, mentre tutti i compagni si precipitarono in discoteca a festeggiare, nel- l'albergo degli azzurri rimasero solo Scirea e Zoff, che se ne stet- tero in camera tutta la notte a parlare delle rispettive famiglie e dei problemi di tutti i giorni, come se quella fosse stata una giornata uguale a tutte le altre. Sono pagine dense di nostal- gia, ma è una nostalgia che non è un semplice voltarsi indietro: "Sono davvero felice di aver conosciuto una persona così, un vero emblema del calcio pulito. Oggi mi piace ricordarlo anche ai più giovani affinché compren- dano come sia possibile diventa- re campioni attraverso l'elegan- za, attraverso la classe e la purezza. Oggi bisognerebbe ripensare il calcio ripartendo proprio da uomini come Gaetano Scirea. Immagino l'allenatore che arriva al campo e prima ancora di ini- ziare dice: "Fermatevi tutti, ades- so vi racconto chi era Gaetano Scirea. E magari con i genitori dietro. E quindi a chiedere: dopo che sapete chi era, avete ancora voglia di continuare? E ai genito- ri: avete capito cosa dev'essere il calcio anche ad alto livello?" Ma non solo, ci sarebbe tanto lavoro da fare anche con le scuo- le, partendo proprio da modelli positivi come lui. "Per questo sono davvero felice di poter par- lare a scuola e per di più insieme a un'altra icona di stile e di spor- tività come Gianfranco Zola, verso cui ho sempre nutrito una grande ammirazione. Anche per- ché, forse per via delle mie origi- ni brasiliane, ho sempre avuto una certa predilezione per i cal- ciatori ricchi di estro e di fantasia come lui". Il lavoro nelle scuole non può prescindere dalla valorizzazione della letteratura sportiva: "Certo, e lo si deve fare partendo magari proprio dalle storie dei giocatori che hanno illustrato di più da un punto di vista poetico e in manie- ra positiva il calcio. Quando incontro i ragazzi noto con pia- cere che rimangono sempre molto coinvolti quando parlo di storie di calcio. Faccio sempre l'esempio di Garrincha: è un gio- catore che non conoscono eppure chiedono, vogliono sapere, e così si avvicinano anche alla lettera- tura sportiva. Questo per me è fondamentale. È quello che vor- rei fare sempre: raccontare delle storie, che catturano ed emozio- nano grandi e piccoli. E attraver- so queste storie arrivare a far scoprire che il calcio, come dice- va Jean-Paul Sartre è davvero una metafora della vita". Prima di finire l'intervista Darwin Pastorin non può fare a meno di ricordare il motivo del suo forte legame per la Sardegna, nato soprattutto per via dell'ami- cizia con Gigi Riva, con cui ha condiviso negli anni Novanta lunghi giorni in giro per il mondo, soprattutto quando era l'ambasciatore della nostra nazionale: "Mio figlio Santiago è diventato un grande tifoso del Cagliari soprattutto per lui: per- ché i nonni materni, Pietro e Grazia, di Tiana e di Teti, lo hanno cullato raccontandogli di quell'eroe in pantaloncini corti e maglietta di flanella, dal sinistro come una fionda, dalle reti impossibili". Nato a San Paolo del Brasile, Darwin Pastorin è figlio di emi- granti veronesi. Ha lavorato due anni al Guerin Sportivo e per vent'anni a Tuttosport, è stato direttore della redazione sportiva di Tele+, successivamente di Stream TV e nel settore Sport di Sky Italia. Editorialista de il Gaetano Scirea in azione con la maglia della Juventus a metà degli anni 1980. Si ritirò dal calcio giocato a 35 anni dopo 377 partite di campionato e 552 totali bianconera.

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