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www.italoamericano.org 15 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 12 LUGLIO 2018 S e i muri del Caffè Flo- rian di Venezia potes- sero parlare, avrebbero tante storie da raccon- tare! Qui Casanova corteggiava le sue conquiste. Ai suoi tavolini i giganti della lette- ratura come Lord Byron, Carlo Goldoni ed Ernest Hemingway cenavano con i migliori vini e i caffè esotici. E i suoi stravaganti saloni rispecchiavano tristemente la caduta della Repubblica di Venezia, funzionando da punto di raccolta per gli orgogliosi Vene- ziani mentre gli Austriaci prende- vano il sopravvento nell'Ottocen- to. Fermiamoci a prendere un espresso. Fin dal primo giorno in cui ha aperto le porte nel 1720, il Caffè Florian è stato speciale. Non solo l'arrivo del caffè, e la sua diffusione, l'Europa inestrica- bilmente intrecciata con la città, ma fu Piazza San Marco ad ospi- tare le prime caffetterie d'Europa, a partire da Florian. Le origini del caffè risalgono al 10° secolo quando il suo uso è stato documentato per la prima volta. La leggenda narra che Kaldi, un pastore abissino, è stato il primo a scoprire le proprietà sti- molanti del caffè intorno all'850 d.C., quando notò che il suo greg- ge saltellava e belava rumorosa- mente dopo aver masticato le bac- che rosso vivo della pianta di Arabica. Provandole lui stesso, notò un effetto rinvigorente così si riempì le tasche e corse verso un vicino monastero sul Lago Tana, sul Nilo Blu. I monaci dichiararono che il frutto era opera del Diavolo (ricordati di questo, ci tornere- mo!) e lo gettarono sul fuoco disgustati. Ma non passò molto tempo prima che il monastero si riempisse del delizioso aroma della torrefazione del caffè, così caratteristica dei tavoli odierni della prima colazione, e che i chicchi fossero rapidamente recu- perati. Avanti velocemente di 700 anni fino al 1585 e abbiamo il primo riferimento scritto al caffè in Europa. Dove altro potremmo essere se non Venezia? Gianfran- cesco Morosini, ambasciatore di Costantinopoli, stava scrivendo al Senato veneziano di una bevanda stimolante - il "vino d'Arabia" – diffusa in Egitto e Medio Oriente. Gli esploratori europei nell'A- frica settentrionale avevano visto le infusioni di caffè utilizzate per le loro proprietà medicinali già nel 1300. E ovunque andavano gli esploratori, sicuro i mercanti erano immediatamente pronti a portare i primi sacchi di caffè a Venezia. All'inizio il caffè era solo per i ricchi, con i nobili che pagavano regalmente per il nuovo eccitante stimolante. Ma c'era un'altra ragione per cui il caffè veniva tenuto lontano dalle masse. Molti vedevano questa bevanda orienta- le, apparentemente islamica, pec- caminosa e anticristiana. Ancora una volta il caffè fu soprannomi- nato la bevanda del Diavolo - 800 anni dopo essere stato condanna- to in Etiopia - ma fortunatamente papa Clemente VIII ne era un fan, apprezzandone il gusto e l'aroma e annunciando che sarebbe stato da non-cristiani bandire un'infu- sione così piacevole. Con il papa d'accordo, le caf- fetterie iniziarono a spuntare, con la prima apertura in Piazza San Marco nel 1683. Da lì in poi l'i- narrestabile fenomeno del caffè si è solo diffuso. Il caffè offriva un'esperienza nuova e sofisticata. I clienti ci andavano per la compagnia, la conversazione e una tazzina e i caffè diventarono rapidamente un luogo di incontro, attirando espo- nenti dell'alta società, intellettua- li, artisti, scrittori e artisti oltre alla gente comune. Caffè Florian aprì le porte verso questo scenario inebriante il 29 dicembre 1720. Il proprietario, Floriano Francesconi, lo chiamò Alla Venezia Trionfante ma tutti lo conoscevano solo come Flo- rian. Il nome si fissò e Floriano accolse una scintillante clientela fin dagli inizi. Uno dei primi fre- quentatori fu lo scrittore in erba Carlo Goldoni, che presto diven- ne il più famoso drammaturgo italiano del XVIII secolo. È noto che Goldoni facesse visita regolarmente ai clienti del caffè Florian alla ricerca di ispira- zione per le sue opere. Egli men- ziona spesso la