L'Italo-Americano

italoamericano-digital-7-27-2017

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NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ GIOVEDÌ 27 LUGLIO 2017 www.italoamericano.org 3 L a domanda è: quale rap- porto ho con le migrazio- ni? Molto probabilmente la maniera migliore di affrontare quella che per molti è "la" que- stione dei nostri giorni va posta proprio in questa chiave: come una domanda personale. Almeno per due motivi. Il primo è che chi la vive sulla propria pelle avrà sempre un parametro di riferimento, una storia parallela, che sia indivi- duale, familiare o comunitaria, con cui misurarsi e attraverso cui giudicare tutto quello che ha a che fare con l'emigrazione. Il secondo è che, al di là degli aspetti burocratici, legislativi, amministrativi che di Paese in Paese regolamentano i flussi di ingresso/uscita, il nostro atteg- giamento è condizionato dal nostro approccio al fenomeno: è un problema o un'opportunità, è una condizione transitoria o defi- nitiva, è un lutto da elaborare o una rinascita, fa parte del passato o del futuro? Sicuramente però, l'emigra- zione/immigrazione è una condi- zione identitaria. E in quanto tale, non può che essere una questione personale. Mi sentirò per tutta la vita un "americano con il trattino" o penso di essermi integrato nel Paese di adozione? Mi assimilerò completamente nel nuovo conte- sto di vita o continuerò a conser- vare quell'insieme di elementi che mi legano alla mia vita prece- dente? Torno nel mio Paese sen- tendomi ancora parte di esso o al di là dei legami affettivi e delle memorie passate, non ho più alcun tipo di rapporto con esso? Ho il doppio passaporto e conser- vo la cittadinanza italiana o lascio che man mano che passa il tempo un procedimento burocra- tico cancelli la mia anagrafica dagli elenchi degli italiani all'e- stero? Mi sento uno degli 80 milioni di oriundi italiani nel mondo o non penso affatto che la mia dimensione sia un continuo mediare tra la "vecchia" menta- lità ed eredità italiana e la "nuova" società e cultura ameri- cana? Quanto educo i miei figli e nipoti alla cultura e alla lingua italiana? Quanto mangio e com- pro italiano, cosa faccio di italia- no o italo-americano e come defi- nisco il mio modo di essere italia- no o italo-americano? E ancora, al di là delle contin- genze economiche, lavorative e familiari che possono incidere anche profondamente sulle mie scelte e sui miei desideri, che tipo di relazione ho con l'Italia, gli italiani e l'italiano come lingua? Se già trovare risposte a que- ste domande non è semplice (e sicuramente va tenuto in conside- razione il fatto che possono cam- biare, evolversi con il tempo e le situazioni), tantomeno è agevole confrontarsi con il fenomeno delle migrazioni che nel mondo coinvolge 244 milioni di persone. Quest'ultimo interessa sia la società italiana, che da essere stata per tanto tempo Paese di emigranti oggi è diventata anche terra di approdo che, quotidiana- mente, e soprattutto in estate, vive in termini emergenziali l'ar- rivo di masse di migranti (ma che in termini di popolazione stranie- ra residente non ne conta più di 6 milioni), sia quella americana. Quest'ultima, al di là delle politi- che più o meno aperte o restritti- ve, ha l'emigrazione nel Dna della sua storia e resta ancora oggi una calamita irresistibile per i migranti di tutto il mondo, tanto che gli Usa risultano essere l'a- rea dove si concentra il numero più alto di stranieri: 47 milioni. Tanto i numeri quanto l'attua- lità fanno del fenomeno migrato- rio un tema scottante, non sem- pre facile da gestire anche perchè i condizionamenti sociali, politici e mediatici sono fortissimi. Oggi, essere italo-americano è qualcosa di bello o perlomeno non è qualcosa da nascondere come lo è stato negli anni della II Guerra mondiale. Lo stigma ai tempi dei Dagoes o del boom mediatico de Il Padrino è stato in gran parte sostituito dall'etichetta alla moda del Made in Italy. E anche l'Italia ha una consi- derazione diversa dei suoi emi- grati. Oggi si parla di cervelli in fuga e si attivano programmi per agevolare il loro rientro. In altre epoche i fuoriusciti venivano per così dire abbandonati al loro destino e nei libri di storia giusto qualche paragrafo citava le loro partenze. Oggi studi statistici, saggistica, approfondimenti sui periodici e nei programmi televi- sivi raccontano con una frequen- za decisamente superiore al pas- sato cos'è stata e cos'è la migra- zione degli italiani, chi sono e cosa fanno all'estero. Iniziare a considerare questo pezzo di storia degli italiani all'e- stero un patrimonio collettivo significa avere più strumenti nella comprensione del fenome- no migratorio ma soprattutto nella sua accettazione. Ricordare che anche gli italia- ni sono stati migranti da catene migratorie e grandi numeri, ricor- dare tutto quello che si è patito all'estero nella considerazione generale e nelle pessime condi- zioni di vita e lavoro, dovrebbe rendere tutti (discorso umanitario a parte), se non accoglienti alme- no tolleranti e più capaci di com- prendere e aiutare chi arriva nel nostro Paese. L'Italo-Americano IN ITALIANO | Cosa pensiamo della nostra (personale) storia migratoria?

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