L'Italo-Americano

italoamericano-digital-1-10-2013

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L'Italo-Americano GIOVEDÌ  10  GENNAIO  2013 PAGINA  13 Eccentrica parodia del malcostume politico: l'irriverente comicità di Albanese nel cinematografico 'Tutto tutto Niente niente' VALENTINA CALABRESE "Tutto Tutto Niente Niente" è il nuovo film del regista italiano Giulio Manfredonia, famoso per il sodalizio con Antonio Albanese, re della comicità italiana, del cabaret e creatore di personaggi sempre in linea con l'attualità del nostro Paese. Dopo le prime esibizioni nel piccolo teatro dello Zelig di Milano, tutta la bravura di Albanese sboccia in televisione, e precisamente grazie alla trasmissione "Mai dire gol", condotta dalla Gialappa's Band: in essa presenta una serie di personaggi (il gentile Epifanio, l'aggressivo Alex Drastico, il telecronistaballerino Frengo e Stop, il giardiniere gay e interista di casa Berlusconi Pier Piero) che diventano famosissimi in quegli anni e gli danno maggiore credibilità e spinta verso un futuro di successo. Continua l'ascesa di Albanese con il teatro, il cinema e ancora la televisione; è, infatti, nel 2005 con la trasmissione Mai dire Lunedì, ideata ancora una volta dalla Gialappa's Band e condotta dall'eccentrico Mago Forrest, che il nostro comico si I tre personaggi interpretati da Albanese: Olfo, Cetto e Frengo inventa il personaggio che farà la sua fortuna, facendolo approdare anche al cinema: Cetto La Qualunque, politico calabrese corrotto e depravato il quale nel 2011 diventa protagonista di "Qualunquemente" di Giulio Manfredonia. Il film, abilmente interpretato da Albanese, raggiunse un enorme successo di pubblico e critica, raccontando con un'ironia dissacrante, i pregi e (soprattutto) difetti della politica italiana, attraverso la figura di Cetto La Qualunque, delinquente e ignorante uomo del Sud che tenta di vincere le elezioni da sindaco nella località di Marina di Sopra in provincia di Reggio Calabria. Contenti e soddisfatti della loro prima prova, Albanese e Manfredonia tornano al cinema quest'anno con "Tutto Tutto Niente Niente", sequel del fortunato "Qualunquemente, e questa volta provano a fare un coraggiosissimo salto, trasportando dal piccolo al grande schermo non solo l'ormai famoso Cetto, ma anche altri due vecchi personaggi di Albanese, l'hippy Frengo Stoppato e il leghista Rodolfo Favaretto, detto Olfo. La storia è tanto semplice quanto intrecciata, classico della commedia italiana, e racconta di Albanese nell'ultima prova cinematografica "Tutto tutto Niente niente" un sottosegretario, interpretato da un bravissimo Fabrizio Bentivoglio, che assomiglia più a Karl Lagerfield piuttosto che a un politico italiano, il quale, per conservare il potere del suo partito, sostituisce tre deputati deceduti con i tre improbabili personaggi interpretati da Albanese, prelevandoli direttamente dai rispettivi penitenziari. Tre delinquenti che diventano deputati della Repubblica; tre mine vaganti che si trovano a vivere la "dura" politica del palazzo la quale chiede solamente di votare Il futuro del cinema italiano non può essere come auspicato DOM SERAFINI Recentemente, Carlo Verdone su "Il Giornale" ed il regista Gabriele Muccino su "Il Messaggero" hanno innescato un dibattito sul futuro del cinema italiano. A tale proposito, vorrei dire che, a giudicare dalle affermazioni dello stesso Muccino e dei talenti che successivamente hanno espresso un parere, la soluzione non è nel loro modo di pensare. Come direttore di una rivista Carlo Verdone settoriale americana per cinema e Tv internazionale, sono sorpreso, offeso e deluso da anni dall'industria cinematografica e televisiva italiana. I talenti in Italia ci sono: ottimi registi, fantastici attori, spettacolari direttori della fotografia, geniali costumisti, virtuosissimi musicisti. E questo lo posso dire perché sono in una posizione che mi