L'Italo-Americano

italoamericano-digital-3-8-2018

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NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ GIOVEDÌ 8 MARZO 2018 www.italoamericano.org 3 L'Italo-Americano IN ITALIANO | I n principio fu il cinema muto. Fu l'assenza stessa del sonoro la miglior cele- brazione della parola, del suono e della musica sul grande schermo, non appena arri- varono. Il pianoforte in sala o le orchestrine al buio che interpreta- vano le emozioni, accompagnan- do le prime proiezioni, iniziarono a educare l'udito, a far capire quanto affidiamo dei nostri senti- menti, dei pensieri, della nostra capacità di comprensione, al rumore, alle voci, al ritmo, all'in- tensità sonora. Quando "The Jazz singer/Il cantante di jazz" del 1927 diretto da Alan Crosland segnò un deci- sivo salto di qualità nel linguag- gio cinematografico perchè sco- priva tutte le nuove possibilità espressive con il cinema sonoro, non successe solo che non si poteva più fare a meno di dialo- ghi, rumori di scena, sottofondi e di canzoni. Il leit motive prima e la colon- na sonora poi, diventarono un tratto distintivo dei film. Temi riconoscibili che rassicurano lo spettatore ma anche musiche che accompagnano, anticipano, inter- pretano, sottolineano, commenta- no la storia che si svolge sullo schermo. Acquistarono così tanta impor- tanza che a un certo punto i regi- sti si resero conto di avere in mano uno strumento espressivo potentissimo. Perchè nella storia del cinema, raramente la musica ha avuto soltanto la funzione di "commento musicale" senza esse- re parte determinante nella costru- zione dell'atmosfera, del ritmo o del montaggio filmico. Per molti registi, da Alfred Hitchcock a Stanley Kubrick, da Luchino Visconti a Sergio Leone, la musica diventa estremamente determinante per la strutturazione del linguaggio del film, funzio- nando da presagio per ciò che sta per avvenire, da rinforzo alle emozioni o da contrasto alle immagini. Il sorprendente effetto di potenziamento delle suggestio- ni trasmesse dalla pellicola è tale che in alcuni casi la musica è la prima cosa che viene in mente, anticipando persino il ricordo di qualsiasi scena o di un attore, quando si cita il titolo di un film. Tutto questo per dire che il valore aggiunto di una colonna sonora non sta solo nell'essere sintesi, unione perfetta di suono e immagine, di essere una melodia capace di trasmettere movimento e profondità spaziale, sentimenti e sensazioni, ma nel riuscire a per- meare la memoria collettiva. Riuscire a trasmettere un'emo- zione con le sette note, a creare musica cinematografica è una dote eccezionale tanto quanto uscire dal cinema ed entrare nella testa della gente. Stanley Kubrick sosteneva che il film è un'intensa esperienza soggettiva che rag- giunge lo spettatore a un livello di coscienza più profondo, proprio come soltanto la musica sa fare. Si pensi alla straordinaria cop- pia che Fellini formava con Nino Rota e alla meraviglia di capola- vori musicali e cinematografici come La strada. A Sergio Leone che ha trovato nella colonna sonora la migliore espressione dei suoi Spaghetti Western. A Morri- cone che, nel corso di 40 anni di carriera durante i quali ha compo- sto più di 400 opere, con il suo tema originale ha reso, per fare un esempio importante, straordi- nariamente unico The Mission (quella sua meravigliosa compo- sizione sì era musica da Oscar!). Datata 1986 sembra essere stata scritta oggi o forse non importa proprio la data quanto il fatto che sia stata composta: è una musica senza tempo, di una bellezza vir- ginea come l'incontro tra civiltà e umanità che descrive, come la prepotenza della natura che inter- preta, come la capacità di sintesi emotiva che la musica riesce a creare. Andrebbe ricordato in propo- sito anche il compositore, diretto- re d'orchestra, multi strumentali- sta e arrangiatore (per la serie professionalità d'altissimo livel- lo) Alessandro Alessandroni: il suo celebre fischio ha reso immortale 'Per un pugno di dolla- ri' e il tema firmato, ancora una volta, Morricone. Quella del "commento musi- cale" è un'arte che gli italiani hanno saputo interpretare a livelli altissimi e affonda le sue radici direttamente nella tradizione secolare della musica da opera, Melodia italiana, straordinaria colonna sonora non solo al cinema poi tradottasi nell'operetta e nel varietà, di cui furono protagonisti straordinari personaggi come Armando Trovajoli o Luis Baca- lov, arrivato a un passo dall'O- scar con la colonna sonora de Il Postino di Michael Radford e Massimo Troisi. Musicisti che tra gli anni '50 e '60, insieme ai grandi "musical scorers" Rota e Morricone, hanno costruito la leggenda della musica italiana di quel periodo, che non a caso continua a rappresentare l'o- rigine e il termine di paragone più alto anche per i musicisti di oggi. Tanto che, nel tempo del rap, dello strappo, del ritmo veloce e spezzato, c'è chi continua a cam- pionare e utilizzare quello che un tempo si chiamava "motivetto orecchiabile". Quello che giusto 60 anni fa un allora quasi scono- sciuto Domenico Modugno, uti- lizzò per sbancare prima il Festi- val di Sanremo e poi l'America con il suo "Volare". Non è un caso, insomma, che nel 1999, proprio grazie alla melodia, l'Italia musicale torni a vincere l'Oscar con Nicola Piova- ni per La Vita è bella.

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