L'Italo-Americano

italoamericano-digital-10-18-2018

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www.italoamericano.org 13 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 18 OTTOBRE 2018 SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO " Napule è mille culure, Napule è mille paure, Napule è a voce d' 'e creature che saglie chi- ano chianu e tu saje ca nun si sulo": Napoli è mille col- ori, Napoli è mille paure, Napoli è la voce dei bambini che sale piano piano e tu sai che non sei solo. Questo cantava Pino Daniele, amato e compianto cantante napoletano che ha fatto della napoletanità il suo motivo di vanto, così come la radice del suo successo nazionale. Prima di lui, però, centinaia di artisti, dozzine di re e migliaia di per- sone comuni hanno dichiarato il loro amore eterno per l'inebri- ante e ipnotizzante fascino di Napoli, "l'unica vera metropoli italiana" per dirla con le parole della grande Elsa Morante. Napoli è colori, paure, voci. È cultura e storia. Napoli è poesia e amore, come ci si aspetterebbe da una città nata in onore della figlia di un dio e musa del canto e della danza, che si è lasciata annegare in mare quando la sua voce non è riuscita a incantare U lis s e come s i as pettava e des iderava. Il s uo nome era Partenope e, oggi, Napoli porta ancora il suo profumo di acqua salata, limoni e gelsomino, canta ancora le sue melodie, recita ancora la sua poesia dentro ogni pietra e ogni mattone. Napoli, la città dalle mille chies e, cuore e anima della tradizione cattolica popolare, patria di uno dei più grandi santi, Gennaro. Napoli, l'incantevole cuore d'Italia, "ai miei occhi è, senza possibilità di alcun con- fronto, la città più bella dell'uni- verso", disse Marie-Henri Beyle, meglio conos ciuto con lo pseudonimo di Stendhal, che a Napoli ha vissuto e lavorato. Una lunga storia, quella della città di P artenope e s e s iete cuore e anima con essa, ieri come oggi, è nei Quartieri Spag- noli che dovete andare. Nessun luogo d'Italia è più controverso: meravigliosamente affascinante, perché vecchio e pieno di tradizioni e patrimonio, ma allo stesso tempo considerato una delle zone più pericolose della città. A seconda della persona con cui si parla, cambiano le opinioni sull'anima popolare di Napoli e in gran parte sono spes- so viziate da quell'immagine negativa stereotipata di Napoli che, circa un anno fa, ha portato il tabloid britannico The Sun a includerla tra i luoghi più peri- colosi della Terra (rivolta mon- diale e scuse successive). Oggi i Quartieri Spagnoli sono un intricato labirinto di s trade, in cui vivono circa 15.000 persone. Comprendono una pletora di Bassi - piccoli edi- fici a un piano occupati da famiglie e botteghe, ora per lo più sbarrate o abitate da anziani - chiese, negozi, piccoli ristoran- ti, divisi in tre borgate: San Fer- dinando, Montecalvario e Avvo- cata. In verità, i Q uartieri Spagnoli non hanno mai goduto di buona fama, come testimoni- ano le parole del poeta napole- tano Salvatore di Giacomo che già nel 19° secolo diceva: "Le famiglie oneste, decenti, dovreb- bero evitarli". In origine, tuttavia, erano un posto per ricchi e nobili: fu il viceré spagnolo Pedro de Toledo che scelse l'area nel 16° secolo come il luogo ideale in cui vivere per i politici spagnoli e i ministri. Pare che gli fossero piaciuti per la bellezza e piacev- olezza, pieni com'erano di alberi di gelso e verde. Dopo i ministri e le loro famiglie, arrivarono i soldati, che vissero nei bassi e attirarono un gran numero di prostitute, pronte a tener loro compagnia mentre erano lontani da casa; ma i militari non por- tarono solo donne di facili costu- mi, ma aiutarono il fiorire del commercio: presto i numerosi vicoli intorno a Via Toledo, arte- ria principale dei Quartieri Spag- noli, si riempirono di botteghe e magazzini, portando una