permette di fare confronti. Ciò che manca in Italia sono: dei produttori che rischino di tasca loro, dei buoni distributori ed il concetto del marketing. Basta partecipare a qualsiasi fiera del cinema per rendersi conto di quanto amatoriale sia la presenza italiana. Questo quando c'è una presenza, perché con il sistema dei contributi statali molti produttori italiani restano a casa. Dopo tutto i soldi li hanno presi, allora perché sacrificarsi per recarsi a queste stressanti e costose fiere? Ricordo che, alla fiera dell'audiovisivo di Budapest, alcuni produttori e distributori italiani non hanno voluto nemmeno inviare le loro brochure, nonostante l'Istituto per il Commercio Estero avesse coperto buona parte dei costi. All'ultima fiera del cinema di Santa Monica, California, non era presente nemmeno un espositore italiano. Si dice che il cinema italiano non si può vendere all'estero. È una scusa. Gli americani ven- dono ghiaccio agli eschimesi non perché sia migliore del loro, ma perché lo sanno presentare. Infatti, il 25% del costo dei film va speso nella promozione. Le industrie italiane della moda, degli alimentari e dell'arredamento affrontano all'estero una concorrenza spietata, eppure riescono a vendere grazie alla loro abilità di marketing. Si dice che nell'industria audiovisiva italiana non ci siano soldi per la promozione. Ma la volontà? Succede spesso che i distributori mettano in vendita prodotti senza aver prima finalizzato le liberatorie e quindi non sono poi in grado di consegnare il prodotto, facendo irritare ed allontanare quei pochi acquirenti. Si dice anche che il prodotto audiovisivo doppiato non funzioni, anche se poi si osserva il successo mondiale delle telenovele latinoamericane e delle serie turche, abilmente promosse durante le fiere. Come afferma Marco Bellocchio su "Il Messaggero": "lo Stato deve aiutare" e, come indicato sullo stesso giornale da Liliana Cavani, "il cinema deve essere preso sul serio dalle istituzioni", dopo tutto è ció che si fa in Canada ed in altre parti del mondo con successo. Ma in Canada si premia il marketing, non la produzione. In qualsiasi paese in cui l'audiovisivo ha suc- Gabriele Muccino cesso, solamente il 50% del costo di produzione viene dal mercato nazionale, il resto deve essere racimolato all'estero (con i contributi riservati per stimolare l'esportazione). Questa è una strada dura e faticosa, ma offre un modello di business vincente perché stimola la creazione di prodotti che vengono apprezzati sulla scena internazionale, e così facendo promuovono il Sistema Italia. Parte della responsabilità è anche da addossare alla stampa italiana, chiamata a raccolta dall'Italia (la stampa estera è rigorosamente esclusa) per presentare accordi vecchi o privi di rilevanza alle poche fiere che vedono la partecipazione di distributori italiani, affinché questi possano far leggere ai loro referenti politici quanto sono bravi. chi e cosa gli sarà ordinato, in cambio di vitalizi, lauti stipendi e tanto "intrattenimento". Così, tra escort in regalo, tentativi di secessione e incursioni al Vaticano, Cetto, Olfo e Frengo entrano in politica ma la loro completa e irriverente follia autodistruttiva non gli permetterà di conservare la carica a lungo… "Tutto Tutto Niente Niente", è uscito al cinema il 13 dicembre e le numerose sale italiane in cui è stato distribuito, sono state assalite da tanti fan di Cetto la Qualunque aka Antonio Albanese, i quali, tra le inevitabili risate non hanno potuto fare a meno di riflettere sul fatto che, in fondo, i nostri deputati, non siano così lontani dagli assurdi personaggi creati da Albanese, arrivando alla consapevolezza che tale messa in scena della realtà, così vuota e preoccupante, ha la forza di superare i confini della fantasia lasciandoci la sensazione di vivere davvero in una triste, ridicola e irritante società.

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