L'Italo-Americano

italoamericano-digital-2-8-2018

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NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ GIOVEDÌ 8 FEBBRAIO 2018 www.italoamericano.org 3 L'Italo-Americano IN ITALIANO | O ggi c'è Monica Bel- lucci, semplice e sofisticata, elegante e glamour, a incan- tare Los Angeles, a portare il mito della donna italia- na, sensuale e affascinante, sul red carpet. Ma una delle prime dive del cinema nazionale a con- quistare Hollywood è stata l'attri- ce toscana Elsa Martinelli.  Il set è il film western "Il cac- ciatore di indiani" per la regia di De Toth. La sceglie personalmen- te Kirk Douglas, dopo aver visto la sua foto su Life. E' charmant, affascina con il suo portamento: non è un caso che abbia comin- ciato nel mondo della moda come indossatrice e fotomodella, sco- perta dallo stilista Roberto Capucci, grazie a un fisique du role insolito per l'epoca. Alta, magra e slanciata quando ancora le italiane non erano così e soprattutto essere così non era di moda.  La conoscono rapidamente in tutto il mondo come icona di ele- ganza e stile. Ma piace anche alla critica cinematografica. A soli 21 anni vince l'Orso d'Argento come migliore attrice al Festival di Ber- lino per l'interpretazione in "Donatella" di Mario Monicelli. Poi lavora con i grandi da Orson Welles a Mario Monicelli, da Roger Vadim a Dino Risi, a Mauro Bolognini, Elio Petri (con Marcello Mastroianni) e Alberto Lattuada. A Hollywood recita al fianco di John Wayne in "Hata- ri!" (1962), di Anthony Perkins ne "Il processo" (1962), Charlton Heston in "Pranzo di Pasqua" (1962), Robert Mitchum in "Il grande safari" (1963), Elizabeth Taylor e Richard Burton in "International Hotel" (1963).  Una carrellata lunga una set- tantina di film dal '54 al '99 anche se il grosso si concentra nei vent'anni della giovinezza tra gli anni '50 e '60. Gli anni '70 furono invece caratterizzati dall'impegno televisivo e la videro salire sul palcoscenico più prestigioso d'I- talia: il Festival di Sanremo. Era quella sua naturale aura di classe e sobrietà che seduceva, che la fece emergere e che la accompagnò nel jet-set interna- zionale, e nelle successive carrie- re da cantante, giornalista e pre- senza televisiva.  Appena prima di lei, il cinema si era lasciato incantare dalla milanese Alida Valli. Anche lei lavorò con i più grandi, da una parte e dall'altra dell'oceano: Orson Welles, Luchino Visconti, Hitchcock, Mario Soldati, Dario Argento, Zurlini, Antonioni. Con lei i divi maschili come Gregory Peck, Alain Delon, Frank Sinatra. Nella West Coast il produttore Selznick la volle a tutti i costi per trasformarla nella Ingrid Bergman italiana. Ma il richiamo di Hol- lywood non durò più di due anni. Preferì pagare una penale pur di tornarsene in Europa. Scelta analoga dalla bellezza perfetta di Virna Lisi: tornò in Ita- lia perché, raccontava l'attrice, "a me fare la diva non piace; mi piacciono le cose vere, non il mondo falso". Rescisse il contrat- to in esclusiva con la Paramount dopo appena tre anni dei sette in cui Hollywood voleva trasformar- la nella nuova Marilyn. E poteva riuscirci facilmente. Il suo primo film hollywoodiano è "Come uccidere vostra moglie" del 1965, con Jack Lemmon, con la famosa scena in cui esce in bikini, mera- vigliosa e incantatrice, da una torta. Ma essere bionda, sexy e svampita non le interessava. Fu persino capace di rifiutare la parte della Bond-girl nel film "007, dalla Russia con amore" (1963) al fianco di Sean Connery. In seguito dirà rivelando la sua spic- cata autenticità: "Mi sa che ho fatto proprio una sciocchezza, ma non mi andava. E io sono istinti- va, decido sull'onda". Il suo credo è un altro: "Mai stata diva, sono una donna come tutte le altre". Rifiutò le proposte hollywoo- diane anche la Rita Hayworth d'Italia, Silvana Mangano, che recitò in Riso Amaro, film mani- festo del Neorealismo, dopo esse- re stata scartata al primo provino perchè si era presentata, a detta del regista "con i capelli cotonati, molto truccata e vestita in manie- ra vistosa". Però diva lo era. Non a caso entrò in competizione con altre due maggiorate che in que- gli anni spopolavano: l'amica Gina Lollobrigida e la rivale Sophia Loren. La Lollo, la "Ber- sagliera", era diva fuori ma soprattutto dentro. Lo è anche oggi, con la sua stella numero 2.628 sulla Walk of fame di Hol- lywood. "Sono stata viziata dal- l'America, fin dal primo momen- to che ci sono stata per il mio primo film con la Mgm insieme a Sinatra. Mi trattò come una regi- na. Non dimenticherò mai l'amo- Brava, bella e soprattutto 'Diva' italiana re di Hollywood".  Icona di stile, dopo il suo film d'esordio americano, "Il tesoro dell'Africa" di John Huston (1954), e la copertina del Time nel 1955, arrivò una straordinaria filmografia da oltre 60 titoli con i più grandi del cinema internazio- nale. La risposta italiana a Eliza- beth Taylor, il prossimo 4 luglio spegnerà 91 candeline ma lei, come Sophia Loren, vantava quel fascino italiano, prorompente e vitale, con cui i loro film sono entrati nella storia del cinema.  Anche la Loren, quando arriva a Hollywood, è già una star acclamata. Giovane, bellissima e spavalda, recita di fianco di attori del calibro di Frank Sinatra e Cary Grant. Poi arriveranno due Oscar, 5 Golden Globe, un Leone d'Oro, una Coppa Volpi, un pre- mio a Cannes, un Orso d'Oro a Berlino, 7 David di Donatello e 3 Nastri d'Argento. Ma lei non è solo una Diva. Come la Monroe e Anna Magnani, a cui l'Academy ha dato il primo Oscar italiano, stregata da una strepitosa attrice sempre intensamente protagoni- sta, è diventata un simbolo del cinema italiano, una delle poche vere Divine del grande schermo.

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