L'Italo-Americano

italoamericano-digital-8-10-2017

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NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ GIOVEDÌ 10 AGOSTO 2017 www.italoamericano.org 3 L'Italo-Americano IN ITALIANO | A ll'estero l'Italia è un'icona sedimentata. Da un punto di vista artistico è il Rinascimento, il Barocco, il Neoclassicismo. E' Leonardo da Vinci e il fascino misterioso della Gioconda, Sandro Botticelli e la sua leggiadra Primavera, Michelangelo Buonarroti e la Cappella Sistina, il David, il Mosè, la Pietà. E' la passionalità in chiaroscuro di Caravaggio, l'i- dilliaca armonia delle madonne di Raffaello, la monumetalità mae- stosa di Gian Lorenzo Bernini e Francesco Borromini. E' l'ele- gante pulizia delle forme di Antonio Canova e delle sue Tre Grazie. E' un canone estetico codificato che ogni anno attrae milioni di visitatori nei musei e nelle città d'arte di un Paese che conta il maggior numero di beni artistici, architettonici e culturali dichiarati Patrimonio dell'uma- nità dall'Unesco. Visitare (solo per fare degli esempi) Roma, Firenze, Venezia, Siena, Napoli, Pompei, Ercolano, Assisi, Padova, Ferrara, Urbino, significa viaggiare dentro un grande libro di storia dell'arte a cielo aperto. Eppure l'arte non si è fermata lì. Ha continuato ad esprimere talenti importanti nella costruzio- ne dell'estetica contemporanea. Nell'immaginario collettivo tuttavia, sia nazionale che interna- zionale, l'Italia arranca un po' a identificarsi con talenti artistici storicamente più vicini a noi. Eppure molti di loro hanno lasciato segni importanti. Maestri del secondo Novecento come Renato Guttuso, Giorgio de Chirico, Carlo Carrà, Alberto Burri, Emilio Vedova, Mario Sironi, Giorgio Morandi e Lucio Fontana punteggiano centinaia di musei e mostre, attirano frotte di visitatori ed estimatori d'arte, ma ancora non riescono a essere identificati come patrimonio cul- turale nazionale, come archetipi popolari. Detto più semplicemen- te: è difficile sentir dire che l'arte italiana è Arnaldo Pomodoro o Enrico Castellani. Eppure le aste internazionali degli ultimi anni mostrano come a farla da padrone spesso siano pro- prio i talenti di casa nostra. Non solo le cifre con cui vengono bat- tute le opere, ma anche la riso- nanza e il riscontro che hanno negli ambienti che contano, dovrebbero far riflettere. Solo per fare un esempio, Michelangelo Pistoletto, è scono- sciuto ai più ma ha stime da capo- giro. Classe 1933, è uno dei mas- simi esponenti dell'Arte Povera italiana, corrente artistica nata nel circuito torinese che si esprime in antitesi con l'arte tradizionale e i suoi canoni estetici. Contesta un linguaggio vecchio, superato, sostanzialmente incapace di par- lare alla società contemporanea. Così, recupera strumenti 'poveri' attraverso cui creare le opere: terra, legno, ferro, stracci, plasti- ca, scarti industriali, rigenerano i significati, ricreano il linguaggio. Significativa in tal senso è l'o- pera più conosciuta di Pistoletto, la Venere degli stracci, una statua che raffigura una dea dalle forme classiche o canoviane che guarda una montagna di stracci. E le chiavi di lettura possono essere molteplici. Mettendo da parte l'aspetto economico, il "mercato" dell'arte che pure potrebbe portare a un'interessante occasione di busi- ness e che invece mostra quanto poco sfruttata sia la produzione contemporanea, e soffermandosi solo sul contenuto culturale, è chiaro che manca da troppo tempo una riflessione ad ampio raggio sulla capacità dell'Italia di valorizzare il proprio patrimonio culturale. Perchè va riscoperta e apprezzata l'arte italiana contemporanea Patrimonio che non è solo legato al passato ma deve neces- sariamente collegarsi al presente se è vero che l'arte è una fonda- mentale chiave di lettura del tempo. Non è una questione di tecnica o di scuole ma di sensibi- lità, di capacità di cogliere gli umori e i sentimenti di un'epoca, di una società e di una cultura. E per chi la ammira è uno strumen- to essenziale di sviluppo dell'in- telligenza emotiva. 'La Venere degli stracci' è un'opera di Michelangelo Pistoletto del 1967

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