L'Italo-Americano

italoamericano-digital-7-26-2018

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NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ GIOVEDÌ 26 LUGLIO 2018 www.italoamericano.org 3 L'Italo-Americano IN ITALIANO | I l "patrimonio culturale immateriale" definisce i saperi tipici di un luogo, le pratiche sociali caratteristi- che di un gruppo, le capacità specifiche di certi popoli, come pure gli strumenti consuetudinari, gli artefatti distintivi, gli oggetti in uso, gli spazi collettivi che le comunità riconoscono come parte integrante ed emblematica del proprio modo di essere. Considerare qualcosa un patri- monio immateriale è riconoscere che una manifestazione culturale ha valore perchè è un sapere, una conoscenza, una pratica particola- re, cose che vengono trasmesse di generazione in generazione e ricreate dalle comunità e dai gruppi in risposta all'ambiente, all'interazione con la natura, il paesaggio e la storia locale. Il patrimonio immateriale è ciò che garantisce un senso di identità e continuità e poco importa se questo avvenga attra- verso tradizioni ed espressioni orali, come il linguaggio o le arti dello spettacolo, le consuetudini o gli eventi sociali, i saperi, le prati- che o l'artigianato tradizionale. Il punto è che in esso ci si riconosce e tutto il know how o la storia che stanno alle spalle sono elementi che si perdono non tanto nella notte dei tempi quanto nella pratica, nella diffusione capillare, nella condivisione. Venendo a noi, quante cose consideriamo patrimonio immate- riale soprattutto se pensiamo alla cultura, alle tradizioni, alle abitu- dini della comunità di cui faccia- mo parte? D'accordo, non è necessario che tale patrimonio sia ricono- sciuto dall'Unesco e abbia la patente di rilevanza mondiale che spetta ai patrimoni dell'umanità ma è vero che ci sono cose che ci caratterizzano, saperi e pratiche che riteniamo fondamentali nel nostro modo di vivere. E non par- liamo solo di riti e folklori secola- ri che ci portiamo dietro come litanie, o di feste e tradizioni che annualmente ci ricordano chi siamo e da dove veniamo, ma parliamo di cose che solo all'ap- parenza sono banalissime. Fanno così profondamente parte del nostro modo di essere che le riteniamo naturali, abituali, solite ovvero normali. Facciamo qualche esempio concreto per capirci: cos'è per un italiano il caffè, il gelato, gli spa- ghetti o la pizza? Non sono forse cose normalissime, quotidiane, diffusissime e così tipiche da caratterizzarci anche all'estero? Più che essere stereotipi o semplici abitudini alimentari sono cose che siamo abituati a prepara- re e a mangiare da sempre, hanno modalità di preparazione note a tutti, sono alimenti che hanno ricette che non sono semplici pro- cedure ma il frutto della storia, di professionalità e mestieri che si tramandano, sono sapori che rac- contano molto più del loro gusto. Il fatto che siano alimenti legati a riti sociali e di condivisione ci dicono anche quanto e come fac- ciano parte della nostra vita. Da un lato raccontano la diver- sità culturale e dei modi di vivere di fronte alla globalizzazione. Dall'altro riflettono tutto quel che si è accumulato nel tempo come sapienza di un popolo. La Dieta mediterranea che dal 2013 è patrimonio immateriale dell'umanità inserito nella lista Unesco ci fa capire perfettamente di cosa parliamo. Non è una sem- plice piramide alimentare ma un complesso bagaglio di competen- ze, conoscenze, rituali, simboli e tradizioni concernenti la coltiva- zione, la raccolta, la pesca, l'alle- vamento, la conservazione, la cucina e soprattutto la condivi- sione e il consumo di cibo. Il mangiare insieme che la caratte- rizza è alla base dell'identità cul- turale di comunità che condivido- no i valori dell'ospitalità, del vicinato, del dialogo, dello scam- bio. Stessa cosa ci insegna l'arte dei pizzaioli napoletani, che è stata inserita nell'elenco italiano dell'Unesco nel 2017 perchè die- tro una pizza c'è non solo un sapere e un mestiere di bottega ma tutta una socialità che raccon- ta un modo di essere che peraltro in Italia spesso si ritrova ben oltre i confini di Napoli. Perchè se l'opera dei Pupi siciliani con il suo fantastico repertorio di storia orale e leg- gende, se il canto a tenore della tradizione sarda che nella sua polifonia armonica ci tuffa nella cultura pastorale dell'isola mille- naria o se l'arte liutaia di Cremo- na in base alla quale gli artigiani mettono insieme 70 pezzi di Il patrimonio culturale? Si nasconde nel gelato o in un caffè legno intorno ad uno stampo creando strumenti musicali unici e irripetibili, sono patrimoni immateriali riconosciuti ufficial- mente, c'è molto altro a cui attri- buiamo lo stesso valore. Ce lo dicono ad esempio il rito collettivo del caffè per cui la giornata non comincia, per milio- ni di italiani, senza una tazzina fumante di espresso o di moka, quello della pizza come ottima ragione per uscire e stare con gli amici, degli spaghetti (o qualsiasi altro formato di pasta) come pri- maria soluzione alimentare quoti- diana che unisce Nord e Sud della penisola, o il piacere del gelato che non tiene buoni solo i più piccini ma è il più delle volte un'occasione per stare insieme, un modo per gustarsi la vita e passare il tempo piacevolmente. Chissà quante volte abbiamo girato un cucchiaino di zucchero dentro una tazzina o riempito coni e coppette senza renderci conto di quanto un caffè o il sem- plice gelato ci rendano in realtà parte integrante di un modo di fare e di essere che è innanzitutto un patrimonio collettivo tipica- mente italiano!

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