L'Italo-Americano

italoamericano-digital-8-24-2017

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GIOVEDÌ 24 AGOSTO 2017 www.italoamericano.org 42 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | NOTIZIE SPORTIVE CALCIO MOTORI ALTRI SPORT STEFANO CARNEVALI Q uando una 'potenza' cal- cistica si trova ad ospita- re una grande manifesta- zione sportiva, la sua rappresen- tativa parte, inevitabilmente, con il 'dovere' di vincerla. Sebbene negli ultimi anni questa tendenza si sia un po' diluita, fino agli anni '80-'90, il Paese ospitante aveva altissime probabilità di trionfare nella competizione organizzata. N el cas o di Italia '90, le as pettative erano altis s ime, anche in virtù della qualità della s quadra agli ordini del Ct A zeg lio V icini: una delle Nazionali più forti degli ultimi 30 anni. Se a ciò aggiungiamo il tra- sporto straordinario con cui l'in- tero Paese visse le settimane del Mondiale e la fortuna di avere tra le nostre fila il 'bomber rive- lazione' del torneo (Schillaci), si può capire che la vittoria manca- ta assurga - sportivamente - al livello di 'tragica epopea'. U N PA ES E I N FES TA - L'Italia che ospitò il Mondiale del 1990 visse quell'estate con un coinvolgimento pressoché totale. Eravamo un Paese vitale e tutto sommato ancora ottimista, che era stato ulteriormente esal- tato dalle realizzazioni connesse alla competizione iridata (solo in seguito i nodi vennero al pettine, rivelando corruzione e sprechi). Dal punto di vista calcistico, l'Italia era davvero una potenza di riferimento per tutto il movi- mento: il Mondiale in casa era coronamento di questa forza. Con un'abile - e, per i tempi, visionaria - campagna marke- ting, infine, Italia '90 venne pre- s entato al M ondo come un imperdibile connubio tra le eccellenza del calcio e le iconi- che meraviglie tipiche del Bel Paese. E così tutta l'Italia fu coinvolta in una festa: la pacifica invasione dei tifosi non fece che esaltare la voglia di calcio degli Italiani. Tutti parlavano di cal- cio, anche i non tifosi, persino media che non avevano nulla a che fare con lo sport. L'intero Paese visse un mese di esaltazio- ne quasi irreale: una grande festa a cui mancò solo il lieto fine (sportivo). Un'estate comunque indimenticabile. NAZIONALE FORTISSI- MA - L'Italia di Vicini è consi- derata una delle più forti degli ultimi 30 anni: completa in ogni reparto, non s olo non aveva punti deboli evidenti, ma poteva anche vantare una qualità diffusa in ogni reparto, con la fortuna addizionale di presentare un buon numero di calciatori all'a- pice della loro carriera. Amarcord Azzurro: l'epopea di Italia '90: un paese in festa per i gol di Schillaci e una nazionale fortissima Tra i pali Zenga, uno dei por- tieri più forti del mondo; il pac- chetto difensivo era composto da alcuni tra i migliori prodotti del calcio italiano: Baresi, Ferri, Maldini, Ferrara, Vierchowod, Bergomi; un centrocampo di qualità elevatissima che, con Giannini, Donadoni, Ancelotti, Berti e De Napoli aveva la capa- cità di dominare il gioco; un attacco completo, composto da giocatori fis ici e di qualità: S erena, V ialli, Carnevale, Mancini, Baggio e, soprattutto, Schillaci. LE NOTTI MAGICHE DI TOTÒ - In quasi ogni Coppa del Mondo c'è un attaccante che vive un mese straordinario e che, senza essere molto quotato in partenza, diventa protagonista del torneo. Solitamente, questi exploit riguardano calciatori di squadre non candidate alla vitto- ria finale (si pensi a Salenko ad Usa '94 o a Hernandez e Suker di Francia '98). Ad Italia '90, però, l'eroe a sorpresa fu un attaccante dei padroni di casa: Totò Schillaci. L'attaccante della Juventus, un 'rapinatore d'area', senza posse- dere grande tecnica o prestanza fisica, visse il mese più incredi- bile della propria carriera: partito come riserva di Carnevale, segnò dopo 