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GIOVEDÌ 1 NOVEMBRE 2018 www.italoamericano.org 9 L'Italo-Americano IN ITALIANO | I l 4 novembre l'Italia celebra la fine della Prima Guerra Mondiale. Infatti, il 2018 segna il centenario del- l'Armistizio di Villa Giusti, con cui l'Impero Austro-Ungarico si arrese all'Italia e al resto delle forze vincitrici. Dall'anno succes- sivo, il 1919, il 4 novembre divenne una ricorrenza nazionale per celebrare la fine del conflitto ed è l'unica ad essere celebrata senza interruzione attraverso vari momenti importanti della storia italiana, dagli anni immediata- mente successivi alla guerra al ventennio fascista, fino alla nos- tra moderna Repubblica. Il 4 novembre 1921, la tumu- lazione emotiva e ricca di pathos del Milite Ignoto - l'ignoto solda- to vittima della Grande Guerra, oggi simbolo di tutti i soldati ital- iani che morirono, nel corso della storia, durante l'orrore di tutti i conflitti - fu il momento culmi- nante della cerimonia che ha reso il Vittoriano, o Altare della Patria, uno dei simboli della nos- tra Capitale. Anche per questo motivo, oggi, il 4 novembre non solo commemora la fine della Grande Guerra per l'Italia, ma è anche la giornata dedicata alle nostre Forze Armate, al nostro esercito e all'Unità d'Italia. Quin- di sì, in questo periodo dell'anno - e quest'anno più di ogni altro - noi italiani pensiamo molto alla Prima Guerra Mondiale: coloro che sono appassionati di storia apprezzano i numerosi documen- tari e gli speciali televisivi dedi- cati al conflitto sul nostro canale storico, mentre il resto del Paese abbraccia un momento di orgoglio nazionale attorno ai val- ori di unità e patrimonio comune. Per quanto tragiche siano le guerre, spesso lasciano dietro di sè cose che finiscono per diventare parte della nostra vita quotidiana: le penne a sfera sono un'eredità della Seconda Guerra Mondiale come le calze di nylon, almeno in Italia. E che dire della Prima Guerra Mondiale? Beh, potreste essere sorpresi dallo sco- prire che ci sono alcune abitudini ed espressioni veramente italiane che sono nate in quei tragici anni: un po' di leggere curiosità per ricordarci della vita e della nor- malità, anche quando si pensa a quello che è considerato il primo conflitto moderno nella storia dell'umanità. Ad esempio, lo sapevate che fu durante la Grande Guerra che gli italiani ... Presero l'abitudine di iniziare la giornata con il caffé All'inizio del 20° secolo, il caffè era da tempo un punto fermo nelle dispense italiane. Era così essenziale, che faceva parte delle razioni quotidiane di cibo dei soldati anche nelle trincee. Sembra che lungo le trincee vici- no al fiume Isonzo, che segna il confine tra l'Italia e l'Impero Aus- tro-Ungarico, le razioni rag- giungessero la prima linea intorno alle 22, dando ai soldati la possibilità di gustare una cena tardiva. Ciò significava che i sol- dati nelle retrovie avrebbero rice- vuto il loro cibo, compresa la loro razione giornaliera di caffè, intorno alle 4 del mattino, cioè quando era ora di svegliarsi. Ben presto, certamente anche grazie alle proprietà di risveglio della mente della caffeina, i soldati italiani fecero di quel caffè mat- tiniero una vera abitudine, un'abi- tudine che abbiamo conservato per 100 anni. 2. Incominciarono a scegliere nomi bizzarri per i loro figli Beh, in effetti, è più alla fine della Grande Guerra che durante, ma ecco la storia. Il 4 novembre, abbiamo detto, l'Italia firmò l'armistizio di Villa Giusti, che segnò la fine di 3 anni di san- guinosi e violenti combattimenti. L'annuncio fu fatto in un bolletti- no militare firmato dal nostro generale, Armando Diaz, eroe d'Italia che ha dato il nome a innumerevoli strade, piazze e scuole in tutto il Paese. Termina- va con il formale, ma comune, Firmato Diaz, cioè firmato da Diaz. Peccato che molti italiani del tempo, beh ... abbiano pen- sato che fosse il nome di battesi- mo di Diaz e chiamarono i loro figli proprio così, Firmato. Non ho mai incontrato un Firmato in vita mia, ma che gli eventi e le persone del tempo di guerra lan- ciassero tendenze quando si trat- tava del nome per un figlio, è fatto noto in Italia: durante il peri- odo fascista abbiamo avuto molte Italia e anche molte Adua, che celebravano la vittoria dell'eserci- to italiano in Etiopia nel 1896, una battaglia che Mussolini con- siderava il punto di partenza del "potere imperiale" del Paese. 3. Coniato un'espressione ancora popolare e colorita per dire che qualcuno ti sta distur- bando Chi di voi parla italiano o ha amici che parlano italiano ha sicuramente familiarità con l'e- spressione Rompere le scatole, spesso usata in frasi come "Non rompere le scatole" o "Sei un rompiscatole", che significa rispettivamente "Lasciami in pace", e "Sei davvero fastidioso", anche se entrambe le traduzioni sono molto più miti rispetto all'o- riginale italiano. Poiché nell'im- maginario collettivo italiano, le "scatole" di queste espressioni non sono realmente "scatole" ma un modo non esplicito di riferirsi ai genitali maschili, entrambe le espressioni sono considerate piut- tosto colorite. Tuttavia, sembra che l'associazione tra le scatole e i gioielli di famiglia di un uomo potrebbe, in realtà, non esistere. Alcuni sostengono che l'espres- sione "rottura di scatole", da cui derivano tutti gli altri idiomi, derivi da una pratica comune tra i soldati nelle trincee, ai quali i loro comandanti chiedevano di "rompere tutte le scatole" prima di un attacco. Le scatole in ques- tione erano quelle che con- tenevano le munizioni. 4. Adottato un modo ormai iconico per chiamare i tedeschi Se guardi un film sulla Secon- da Guerra Mondiale ambientato in Italia, noterai l'ampio uso di un termine specifico per chiamare tutti i soldati tedeschi: crucchi. Questa parola, che oggi ha una connotazione in qualche modo negativa, fu infatti utilizzata per la prima volta dai soldati italiani della Grande Guerra, che però non pensavano ai tedeschi quan- do la usavano. Il termine deriva dalla parola serbo-croato kruch, pane, e i nostri soldati la usavano come soprannome per il popolo della Jugoslavia meridionale, per il quale il pane era la principale forma di nutrimento. Il legame con i tedeschi arrivò durante la Seconda Guerra Mondiale, quan- do i soldati italiani sul fronte russo la usarono per i membri della Wehrmacht. Tornato a casa, il legame tra crucco e i tedeschi divenne più forte quando i nostri Partigiani iniziarono a usare il nome. È buffo pensare che, eti- mologicamente, anche noi italiani siamo crucchi, alla fine: se c'è qualcuno al mondo che ama il pane, siamo noi! La vita di trincea ha dato all'Italia qualche abitudine e anche curiose espressioni linguistiche C o s e c h e l ' I t a l i a h a e r e d i t a t o d a l l a Grande Guerra NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