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L'Italo-Americano GIOVED����� 20��� DICEMBRE��� 2012 PAGINA��� 13 L���arte di buttarla in caciara vista dalla Germania: ���Omamamia���, una tedesca tra i luoghi comuni sull���Italia MANUEL���DE���TEFF�� Foreword: per i produttori tedeschi in agguato che cercano di capire cosa ho scritto: copiate e incollate su Google translate e rotolatevi dalle risate. �� uno spasso infinito, a volte le traduzioni sembrano escogitate da Tot�� e Peppino. Dunque. Invitato dalla produzione, ho assistito a una Premiere di ���Oma-mamia���, mi godo un���ora e mez-za di irriverentissima presa per i fondelli alla mia citt�� natale e, a proiezione terminata, sfodero ar-tigli di plastica e piazzo un rigo-re ancora non segnato. Questa la storia di Omamamia, crasi tra oma (nonna in tedesco) e Mammamia, la pi�� interna-zionale e multisignificante delle espressioni italiane. Quando il mondo sembra crollarle addosso, la bavarese oma Marguerita decide di vivere il sogno di una vita: andare a Roma in udienza privata dal Papa. Cos��, Marianne S��gebrecht, l���indimenticabile protagonista del film perla Bagdad Caf��, parte dalla Bavaria e giunge nella citt�� eterna ospitata da quella che riteneva essere una brava nipotina in trasferta (Miriam Stein) per venir presto braccata dalla figlia (Annette Frier) che la vuole riportare a casa sana e salva. Cosa pu�� fare una tedesca a Roma? Questi gli step canonici da coprire: 1) Innamorarsi di Roma, 2) Conoscere nel giro di 24 ore un romano pieno di problemi del quale invaghirsi senza sapere perch�� 3) Capire a poco a poco che l���unico modo di sopravvivere nell���Urbe �� quello di dominare ���l���arte del buttarla in caciara���, (e qui Google translate fa una traduzione alla Tot�� e Peppino) cosa che le verr�� immancabilmente insegnata, appunto, dal romano del quale si invaghir��: un Giancarlo Giannini in grande spolvero. Stereotipi a valanga nel film di Tomy Wigand, con il nostro attore che si diverte come un matto dall���inizio alla fine regalandoci due momenti di recitazione sublimi. Il primo: Giannini ferma una macchina che lo sta investendo. Era in sceneggiatura? Forse no. Nel gesto col quale lo fa si intravedono in ordine sparso: Sordi, Troisi, Mastroianni, Tot��, Peppino, Benigni e Walter Chiari. E molti altri. E molto altro. Guardatelo e riguardatelo: �� in nuce il poster trasfigurato di tutta la commedia dell���arte all���italiana e di un���intera disarmante psicologia puramente made in italy. Il secondo: davanti a una que- stura attonita, Giannini la ���butta in caciara��� per scagionare Oma Margherita dalla colpa di avere spruzzato, durante un���udienza privata, dello spray irritante negli occhi del Papa. Momento che ha fatto partire l���ola di risate dei 100 tedeschi in sala e mi ha provocato un italianissimo esame di coscienza silenzioso. Buttarla in caciara �� come arrampicarsi sugli specchi col sapone sopra: ci riusciamo solo noi con questa classe e poesia. Cosa significa buttarla in caciara? Pi�� o meno questo: convincere la mamma a guardare un asino che vola quando ti becca con le mani nella Nutella. A proiezione finita, al momento delle domande, mi presento immediatamente con un ���Sono italiano e vengo da Roma���, e scatta una risata incontrollabile, come fosse un richiamo a tutti i momenti umoristici di ���Omamamia���. O-mamma-mia, penso anch���io divertito congratulandomi col produttore per averci caricaturizzato in modo cos�� misericordioso. Alla fine della serata, in una sala attigua al cinema, tra una chiara e un bicchiere di rosso, espongo in privato i miei pensieri romani agli allietati produttori, buttandola elegantemente in caciara onde riscattare la mia Marianne S��gebrecht tra Miriam Stein e Annette Frier citt��. ���In fondo������spiego������Se ci pensate bene���il paradiso sarebbe unire i tratti migliori dell���Italia e migliori della Germania: fantasia e organizzazione. E l���inferno���esattamente l���opposto: i peggiori���Caciara e inflessibilit��. Con audacia mi inerpico infine su una teoria che abbozzo l�� per l��: ���l���organizzazione fantasiosa���, come sintesi del meglio delle nostre culture, o anche ���Fantastica organizzazione���, della quale fornisco immediate prove fotografiche mostrando dall���iphone un���ingegnosa costruzione fatta da mia figlia ita- lo-tedesca di quattro anni. Il momento pi�� bello di un film �� quello di parlare del film con chi lo ha fatto e pensato. In fondo, una presa in giro bonaria, ha sempre dei puntualissimi risvolti salubri. �� il sarcasmo cattivello che rimane critica inerte a essere ributtante e perennemente infruttuoso. Prendiamoci pure in giro dunque, con bont�� e ironia, pu�� essere un���originale forma di correzione fraterna. Omamamia: una catarsi biculturale collettiva, made in Germany. Quasi tutte le cinematografie europee hanno la stessa difficolt��: il mercato ossequia e conosce solo Hollywood. �� davvero cos��? VALENTINA���CALABRESE Il cinema irlandese �� protagonista dell���Irish Film Festa presso la Casa del Cinema di Roma. L'appuntamento dedicato alla cinematografia irlandese �� giunto quest���anno alla sua VI edizione e si svolge sotto il patrocinio dell���Ambasciata d���Irlanda e della Provincia di Roma ed �� realizzato dall'Associazione Culturale Archimedia. Convinto