dipendenza dei veneziani dal caffè e nelle sue memorie spiega che ha introdotto il personaggio del giocatore d'az- zardo nella sua commedia "La Bottega del Caffè" per illustrare la vera cultura della caffetteria vene- ziana. Il caffè era diventato l'epi- centro della vita sociale e Caffè Florian era indiscutibilmente La Bottega. Un altro illustre personaggio fu Giacomo Girolamo Casanova; astrologo, musicista, spia e don- giovanni. La stella di Casanova orbitava naturalmente attorno a casinò, conventi e caffetterie; ovunque ci fosse buona società, buona conversazione e donne. E per sua fortuna Florian fu il primo caffè a accettare donne quindi non sorprende che, al suo ritorno a Venezia nei primi anni del 1750, il primo posto dove andò, come confermano le sue stesse memo- rie, fu a Piazza San Marco per un caffè nella sua vecchia terra di caccia. Riprese rapidamente il suo stile di vita amoroso, destando l'attenzione delle autorità, che ancora una volta lo costrinsero a lasciare la città, Florian e le sue signore, fino a quando le cose non si calmarono! Il nipote di Floriano, Valenti- no, subentrò nel 1773, incontrò difficoltà quando le autorità deci- sero di bandire le donne dai caffè dove si giocavano i giochi di carte. Un duro colpo per gli affari tanto che Valentino chiese e ottenne una deroga, assicurando il continuo pulsare di Florian, inclu- so, ancora una volta, Casanova, appena tornato dall'esilio. Il prossimo nome di nota è stato il poeta e viaggiatore Johann Goethe. Dopo aver passato 2 anni in giro per l'Italia, Goethe rag- giunse la laguna e il Caffè Florian nel 1786 scrivendo "Venezia non può essere paragonata che a se stessa". Il poeta locale Antonio Lamberti andò oltre nella sua descrizione del 1802, raccontando come Florian fosse una casa di "gente di tutti classi, età e condi- zioni sociali". Nei successivi decenni lo scrittore francese Stendhal, i poeti romantici Lord Byron, Percy Shelly e Thomas Moore andarono a immergersi nell'atmosfera e nel caffè. E l'autore Alexandre Dumas ha scritto che Florian era come "la borsa, un foyer del teatro, una sala di lettura, un club e uno scrittoio" tutti riuniti in una cosa sola. Nel giro di quattro anni, tutta- via, Florian divenne abbastanza diverso. Gli Austriaci stavano circon- dando Venezia e nel 1848 final- mente la conquistarono. I Vene- ziani erano giustamente furiosi, e si riunivano al Caffè Florian per progettare la loro rivolta. Anche i Veneziani a favore degli Austriaci si riunivano in un caffè, ma scel- sero Caffè Quadri, sul lato oppo- sto di Piazza San Marco, dove gli Caffé Florian: se i muri potessero parlare, che storie racconterebbero! Austriaci avevano localizzato il loro quartier generale. I conqui- statori tentarono di chiudere Flo- rian per sedare la rivolta, ma era troppo tardi e il 17 marzo iniziò la lotta per riconquistare la città, con Florian che fungeva da ospedale da campo per i feriti in conflitto. Quel giorno Caffè Florian guadagnò davvero il suo posto nella storia veneziana e la gente del posto la sente ancora come propria. Per quanto riguarda i giganti letterari, musicali e artisti- ci che hanno varcato la soglia, abbiamo appena scalfito la super- ficie. Non abbiamo nemmeno toccato il compositore Wagner che ha finito qui Tristano e Isotta prima di morire in città. O il poeta D'Annunzio che scriveva qui quando non era nella sua casa da sogno sul Lago di Garda. O anche Stravinsky e Marcel Proust che erano normali visitatori. Infatti, dalla sua apertura nel 1720, Caffè Florian ha visto 300 anni di storia svolgersi sia all'in- terno che all'esterno. La prossima volta che lo visi- terete, forse vedrete uno scrittore in erba che affina la sceneggiatu- ra per la sua ultima opera teatrale o un artista dilettante che abbozza la cultura del caffè mentre l'or- chestra suona e i camerieri in bianco corrono da un tavolino all'altro. O forse starete facendo la storia mentre sorseggiate il vostro espresso. Solo il tempo lo dirà. Il Caffé Florian, oggi come ieri, è uno dei simboli della città di Venezia SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO
