L'Italo-Americano

italoamericano-digital-10-4-2018

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GIOVEDÌ 4 OTTOBRE 2018 www.italoamericano.org 9 L'Italo-Americano IN ITALIANO | U n paio di settimane fa, abbiamo sentito di Firenze, proprio da queste pagine, da questa penna - beh, dalla tastiera - o in realtà dalle vostre. Oggi, è Venezia a conquistare i titoli per gli stessi motivi. Un breve riassunto per quanti tra voi hanno perso la nos- tra ultima edizione: il sindaco di Firenze ha applicato un nuovo regolamento che vieta il gironzo- lare mangiando in quattro strade principali della città, particolar- mente famose tra i turisti. La loro presenza chiassosa e, a volte accompagnata da sporcizia, dis- turba i residenti e i negozianti del posto, che spesso si sono trovati a camminare nella spazzatura fino alle caviglie o a non riuscire a entrare nelle proprie case e negozi a causa di turisti seduti sulla soglia di casa, che mangia- vano i loro tradizionali panini al lampredotto. Naturalmente, sono state messe in atto misure pesanti. Eccoci ad oggi, a raccontare la storia di una decisione simile presa di recente dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, che ha suggerito di introdurre una multa da 580 dollari per le persone che si siedono in particolari aree di Venezia - pensate alle scale di una chiesa, per esempio, o ai gra- dini di una porta. Sedersi dove non si deve è già vietato in qualche parte della città, vale a dire Piazza San Marco e il Ponte di Rialto, due tra i punti turistici più popolari della Serenissima, ma il regolamento consigliato estenderebbe il divieto al resto del centro cittadino. Proprio come nel caso di Firenze, l'iniziativa non nasce per un'antipatia locale verso i turisti, né dalla volontà di riservare le bellezze di Venezia ai soli occhi dei suoi abitanti. Piuttosto, sca- turisce dal comportamento sem- pre più preoccupante di molti vis- itatori e dagli effetti collaterali di un turismo eccessivo. A dire il vero, questa è solo l'ultima di una serie di iniziative in atto sotto l'hashtag #EnjoyRespectVenezia, che ha l'obiettivo di proteggere la città dallo sfruttamento, dall'in- quinamento e dal cattivo compor- tamento. Ad esempio, ai turisti viene chiesto di tenere la destra quando passeggiano, di non sof- fermarsi sui ponti e di astenersi dall'utilizzare biciclette; non pos- sono andare in giro indossando costumi da bagno, né possono dare da mangiare ai piccioni per fare foto e selfie. Naturalmente, graffiti e spazzatura sono proibiti, come lasciare lucchetti sui monu- menti, una tradizione inaugurata anni fa, in particolare sul Ponte dell'Accademia, dove agli amanti piace lasciare un ricordo della propria unione in una delle città più romantiche del mondo. Per inciso, Ponte Milvio, a Roma, ha lo stesso problema. A maggio, la decisione di vietare specifiche aree ai turisti durante il primo fine settimana affollato del mese è stata presa per salvaguardare la privacy e il comfort dei residenti, preoccupati dai problemi causati alla loro vita quotidiana e lavorativa dalla massiccia presenza di visitatori tra le loro Calli. Quindi è tutta colpa dei turisti? Beh.. sì e no. Se a Firenze il comportamento delle persone è fondamentalmente il vero proble- ma, Venezia deve affrontare più problemi, a causa della sua natu- ra e struttura architettonica: per dirla semplicemente, un luogo costruito sull'acqua, dove le strade e i vicoli sono minuscoli, deve affrontare molti più proble- mi di una città tradizionalmente organizzata, quando deve gestire una grande quantità di visitatori. Venezia non può gestire l'enorme quantità di persone che vengono a visitarla, per le stesse ragioni per cui vengono a vederla: la sua unicità. Pensateci, il centro storico di Venezia ha una popolazione di circa 54.000 persone, ma, ogni anno, più di 30 milioni di turisti la visitano: secondo gli special- isti, sono troppi, ed è facile capire perché, soprattutto se si conosce la città. I vicoli sono pittoreschi e belli, ma stretti, i negozi sono pieni fino all'orlo, ma sono spesso piccoli, perché stanno dentro un'architettura originale che apparteneva a un tempo in cui il turismo di massa non esisteva. In effetti, la gente del posto dice che vivere a Venezia non solo è diventato più difficile, ma anche più costoso, perché molti negozi di alimentari, librerie, panetterie - il cuore commerciale di una qual- siasi comunità locale - sono stati chiusi per lasciare spazio ai ven- ditori di souvenir. È facile da vedere, davvero. La necessità di gestire meglio l'afflusso visitatori a Venezia è reale ed è al centro del movimen- to #EnjoyRespectVenezia, che non cerca di punire i turisti, ma vuole assicurarsi che la città rimanga quello che è - speciale, unica, con una vera anima e per- sonalità - per molti, molti secoli a venire. Accanto alle inevitabili e, in tutta onestà, comprensibili regole rese necessarie per porre un lim- ite al cattivo comportamento delle persone, è essenziale ren- dere sicuro il turismo, che è una risorsa enorme per Venezia, per- ché rimanga tale, senza uccidere lentamente ma costantemente la comunità locale della città. Per- ché che cos'è un luogo senza i suoi abitanti, i negozietti all'an- golo e le gastronomie, le piccole caffetterie piene di persone anziane che leggono il giornale, i suoi macellai e i fruttivendoli? Cosa sarebbe, senza le case dei nonni e la biancheria stesa ad asciugare alle finestre? Sarebbe solo il triste, deli- rante, fantasma di se stesso. Un'imitazione della realtà, anche se i monumenti sono reali. Senza la sua comunità - una comunità stanca del turismo spietato e che non riesce più a far fronte all'au- mento dei prezzi del centro di Venezia - un luogo muore, anche se 30 milioni di persone affollano i suoi vicoletti ogni anno, anche se le casse della città ingrassano e tutto sembra perfetto. Senza la sua gente, una città è destinata a scomparire. E' in questa ottica che andreb- bero considerate le nuove regole di Brugnaro - ancora da attuare, badate: non come un modo per ostacolare il turismo, ma come un mezzo per garantire la continuità della vita tradizionale di Venezia. Solo con la sua gente per le strade, che gestisce i suoi negozi e compra il suo pane, possiamo sperare di continuare a vivere il fascino senza tempo e l'anima incantevole della città per molti secoli a venire. Quindi, se il problema sta nel limitare l'acces- so al centro per consentire alla gente del posto di vivere in lib- ertà la sua vita, se lo chiedete a me, facciamole. Meglio sapere che i nostri pronipoti saranno in grado di vivere Venezia fra 100 anni, invece di avere oggi milioni di persone ma solo il guscio di un gioiello domani. Sedersi sì, ma solo dove sarà consentito: questo probabilmente sarà il futuro per i numerosi visitatori di Venezia, città alle prese con numerosi problemi legati al turismo di massa.© Scaliger | Dreamstime.com Venezia chiude le porte ai turisti: questa è davvero la soluzione giusta? NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ

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