popo- lazione multiculturale e variega- ta. Quegli spagnoli, però, erano litigiosi e così il nuovo viceré, il conte di Ognatte, optò per una caserma nella zona Pizzofalcone di San Ferdinando, per liberare le strade più centrali dalla criminal- ità. Poi nel 18° secolo, quando la Spagna lasciò infine la città, i Quartieri Spagnoli si trasfor- marono nel luogo preferito dagli artis ti: la poetes s a Eleonora Pimentel Fonseca fu una delle prime a sceglierli come sua resi- denza, ma anche nomi più importanti ne fecero la loro dimora: tra questi ovviamente, il francese - e già citato - Stendhal, ma anche Goethe e il nostro Gia- como Leopardi, che trascorse i s uoi 24 mes i di res idenza a Napoli tra Via San Mattia e Via Santa Maria Ogni Bene. Nello stesso periodo, l'arte della recitazione trovò casa nei Quartieri Spagnoli, con l'apertura di diversi teatri, tra cui il Teatro Nuovo costruito nel 1773. La tradizione locale dice che in epoca fas cis ta, una donna conosciuta familiarmente come la bottigliera (la donna delle bot- tiglie) gestiva, proprio accanto al teatro, una piccola bettola che teneva aperta 24 ore al giorno. A quanto pare, l'ultimo re d'Italia, Umberto II (conosciuto anche come il "re di maggio", essendo stato al potere solo tra il 4 mag- gio 1946 ed il 12 giugno dello stesso anno) amava il posto, dove soleva fermarsi dopo gli incontri con un'attrice napole- tana, s ua amica s peciale, al Teatro Nuovo. E come dimenticare, per dirla tutta, che in Via Sant'Anna di Palazzo, nel cuore dei Quartieri, è nata la pizza più famosa del mondo, la Margherita? Infatti, fu lì nel 1889 che la prelibatezza tricolore fu creata in onore della regina d'Italia. La storia dei Quartieri Spag- noli, nella loro natura variegata e nella loro s empre cangiante composizione sociale, è lo spec- chio di quella cittadina e della città stessa, e sono oggi il cuore pulsante, la casa della Napoli verace, popolare, il luogo dove tutto - il bello e il brutto, i colori e il nero, la gioia e il tetro - si incontrano, più reali della realtà. È qui, in queste strade strette piene di voci, pers one e biancheria stesa a ogni finestra, che c'è la vera Napoli. E, nonostante la brutta rep- utazione che alcuni continuano ad attribuire, sono strade di una bellezza inspiegabile, anche là dove sembrano misere, anche se sono più sporche di quanto ci si aspetterebbe: i Quartieri Spagno- li di Napoli hanno la stessa unic- ità mozzafiato, ipnotizzante, della città vecchia di Gerusalemme, con le sue bancar- elle all'aperto, i venditori di succo di melograno e gli schia- mazzi, piena, anche a causa di tutto ciò di un tangibile, percepi- bile, s ens o della vita, cos ì potente da conquistare ogni visi- tatore, che se ne va desideran- dola ancora. Enzo G ragnaniello, un famoso cantante e compositore napoletano, parla di poesia dei Quartieri Spagnoli, quando dice che "hanno la loro lingua, ma per capirli veramente è neces- s ario chiudere gli occhi e ascoltarli, sentirli. Infatti, vivere i Quartieri Spagnoli significa sentirli". Continua, riflettendo sull'eterna diatriba relativa alla sicurezza nei Quartieri: "Credo che quelli che dicono che (la zona è pericolosa) non sono mai stati davvero qui. Naturalmente ci sono persone che si mescolano ai criminali, ma siamo onesti, questi li troverete in ogni area di una grande città. Le persone sono anarchiche, qui, ma sono intrinsecamente buone. Vedete, le persone qui sono il popolo (persone semplici e umili) e il popolo cucina bene. E dove la gente sa come cucinare, tro- verete saggezza e sentimenti e non dovete avere paura: in un pos to come ques to, non c' è spazio per la paura". Nel 18mo secolo, i Quartieri Spagnoli divennero la residenza prediletta di moltissimi artisti Il cuore e l'anima di Napoli: storia e poesia dei Quartieri Spagnoli

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