L'Italo-Americano

italoamericano-digital-9-3-2018

Since 1908 the n.1 source of all things Italian featuring Italian news, culture, business and travel

Issue link: https://italoamericanodigital.uberflip.com/i/1023263

Contents of this Issue

Navigation

Page 4 of 39

GIOVEDÌ 6 SETTEMBRE 2018 www.italoamericano.org 5 L'Italo-Americano IN ITALIANO | Q uando l'estate passa la staffetta delle sta- gioni all'autunno e la gente inizia a tor- nare alla sua routine dopo settimane in spiaggia, l'Ita- lia gode di un'ultima scintilla di glamour sul suo Lido più famoso, quello di Venezia. Tra la fine di agosto e l'inizio di settembre, Venezia e il suo Festival del Cinema - insieme alla Biennale dell'Arte di cui la kermesse fa parte - portano in Italia lo sfarzo e il fascino delle star internazionali, della moda fantastica e, soprattut- to, una miriade di film artistica- mente preziosi. La Mostra Internazionale del Cinema - questo il suo nome completo - è la più antica rasse- gna cinematografica sulla terra: arriva prima di Cannes e Berlino, prima di Sundance e Tribeca. Nel 1932, il presidente della Biennale, Giuseppe Volpi, decise che il cinema meritava uno spazio a sè, così chiese sostegno e contributi creativi allo scultore Antonio Maraini e a Luciano de Feo per organizzare la prima edizione. Ad esso presero parte film come It Happened One Night di Capra, Grand Hotel di Goulding e La Liberté di Clair, mentre i volti e le voci di Greta Garbo, Clarke Gable, Joan Crawford e Vittorio de Sica animarono gli schermi. Fu ripetuto in occasione della seguente Biennale, nel 1934, ma il suo incredibile successo costrinse gli organizzatori a tra- sformarlo in un appuntamento annuale nel 1935. Immediata- mente, il festival divenne sinoni- mo di glamour e cinema di alta qualità: i migliori film del tempo con gli attori e le attrici più belle del mondo che sorridevano e salutavano fan e giornalisti anche allora, quando l'Italia era una dit- tatura e il fetore pestilenziale della guerra aveva già cominciato a salire dalla terra. La Mostra si tenne per tre anni durante il con- flitto, ma quelle edizioni, 1940, 1941 e 1942, alla fine non sono state riconosciute come ufficiali. Negli anni '50, il Festival aiutò il maestro giapponese Akiro Kuro- sawa ad ottenere fama in Occi- dente e incise i nomi di Marlon Brando e Brigitte Bardot nel cielo della celebrità del cinema; ma la Mostra si inchinò anche al talento di alcuni dei migliori talenti ita- liani: Alberto Sordi, Vittorio Gas- sman e Silvana Mangano, per esempio, che recitarono tutti in La Grande Guerra di Mario Monicelli, film Leone d'Oro del 1959. Negli anni '60, il Festival ha abbracciato con piacere le nuove visioni artistiche dei grandi regi- sti - pensiamo a Pasolini, Berto- lucci, ai fratelli Taviani, ma ha perso un po' del suo fascino arti- stico e sociale nel decennio suc- cessivo. Negli anni '80, tuttavia, grazie alle vedute aperte del nuovo direttore Carlo Lizzani, la Mostra è tornata ad essere un evento centrale nel mondo del cinema, un luogo in cui è stata discussa l'arte di fare film, dove la sola partecipazione era di per sé un marchio di approvazione artistico ed estetico. Negli anni '90 e negli anni 2000, la Mostra ha fortemente sostenuto le carrie- re dei registi asiatici, si pensi ad Anh Hung Tran e Zhang Yimou, ma anche dei nuovi talenti ameri- cani come James Gray, Bryan Singer e Guillermo Del Toro. Ma la Mostra del Cinema è sempre stata, fin dal suo inizio, molto più di film e attori: nata all'interno di un evento artistico di tutto rispetto, condivide valori e canoni estetici con esso e il conseguente interesse per la qua- lità rispetto alla quantità. In effet- ti, la Mostra ha sempre attratto grandi artisti, proprio