L'Italo-Americano

italoamericano-digital-9-7-2017

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NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ GIOVEDÌ 7 SETTEMBRE 2017 www.italoamericano.org 3 L'Italo-Americano IN ITALIANO | P er qualità, innovazione, artigianalità, classe e gran- di firme divenute prestigio- si e ambiti status symbol mondia- li, la moda non è solo un prodotto top del Made in Italy.  E'innanzitutto storia.  Storia di un percorso persona- le, come il cammino umano e professionale che c'è dietro alla carriera di uno stilista che può far sfilare i propri capi addosso a top model solo dopo sacrifici impren- ditoriali e genialità produttiva, grazie a istinto e capacità di fiuta- re il "mood" di un'epoca e una società sapendola poi tradurre in un abito, sintetizzare nella scelta di un tessuto o reinventare in accessori che fanno tendenza. Ma anche storia produttiva di un territorio. Perchè in Italia non ci sono solo artisti della moda che s'inventano collezioni disegnan- dole sulla carta. C'è una cono- scenza profonda delle fibre e dei tessuti, una competenza sartoriale di alto livello, una raffinatissima manualità affidata a confeziona- trici, modiste, ricamatrici che tra- ducono l'idea in produzione. C'è cioè una sapienza diffusa, capillare che appartiene anche all'operaio della moda, non solo al creativo, al designer. E' forse questa competenza multilivello che alla fine fa la dif- ferenza a livello internazionale. Prendiamo la storia del mar- chio Missoni. Una maison che del filato e della sua rielaborazione ha fatto il suo segno distintivo. Basta nominarla e vengono immediata- mente alla mente milioni di sedu- centi soluzioni a righe, a zigzag, a scacchiere colorate, con filati fiammati, patchwork geometrici e onde ipnotiche. Una casa di moda che sperimentando lavorazioni e accostamenti di colore mai visti prima, ha creato uno stile inconfondibile, che rompendo gli schemi tradizionali nell'uso della maglia ha inventato una nuova interpretazione grafica dell'abbi- gliamento Ma tutto non è partito da zero. Le collezioni (la prima è del 1958), le sfilate che cominciano nel 1966, hanno alle spalle non solo il gusto, l'estro, l'originalità di Ottavio Missoni e Rosita Jelmini ma anche una cultura che viene da una famiglia, quella di Rosita, di imprenditori tessili spe- cializzati fin dalla fine degli anni Venti nella produzione di tessuti, vestaglie e scialli ricamati. La piccola produzione artigia- nale avviata nel secondo dopo- guerra dai Missoni, che nel tempo diventerà un'eccellenza della moda e del design italiano nel mondo, e il piccolo laboratorio di partenza dei coniugi "maestri del colore" aperto nella provincia lombarda di Varese, ha dietro un tessuto produttivo che del filato, della tecnica di lavorazione, del- l'arte della maglieria, non solo conosce ma ne ha vissuto la sto- ria.  Perchè fin dalla seconda metà dell'Ottocento l'industria della maglieria grazie all'introduzione del telaio circolare, e poi dell'im- magliatrice, era ampiamente dif- fusa tra Piemonte, Liguria e soprattutto Lombardia. dove prima della II Guerra Mondiale si concentrava oltre la metà dei 400 maglifici operanti in Italia che davano lavoro alla metà dei 20mila operai addetti al comparto di tutt'Italia. Settore che poi visse un vero e proprio boom: quelli tra il 1955 e il 1965 furono per l'Italia anni di straordinario sviluppo economico che vide il tessile-abbigliamento giocare un ruolo fondamentale nel lanciare in meno di un decen- nio l'Italia tra i Paesi più indu- strializzati. Quando i coniugi Missoni aprirono la loro azienda nel 1953 in un capannone in affitto, cominciarono con 4 operaie che arrivavano ogni mattina con un'ora e mezzo di treno e che Ottavio andava a prendere.  Questo per dire che, sulla cul- tura del territorio e sull'onda di una stagione economica fortuna- ta, c'è però molto di questa cop- pia della moda che si conobbe alle Olimpiadi di Londra del 1948: lei era sugli spalti, lui arrivò sesto nella finale dei 400 ostacoli e corse come secondo frazionista nelle batterie della staffetta 4×400 metri (gareggian- do dal 1935 conquistò otto titoli nazionali nei 400 metri piani e nei 400 ostacoli). Dietro al suc- cesso del marchio italiano che già da 20 anni è gestito dalla figlia Angela, c'è molto del loro impe- La storia dietro ai grandi marchi della moda italiana gno personale, del sacrificio quo- tidiano, della dedizione e della passione. Molto lavoro e tanta fatica che oggi, viceversa, si fatica a trovare nelle vistose ma ricchissime fashion blogger che sembrano dominare il mondo della moda senza alcuna preparazione speci- fica a parte l'abilità di saper pre- stare al miglior offerente la pro- pria immagine e il proprio profilo social. Seguite su Instagram da milio- ni di follower, dettano tendenze e stili pubblicizzando, con più o meno gusto, oggetti, abiti e acces- sori di qualsiasi marchio. L'importante è far twittare di sè. Che cosa hanno da spartire, insegnare, tramandare rispetto a Ottavio e Rosita, Cavalieri del Lavoro della Repubblica italiana, che portarono la moda a Milano quando si andava solo a Firenze per il prêt à porter e solo a Roma per l'alta moda e che nel 1971 fecero scrivere al New York Times "Se Chanel fosse viva e lavorasse in Italia, farebbe esatta- mente quello che stanno facendo i Missoni"?

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