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GIOVEDÌ 1 NOVEMBRE 2018 www.italoamericano.org 7 L'Italo-Americano IN ITALIANO | perché fare il guardiano è un mestiere meraviglioso, che le macchine non riusciranno mai a sostituire appieno, anche se ci proveranno anche qui a Punta Carena quando, a partire dal- l'anno nuovo, Carlo verrà sosti- tuito dalla tecnologia e dovrà abbandonare la sua casa. Con Carlo D'Oriano, ultimo g u a r d i a n o d e l F a r o d i P u n t a Carena parliamo di questo, di come il suo lavoro l'ha fatto diventare poeta e di quanto la vita al faro sia davvero insosti- tuibile. C h e c o s a l ' h a s p i n t a a d accettare questo lavoro? Da piccolo, ho sempre vissu- to vicino al mare. Per fortuna mia, dalle finestre di casa ho sempre convissuto con un faro, con questa luce penetrante e poeticamente romantica ed amo- revole. Poi, ancora per fortuna mia, mi venne portata a casa una chiamata in Marina come giova- ne di leva. Dopo aver fatto gli obblighi di leva, ho voluto rimanere per ulteriori 4 anni in Marina dove, grazie alle mie mie tecniche pro- fessionali come motorista mec- canico, sono diventato parte del corpo delle Capitanerie di Porto, imbarcato su mezzi di soccorso e motovedette in vari luoghi, tra cui Taranto, Napoli, Capri, Via- reggio e Venezia. Poi, da buon marinaio, ho chiesto di diventare tecnico nei fari, specializzandomi anche in elettronica. facendo corsi al Maritecnofari di La Spezia. Una volta uscito dalle scuole, ho avuto la mia prima destinazione: la reggenza di un faro, il secon- do in Italia come importanza di luce e di posizione geografica dopo quello di Genova, il faro di Punta Carena, a Capri. Per me, l'obbiettivo era stato rag- giunto: ero diventato finalmente un farista. Il suo è un lavoro affascian- te, con un che di poetico agli occhi di molti, ma che richiede grandi capacità e conoscenze professionali. Oggi però, come sta accadendo in molte profes- sioni "all'antica," la mente, la conoscenza, gli occhi dell'uo- mo sono sostituite dalla tecno- l o g i a . I n c h e c o s a , n e l s u o l a v o r o a P u n t a C a r e n a , l e macchine non potranno mai sostituirla? Una volta entrato a far parte del mondo dei fari, da subito è nata in me una vera passione per q u e s t o t i p o d i l a v o r o g r a z i e anche alla natura che mi circon- da, una macchia Mediterranea unica al mondo, dove le aurore, i tramonti e l'infinito del mare gratificano le mie giornate lavo- rative in completo isolamento d a l m o n d o . M i v e d o u n p o ' come un frate Cappuccino, che cura il suo orto e si dedica alle sue scritture giornaliere nel com- pleto silenzio, disturbato solo ora dal verso di un gabbiano, ora da un piccione di colore grigio, ora da un grande airone di colore bianco con becco arancione. Mi rammarico nel sapere che un giorno dovrò lasciare il mio lavoro e la casa, le mura tra le quali ho vissuto, in armonia con lo stato del mare - calmo o agita- to, i miei umori e stati d'animo. É brutto affermare che la nuova t e c n o l o g i a s o s t i t u i r à q u e s t o lavoro, non servendosi più del farista. Affermo in ogni intervista avuta con giornalisti e TV, che mai e poi mai la macchina potrà sostituire l'uomo, specialmente i n q u e s t o t i p o d i l a v o r o c h e richiede una grande cura per il sistema meccanico ed elettrico: gli ingranaggi a ruote dentate necessitano una lubrificazione quasi giornaliera, così come il sistema di funzionamento elet- trico, la cui manutenzione va fatta a mano tutti i giorni. Per non parlare dell'aspetto ottico del faro stesso: i suoi cristalli vanno tenuti sempre puliti. Lei scrive poesie e dipinge. Quanto il vivere in un luogo così isolato e così bello l'ha resa artista? Durante le mie ore di relax, quando sono libero dal servizio, mi dedico alla lettura di libri, scrivo poesie inerenti ai miei stati d'animo ed al colore del mare: oggi blu, poi smeraldo, poi grigio argenteo. Forse è la natura che mi circonda ad ispi- rarmi, forse la totale solitudine, o forse è questo particolare ed unico lavoro, invidiato da tutti, che mi fa pensare, scrivere e realizzare versi belli e pensieri belli, che mi fa vedere bello il mondo… Che cosa porterà sempre dentro di sé di Punta Carena e degli anni in cui ha vissuto qui? Una volta terminata questa mia missione piacevole, andan- do verso un meritato riposo dal lavoro, porterò in me quei fasci di luce - otto per precisione: 4 a mare e altri 4 a chi dalla terra ferma li ammira. Ricorderò i miei amici marinai, che nelle sere d'estate con piccoli barchi- ni affrontavano il mare per dedi- carsi alla pesca notturna del totano. Penserò alle lampare dei grandi pescherecci di alici che costeggiavano la Punta Carena in tarda sera, o all'amico pesca- tore che mi ringraziava di aver- gli dato la luce per ritornare in porto. E infine, molto semplice- mente, che cosa le mancherà, ogni mattina ed ogni giorno, del suo faro e del suo lavoro? Mi mancheranno sicuramente l'alba ad est e il tramonto ad ovest, lì dove si alza il giorno, lì dove muore il giorno, luoghi che lasciano in me una bella sensa- zione che dice che qui tutto è v i t a , t u t t o s i m u o v e , t u t t o è bello. Mi rallegra solo il pensie- ro che, anche dove andrò, tro- verò un faro, quel famoso faro che vedevo da bambino; troverò il mio mare e le mie mura di casa, anche se non potranno mai essere ciclopiche come quelle di un faro. Con la partenza di D'Oriano il bel faro di Punta Carena potrebbe diventare una località turistica © Pippipi | Dreamstime.com NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ Continua da pagina 5