4' dal suo primo ingresso in campo (decidendo la gara d'e- sordio contro l'Austria) e, esclu- dendo il match contro gli Usa, fu titolare in tutte le successive par- tite del M ondiale e s egnò in ognuna di esse. I suoi occhi spiri- tati sono incisi nella memoria di ogni tifoso italiano. PER C OR S O (QU A S I ) N ETTO - La N azionale di Vicini giocava un bel calcio, ma non era molto concreta, almeno finché non venne lanciato Schillaci. Di certo, il grande entusiasmo dell'intero Paese, si traduceva anche in una certa pressione sulla squadra. L'esordio con l'Austria rivelò questa situazio- ne: il dominio azzurro produsse solo un palo di Ancelotti e qual- che parata di Lindenberger. Schillaci entrò a un quarto d'ora dalla fine e, dopo quattro minuti, decise il match. Le incertezze dell'Italia non scomparirono nemmeno nel suc- cessivo match contro gli Usa: nonostante il veloce vantaggio di Giannini, gli Azzurri non chiuse- ro la gara (sprecando anche un rigore con Vialli) e, nel finale, f u r o n o s a l v a t i d u e v o l t e d a Z e n g a . I l m a t c h c o n t r o l a Cecoslovacchia, decisivo per il primato nel Girone, fu deciso da Schillaci (ora titolare) e da una perla di Baggio. L'Italia, così, poté rimanere a Roma e, negli Ottavi, eliminò con sicurezza l'Uruguay (2-0, reti di Schillaci e Giannini). Dinamica simile nei Quarti di Finale: contro la sor- prendente Eire: 1-0 con il solito Schillaci (che colpì anche una traversa). Per una bizzarra formulazione del calendario, a questo punto l'Italia fu costretta a trasferirsi a Napoli, per sfidare l'Argentina. I Campioni del Mondo in carica, fin qui, avevano disputato un torneo sotto tono: sconfitti all'e- sordio dal Camerun, avevano vinto, tra mille polemiche arbi- trali, contro l'Unione Sovietica e p a r e g g i a t o c o n l a R o m a n i a . N e g l i o t t a v i a v e v a n o a v u t o ragione - più per fortuna, che con merito - del Brasile e nei quarti la storia si era ripetuta contro la Jugoslavia (piegata ai rigori). Più che Maradona, l'eroe della Nazionale sudamericana era stato Goycoechea, il portiere di riserva che, visto l'infortunio di Pumpido, era diventato titola- re e aveva cominciato a parare tutto. Maradona aveva preparato m o l t o b e n e l a p a r t i t a c o n t r o l'Italia dal punto di vista della comunicazione, facendo leva s u l l ' a f f e t t o c h e i t i f o s i d e l Napoli avevano per il capitano del loro club che, a suo dire, doveva essere maggiore rispetto a quello per uno Stato che troppo spesso li dimenticava. V i c i n i a m m e t t e r à d i a v e r immediatamente sentito la diffe- renza ambientale, nel passaggio da Roma a Torino: i Napoletani tifarono Italia durante la partita, ma nella città partenopea manca- rono la frenesia e l'esaltazione i n c r e d u l a d e l l a c a p i t a l e . I l match, tutt'altro che spettacola- re, vide gli Azzurri in vantaggio (grazie a Schillaci) fino al 68', quando una maldestra uscita di Zenga consentì a Caniggia di pareggiare. Si arrivò così ai rigo- ri, dove Goycoechea risultò deci- sivo. Con un solo gol subito, quin- di, l'avventura azzurra si inter- ruppe (l'Italia arrivò poi terza, superando 2-1 l'Inghilterra nella 'finalina' di Bari). UN'ESTATE COMUNQUE I N D I M E N T I C A B I L E - L'estate del 1990 non conobbe, quindi, il lieto fine sportivo, ma fu comunque un'esperienza indi- menticabile per tutto il Paese che visse un mese surreale, di com- pattezza ed entusiasmo presso- ché irripetibili. L'eliminazione patita in semi- finale fece tornare gli Italiani coi piedi per terra ma, anche se non ci fu la vittoria finale, Italia '90 resta ricordo straordinario per chiunque lo abbia vissuto. Totò Schillaci, con la maglia dell'Italia, esulta dopo una delle sue 6 reti al campionato del mondo 1990

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