L'Italo-Americano

italoamericano-digital-5-5-2022

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delle migrazioni dei conna- zionali come un pezzo dell'i- dentità italiana, come parte del percorso evolutivo nazio- nale sebbene abbiano coin- volto milioni di persone (e continuino a farlo) da nord a sud. Anche chi parte oggi e che torna spesso vincitore in patria, resta un cervello in f u g a ( s o t t o l i n e a n d o n e l a condizione di emigrante) o un patrimonio da attrarre e c o n v i n c e r e a t o r n a r e p e r sfruttarlo, non per ammirar- lo come un capitale di italia- nità, come un modello vir- tuoso da celebrare a prescin- dere dal luogo in cui è sboc- ciato e fiorito. NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ GIOVEDÌ 5 MAGGIO 2022 www.italoamericano.org 3 L'Italo-Americano IN ITALIANO | R odolfo Valenti- n o è s i c u r a - mente un caso a t i p i c o . R a p - presenta il suc- cesso massimo, quella chan- ce di conquista della vetta c h e a l t r o v e è p r o i b i t a , impensabile, pura utopia. Il significato che molti emi- g r a n t i d i e d e r o , a n c h e a ragione veduta dati gli incre- dibili risultati personali e i traguardi raggiunti, dell'e- sperienza americana. Milioni d i p a e s a n i p a r t i r o n o c o n nulla in tasca e nulla alle spalle ma al di là dell'oceano trovarono una fortuna inim- maginabile, anche una sola generazione prima, pur se a costo di duro lavoro. Nono- stante mille difficoltà ce la fecero e i loro racconti, alle orecchie di chi era rimasto, d i c h i n o n a v e v a a v u t o i l coraggio di lasciarsi tutto dietro o la possibilità di sali- r e s u u n t r a n s a t l a n t i c o , costruirono nel passaparola collettivo il mito della "Meri- ca". Perché ovviamente fa p i ù r u m o r e i l s u c c e s s o straordinario di pochi che n o n i l r i t o r n o , d e l u s o e sconfortato, di molti che non riuscirono a sfondare e nem- meno a trovare condizioni minime per restare oltreo- ceano. Ma Rudy, quell'incredibile seduttore del neonato grande schermo che coniò per lui l'i- cona del latin lover, racconta anche del profondo legame che l'emigrante conserva con la terra delle origini, con la famiglia, con la casa paterna. Prima, dopo e durante il suc- cesso fuggì e rincasò, tornò e ripartì, lasciò e ritrovò più volte la natia Castellaneta. Si m o s s e c o m e l e o n d e d e l mare, assecondando sia la voglia e il bisogno di partire, di allargare gli orizzonti e soddisfare le aspirazioni, sia il bisogno di fare ritorno, di riannodare i fili, di confron- tarsi con quello che aveva lasciato alle spalle, di ritrova- re parenti e panorami ance- strali, di esibire i risultati ma anche di non spezzare i rap- p o r t i p a r e n t a l i . A v a n t i e indietro, come alterne furo- no la depressione e l'esalta- zione, l'ambizione e il falli- mento. Castellaneta, la sua Puglia, non seppe far tesoro del suo g i o i e l l o . T r o p p o i n d i e t r o allora, al momento del suo trionfo, troppo lontana da q u e l m o n d o i l l u s o r i o d i H o l l y w o o d , t r o p p o c o n i piedi per terra anche oggi per appropriarsi di quel mito essenzialmente americano che Rudolph incarnò e anco- ra rappresenta. Nessuno mai sarebbe svenuto per strada p e r l u i , n e s s u n a f o l l a d i donne urlanti si sarebbe mai s u i c i d a t a p e r u n a t t o r e e seducente ballerino dallo s g u a r d o m a g n e t i c o c o m e accadde nell'estate del 1926 a New York, nessuna isteria di massa poteva sconvolgere g e n t e s e m p l i c e c h e c e r t o poteva essere attratta dal suo fascino e dalla bella vita che rappresentava ma che bada- va pur sempre al pane da mettere in tavola e alla terra da coltivare sotto il sole d'a- gosto. Non sembrava gran- chè interessata a quel mito del muto in fondo troppo diverso perché troppo ameri- cano, molto parigino, molto internazionale quando non era affatto di moda essere cosmopoliti, soprattutto nel profondo Sud dei latifondi e dell'analfabetismo, troppo benestante e dal fare tanto aristocratico che poteva per- mettersi capricci e vizi, dai modi così poco popolari se è vero che il divo aveva potuto studiare e viaggiare, anziché raccogliere olive e zappare i campi. Anche oggi Castellaneta non pare ambire a rivendi- carne la paternità, nemmeno sulla scorta di trasformarlo in un attrattore turistico. Forse è passato il tempo, forse quel divo silenzioso ma a m m i c c a n t e s i è s b i a d i t o troppo nel tempo per funzio- n a r e c o m e i n v e c e a c c a d e nella mecca del cinema ame- ricano, dove tutti gli anni va in scena una commemora- z i o n e i n g r a n d e s t i l e all'Hollywood Forever, dove se si è nati e cresciuti in Italia si fatica non poco a immede- simarsi nella cerimonia se non immaginandosi compar- se improvvisate di una can- did camera che riprende ple- tore di vedove sotto velette nere che piangono e ogni anno depongono rose rosse sulla tomba di un vecchio attore, in occasione dell'an- niversario della scomparsa. Insomma, atipica è anche l'attuale incapacità italiana di riappropriarsi di quel- l'ammiccante Rudolph che entrò a passo di tango nella storia del cinema mondiale e nell'immaginario femminile, consolidando il mito dell'a- mante latino, del cavaliere senza macchia e senza paura che muore giovane, come poi tragicamente accadde davvero proprio mentre era all'apice di un successo che, per molti versi, resta insupe- rato. Analoga incapacità c'è n e l r i c o n o s c e r e l a s t o r i a R o d o l f o V a l e n t i n o , i l m i t o a m e r i c a n o dell'icona italiana giancarlo.fadin@protravelinc.com Direct: 818-783-0208

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