del successo delle 5 edizioni precedenti, anche quest���anno il festival propone alcuni dei film pi�� recenti e interessanti offrendo al pubblico italiano l���opportunit�� unica di affacciarsi ad una cinematografia cos�� misteriosa e variegata. Particolare rilievo avr��, questa volta, l���aumento delle collaborazioni cinematografiche fra Repubblica d���Irlanda e Irlanda del Nord. Nella serata inaugurale, il Festival presenta Stella Days di Thaddeus O���Sullivan, (regista di Ordinary Decent Criminal con Kevin Spacey, Linda Fiorentino e Colin Farrell), ambientato nell���Irlanda degli anni Cinquanta. Ospite d���onore quest���anno, Fionnula Flanagan, la grande attrice dublinese apprezzata in The Others, Transamerica, Waking Ned Devine, oltre che in serie tv come Brotherhood e Lost. Interpreta insieme a Helen Mirren, Some Mother���s Son diretto da Terry George. Noi de L���Italo Americano siamo andati a intervistare la direttrice artistica del Festival, Susanna Pellis, critica italiana e grande esperta di cinema irlandese. Una donna che da sette anni si impegna anima e corpo per l���organizzazione di questo festival che ogni anno diventa pi�� importante. Qual �� stata l���origine della sua passione per il cinema irlandese? Cosa l���ha affascinata? Studio questo cinema da pi�� di quindici anni. Mi hanno attratto probabilmente le tante storie di ribellione che ha raccontato; mentre quello che maggiormente mi affascina, visto che sono un���attenta osservatrice del lavoro degli attori, �� proprio l���eccellenza attoriale del cinema irlandese, che sotto questo aspetto, secondo me, non ha uguali nel mondo. Com����� nata l���idea che poi l���ha condotta a organizzare un evento come quello dell���Irish Film Festa a Roma? Da qualche anno l���Irish Film Institute di Dublino ha avviato un programma per sostenere l���organizzazione di rassegne di cinema irlandese all���estero. Si tratta di rassegne ���una tantum���, ma nel caso dell���Italia, dal momento che l���idea �� stata proposta a me, mi �� parso naturale provare a mettere in piedi da subito un vero e proprio festival annuale, che ora �� alla sua quarta edizione. Qual �� il criterio con cui seleziona corti e lungometraggi irlandesi da presentare agli italiani che partecipano all���Irish Film Festa? �� lo stesso che uso da critico cinematografico, e da spettatrice: scelgo quello che mi piace e che mi piacerebbe condividere. Naturalmente la scelta �� nell���ambito di film inediti in Italia e tiene conto anche del tipo di pubblico a cui sono proposti. Secondo lei perch�� il cinema irlandese fatica ad avere un successo internazionale? Quasi tutte le cinematografie europee hanno queste difficolt��, il mercato ossequia e conosce solo Hollywood. L���Irlanda �� un paese piccolo, la sproporzione rispetto al mainstream �� anche banalmente numerica. In Italia, poi, il cinema irlandese non avr�� mai successo finch�� ci ostineremo a doppiarlo. Spesso le trame dei film irlandesi sono legate agli eventi storici della guerra civile contro l���Inghilterra, ai membri dell���Ira. Secondo lei questa �� stata una delle cause dello scarso interesse internazionale? Che il cinema irlandese abbia affrontato prevalentemente tematiche legate alla guerra d���indipendenza e ai Troubles �� vero, peraltro parzialmente, solo per il passato. Attualmente la variet�� delle tematiche che propone questo cinema �� veramente notevole, eppure l���interesse internazionale non sembra in aumento. Ritiene che il controllo da parte dello Stato e della Chie- sa, dopo la costituzione del Free State, sia stata determinante per il rallentamento della nascita di una produzione cinematografica indigena indipendente? S��, senza dubbio. Secondo lei, il controllo dello Stato sulla cultura irlandese �� un fenomeno paragonabile a quello cui stiamo assistendo anche oggi in Italia? Nel caso del Free State e poi del governo conservatore irlandese negli anni che vanno almeno fino al 1960 ��� ma anche oltre ��� si trattava di una vera e propria censura nei confronti delle arti, e c���era una esplicita paura nei confronti del cinema. Le cose sono cambiate con la modernizzazione del Paese, e oggi lo Stato irlandese andrebbe preso come modello per il sostegno che offre ai propri ar-tisti. Il paragone con il nostro governo attuale �� improponibile proprio per questo, l���atteggiamento qui in Italia nei confronti della cultura �� ��� prima che censorio ��� di arrogante disinteresse. Ad ogni modo, dagli anni ���90 con la riapertura dell���Irish Film Board e grazie al lavoro di grandi registi irlandesi, primo tra tutti, Neil Jordan, ma anche Jim Sheridan, Pat O���Connor, in Irlanda si respira un���aria di rinascita culturale e cinematografica; ma ora che il Paese �� in una situazione disastrosa di crisi economica pensa che il cinema ne risentir��? Qual �� il futuro del cine- ma irlandese? Difficile prevederlo. A voler essere ottimisti, mi pare che l���atteggiamento del governo sia, per quanto possibile, quello di non penalizzare il settore. Inoltre va considerato che la stragrande maggioranza dei film irlandesi finanziati dall���ente cinema, l���Irish Film Board, hanno un budget che non supera il milione e mezzo di euro e che di recente si fa molto ricorso a coproduzioni. Mi auguro quindi che sul futuro di questo cinema non torni a farsi buio.