come nel 1974, quando l'immenso Andy Wharol scelse Venezia per la prima del suo film, Heat. Qua- rant'anni prima, il Festival era stato fondamentale nel rendere una relativamente nuova forma d'arte, l'animazione, una compo- nente riconosciuta del mondo del cinema, quando aveva introdotto la categoria "film d'animazione" nella sua selezione: era il 1934 e Walt Disney aveva vinto con la sua divertente Funny Little Bun- nies. E allora c'era – c'è - Venezia. Quando si tratta di location, la Serenissima è imbattibile: con i suoi canali, il suo incanto artisti- co e il suo immenso patrimonio storico, la città non ha eguali. È altezzosa, regale, è senza tempo e le star lo sanno: non possono venire a Venezia con qualcosa che non sia perfetto. E così, la bellezza di Venezia si trasforma nel glam della Mostra. Perché dobbiamo renderci conto che al Festival del Cinema di Venezia, tutta la città diventa un glorioso, incredibile red carpet: profusioni di rosso coprono il Lido, natural- mente, ma i VIP sanno bene che ogni angolo, ogni canale e ogni calle sono "il luogo da vedere", e anche se la grettezza contempora- nea e la volgarità hanno provato in più di un'occasione a lasciare ammaccature nelle cornici dorate della Mostra - come l'anno scor- so, quando due sconosciute attri- cette italiane camminavano per il Lido indossando gonne scosciate senza biancheria intima - non ci sono mai riuscite: Venezia rima- ne nobile e superiore, a malapena infastidita da tali problemi. La Mostra del Cinema di Venezia, è evidente, ha un'impor- tanza incredibile da un punto di vista artistico e rappresenta dav- vero il festival più tradizionale fra tutti i festival cinematografici, perché è il più antico e, probabil- mente, il più iconico di tutti. Per l'Italia, però, è di più. Perché ogni anno dal 1932, il Paese, durante questi dieci giorni ricchi di even- ti, si guarda allo specchio: Vene- zia è il luogo in cui gli attori e i registi hanno raccontato la storia delle nostre lotte del dopoguerra e dove le nostre più belle stelle si mostrano al mondo. È il luogo in cui Hollywood viene a trovarci. Nel corso degli anni, la Mostra, proprio come il Festival di Sanre- mo, è diventata per l'Italia il modo per monitorare le tendenze e guardare alla cultura popolare e un momento per riconoscere l'e- mergere di nuovi talenti. La Mostra è quel periodo dell'anno in cui tutti nel Paese diventano esperti di cinema, proprio come tutti diventiamo esperti di calcio durante la Coppa del mondo: per- ché ci sentiamo coinvolti, ma soprattutto perché siamo orgo- gliosi di essere il centro del mondo, anche se solo per un po', siamo orgogliosi di mostrare a tutti coloro che contano ancora culturalmente, che non tutto è stato conquistato dall'odierna estetica e dalle mode dell'usa e getta. È una tradizione che appartie- ne a tutto il Paese: è nostra, e solo nostra, anche se, giustamen- te, è "internazionale" nel nome. E' la nostra, perché in quel gla- mour, in quell'interesse per l'arte prima delle mode, in quell'atmo- sfera un po' antiquata che si respira in città tutto l'anno, si trova il cuore di un Paese. L'Ita- lia, proprio come la Mostra del Cinema di Venezia, è la più anti- ca e la più bella e, nonostante le mode che cambiano e il tempo che passa, non passa mai di moda. Cinema a Venezia: perché il Festival del Cinema di Venezia è così diverso? Il direttore della Mostra del Cinema, Alberto Barbera © La Biennale di Venezia-foto Asac (9) NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ Il tappeto rosso di Venezia: un simbolo della Mostra e del cinema di qua- lità

Articles in this issue

Links on this page

Archives of this issue

view archives of L'Italo-Americano - italoamericano-digital-9-3-2018