L'Italo-Americano

italoamericano-digital-9-20-2018

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www.italoamericano.org 13 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 20 SETTEMBRE 2018 P ensa all'età d'oro di H ollyw ood, a quei film meravigliosi che guardiamo ancora oggi con un senso di nostalgia per un periodo di stile, eleganza e sentimenti più pro- fondi e più puri. Pensa agli occhi algidi di Ingrid Bergman in Casablanca, ai suoi capelli per- fettamente pettinati, all'oscura bellezza di Humphrey Bogart. O alle immagini clas s iche di Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany e a quelle gloriose dei film biblici degli anni '50 come Exodus. Pensa a tutto ciò e cosa ti viene in mente? Film, natural- mente; musica, molto probabil- mente, ma anche, ne sono certa, quei fantastici poster, sia in col- ori vivaci che in bianco e nero, con disegni più reali della realtà, figli di una mano benedetta dal talento e di un occhio fatto per riconoscere e rendere perfetta la bellezza. Non molti sanno che quella mano era italiana, e apparteneva a Silvano Campeg- gi. Il nome di Campeggi è torna- to tristemente in prima pagina circa un mese fa in Italia, quando è morto, all'età di 95 anni, a Firenze, la stessa città in cui era nato. Campeggi aveva imparato le basi della creazione artistica nella sua città natale all'Istituto d'Arte di Porta Romana, dove aveva studiato sotto Ottone Rosai e Ardengo Soffici, quest'ultimo noto per i suoi rap- porti con le grandi menti creative di quei tempi, tra cui Picasso, Braque e Apollinaire, che aveva incontrato a Parigi. Tuttavia, l'amore di Campeggi per l'arte era nato in casa: suo padre, tipografo, fu colui che aveva introdotto il giovane Silvano alla bellezza del disegno e dell'illus- trazione. Giovane e di talento, Campeggi aveva incontrato l'America per la prima volta poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, quando, all'età di 22 anni, aveva ottenuto un lavoro con la Croce Rossa ameri- cana come ritrattista di soldati. Certamente fu amore a prima vista, perché l'abbinata Campeg- gi-USA sarebbe durata una vita. In effetti, le ore passate a diseg- nare i giovani soldati che stavano per tornare a casa servirono a Campeggi per imparare tutto quello di cui avrebbe avuto bisogno sul cinema e la cultura americana: ne fu infatuato. Tuttavia Nano, come era familiarmente chiamato, sapeva che avrebbe dovuto spostarsi nella capitale se voleva guadag- narsi il pane con l'arte e contin- uare a coltivare la sua nuova pas- sione per il cinema. A Roma, incontrò Orfeo Tamburi, un pit- tore e, cosa ancora più impor- tante, il cartellonista e illustra- tore Luigi Martinati, fiorentino proprio come lui. Grazie alla loro unione artistica, Campeggi capì che anche lui voleva diventare un illustratore di film, e creò il suo primo manifesto per Aquila Nera di Riccardo Freda (1946), un successo al botteghi- no ispirato a Dubrovskij di Alek- sandr Puškin e prodotto da Dino de Laurentiis. Il suo lavoro non passò inosservato e fu contattato poco dopo dalla Metro Goldwyn Mayer, che gli commissionò un poster per il classico Via col vento del 1939. Fu l'inizio di una carriera che sarebbe durata più di tre decenni e avrebbe prodotto più di 3000 manifesti cinematografici, tutti legati alle migliori e più popolari produzioni dell'età d'oro di Hol- lywood. Tra questi, i già men- zionati Casablanca e Colazione da Tiffany, ma anche Cantando sotto la pioggia, Ben Hur, West Side Story e La gatta sul tetto che scotta: tutti diventati icone, tutti splendidamente eseguiti. Nel 1970, Campeggi decise di tornare a Firenze: l'epoca d'oro di Hollywood era tramontata ed era giunto il momento di cercare nuove vie di espressione artistica. Alla fine degli anni '80, però, la sua città decise di dedicare una retrospettiva ai suoi lavori ameri- cani, facendo crescere l'interesse per la sua arte, al punto che la mostra fu proposta anche a Parigi e New York. Da allora, la pro- duzione hollywoodiana di Campeggi non ha mai smesso di essere in mostra in qualche ango- lo del mondo, un vero e proprio testamento non solo del suo tal- ento, ma anche del valore vera- mente iconico dei suoi cartelloni. Se è vero che il cuore e l'ani- ma artistica di Campeggi sta sicuramente nei suoi lavori holly- woodiani, va certamente ricorda- to che ha prodotto una pletora di altre opere, di uguale bellezza e sensibilità. A partire dalla fine degli anni '90, in particolare, Campeggi ha sviluppato un inter- esse per le tradizioni e i simboli culturali della sua regione, la Toscana, per cui ha realizzato 35 dipinti dedicati al Calcio Fiorentino, una prima versione del gioco del calcio, nel 1997 e, nel 2001, ha dipinto il drappel- lone per il Palio dell'Assunta a Siena. Nel 2008, ha dedicato un'altra bella collezione ad un altro immenso artista toscano, Giacomo Puccini, in occasione del suo 150° compleanno: una serie di ritratti delle eroine delle opere del compositore. Il lavoro di Campeggi è vivi- do e vibrante, proprio come i film che tanto amò. I suoi cartel- loni sono belli e pieni di senti- mento, sempre una sintesi perfet- ta della vera essenza del film che volevano rappresentare. In un mondo dell'arte spesso riempito di inutili complicazioni, lo stile di Campeggi riporta tutto al punto di partenza: la bellezza. Perché cos'altro dovrebbe essere l'arte, se non bellezza? E la bellezza è negli occhi della sua Elizabeth Taylor sul poster ital- iano per La gatta sul tetto che scotta; nelle curve abbozzate, ma perfette, delle labbra di Audrey Hepburn su quello di Colazioni da Tiffany. E Parigi è tutta lì, affascinante e seducente, nelle linee intrecciate di una grigia Tour Eiffel e di un - perfetto – Moulin Rouge rosso, sull'illus- trazione di Un americano a Pari- gi. E' stato ricordato con affetto e rispetto dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, che ha scritto su Twitter: Nano è stato "un grande artista, sensibile e brillante allo stesso tempo, che ha portato il nome di Firenze in tutto il mondo grazie ai suoi manifesti cinematografici. Lui, che ha dip- into tanti diavoli, oggi ritorna tra i suoi angeli. Addio, Nano". Altrettanto toccanti le parole di Francesco Casini, sindaco di Bagno a Ripoli, l'ultima dimora di Campeggi: "Nano è stato uno dei pochi artisti tra il 20° e il 21° secolo a sviluppare il proprio lavoro in una costante ricerca di nuovi stimoli creativi, capace di suscitare interesse e curiosità attorno alla sua arte. Arte che spaziava dai suoi memorabili cartelloni cinematografici di Hollywood alle rappresentazioni della storia della sua regione, la Toscana". La locandina di un classico, Via col Vento, diede inizio alla carriera di Silvano Campeggi La mano che ha disegnato Hollywood per il mondo: Silvano Campeggi LIFE PERSONAGGI RECENSIONI ARTE

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