L'Italo-Americano

italoamericano-digital-11-1-2018

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23 GIOVEDÌ 1 NOVEMBRE 2018 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | LA COMUNITÀ DI LOS ANGELES " Chiamami! Federico Fel- lini vuole vederti". Quando l'attrice Dina Morrone ricevette questo mes s aggio dalla s ua agente, non ci diede molto peso e, credendo che fosse solo uno scherzo, non la richiamò. Ma il famoso regista italiano stava davvero cercando una ragazza bionda per la sua prima pubbli- cità in assoluto per la Banca di Roma, e voleva fare un provino all'attrice italo-canadese che all'epoca viveva a Roma. "Quando ho scoperto che era vero, ho comprato un vestito, ho indossato una sciarpa e sono andata a Cinecittà per incontrar- lo" ricorda Dina con emozione. "Non ho ottenuto la parte, il che mi ha reso triste: quando stai vivendo le cose ti chiedi perché non abbiano funzionato. Solo più tardi nella vita ti rendi conto che c'è sempre un lato positivo. E in quel caso è stato il mio spettaco- lo". La storia del suo incontro con Federico Fellini è infatti diventa- ta lo stimolo per scrivere il suo monologo per il teatro "The Ita- lian in Me". Interamente scritto ed eseguito da Dina, lo spettaco- lo ha recentemente vinto il Val- ley Theatre Award come miglior One Person Show. Dina, questo spettacolo pare essere autobiografico. È semi autobiografico. Il 70% del mio spettacolo racconta quel- lo che è successo e come è suc- cesso. Il terzo atto è più la fanta- sia di qualcosa che avrei voluto fare e ora sono contenta di non aver fatto. Lo spettacolo si chiu- de tornando al punto di partenza; parla di una giovane italo-cana- dese cresciuta in Canada con la nonna, ma che vuole andare a lavorare in Italia, nel mondo del cinema. Ci riesce e poi torna a casa. Durante lo spettacolo, c'è un incontro con Federico Fellini, l'uomo con cui tutti volevano lavorare. Ci dica di più di questo incontro. Quando ci siamo incontrati per l'audizione, ha iniziato a par- larmi della sua vita. Ero lì per parlare del mio lavoro e di me, e l'attenzione si è spostata su di lui! Ma non nel modo in cui si potrebbe pensare, considerando quanto era famoso, ma in manie- ra molto umile e autoironica. Era in un punto della sua vita in cui sentiva che il lavoro stava per rallentare. Ero seduta lì e mi chiedevo perché mi stesse rac- contando tutte quelle cose perso- nali. In che modo quell'incontro è diventato la motivazione per scrivere "The Italian In Me?" Ho raccontato la storia di quell'incontro più e più volte dal giorno in cui è successo! Tutti mi dicevano: "Hai mai scritto uno spettacolo per il teatro? Le tue storie sono così affascinanti e questa storia di Federico Fellini è incredibile". Così ho iniziato a scrivere tutte le mie storie, tutte raccontate in prima persona. Ho capito che potevo creare qualco- sa e così ho preso la storia di Fel- lini e ci ho costruito attorno il mio spettacolo. Non sapevo di avere un pezzo d'oro tra le mani. La battuta finale dello spettacolo me la disse lui durante il nostro incontro! Può dirci di più su questa battuta? Non posso rivelare troppo. Bisogna venire a vedere lo spet- tacolo per ascoltarla, detta con la voce di Fellini. Aveva un grande senso dell'umorismo. Una delle cose che noi italiani abbiamo è il senso dell'umorismo, indipen- dentemente dalle circostanze! E sono cresciuta con quello, infatti mi ha ricordato molto mio nonno. Come è stato creare questo spettacolo? Lo show si è scritto da solo quando mi sono trasferita a Los Angeles, che è dove "The Italian in Me" ha preso forma. É come una collezione di tutte le mie esperienze. Sto interpretando questo personaggio, che continua a crescere, da ben 10 anni! E continuo a lavorarci sopra. Come è cambiato in questi anni? Per esempio parlo di Silvio Berlusconi legato ad un episodio vero che mi è successo. In passa- to a Los Angeles nessuno sapeva chi fosse, quindi dovevo spiegar- lo, ora il pubblico lo sa e ride! Che tipo di pubblico ha di solito? Il mio pubblico è principal- mente fatto da americani che amano il teatro, l'Italia e tutto ciò che è italiano. Ho anche un sacco di gente del cinema che capisce il mio spettacolo perché parla di chi vuole lavorare in questo settore. Il pubblico è anche fatto da italia- ni, e sono il mio miglior pubbli- co, perché quando dico qualcosa in italiano scoppiano a ridere. Ma il pubblico che preferisco è quel- lo che capisce le battute italiane, anche se non sono italiani, ma capiscono i riferimenti. Durante lo spettacolo traduco alcune parole Italiane divertenti. Qual è stato il miglior com- plimento che ha ricevuto? Quello di Mel Brooks. È venuto a vedere il mio spettacolo un anno fa. Sua moglie, ora defunta, era Anne Bancroft, una brillante attrice italo-americana che tanto ammiravo. Mi ha detto la cosa più bella: "Una delle notti più divertenti che abbia mai pas- sato a teatro". Un altro compli- mento è arrivato da Doris Roberts, che ha interpretato la madre in "Tutti amano Ray- mond". Aveva 91 anni quando è venuta vedere lo spettacolo, e con emozione e le lacrime agli occhi, mi ha preso le mani e ha iniziato a farmi i complimenti per il mio lavoro come attrice e per lo spettacolo. Ero travolta dal suo affetto e dai suoi complimenti, soprattutto considerando che era stata una star di Broadway, di film e serie tv di successo. Si sente molto italiana nella sua vita quotidiana? Sono molto italiana. Sono cre- sciuta con genitori molto italiani e ho iniziato a parlare inglese solo a 6 anni quando ho iniziato ad andare a scuola. Tutto era ita- liano: il mio modo di pensare, le superstizioni e i miei genitori amorevoli ma vecchio stile. Quando finalmente sono andata in Italia tutto ha avuto senso. In Calabria, da dove provengono i miei parenti, a Pedace vicino a Cosenza per essere precisi, mi sono emozionata molto, special- mente quando sono andata al cimitero dove ho visto tutti i miei parenti, bisnonni e nonni paterni. La cosa che hanno in comune tutti gli immigrati e i figli degli immigrati è che quando vai in un nuovo paese, questo diventa il tuo nuovo mondo. Realizzi che tutto ciò che sei e fai deriva dalle persone che lo abitano, alcune delle quali non hai mai nemmeno incontrato. La mia storia rispec- chia chi sono e queste persone ne fanno tutte parte. Ci dia qualche dettaglio sullo spettacolo. Mi esibirò il 10 novembre alle 8 PM e l'11 alle 2 PM al Theater West, 3333 Cahuenga Blvd West, 90068. Lo spettacolo dura 75/80 minuti. È una serata di risate e puro divertimento! Porto il pubblico a Roma senza farlo salire su un aereo! E adoro fare questo spettacolo proprio perché è come andare in Italia. Quando faccio le prove da sola al buio, nel teatro, mi torna tutto in mente e rivivo tutto da capo! "The Italian in Me" di Dina Morrone vince il Valley Theatre Award L'autrice ricorda come Fellini, durante il colloquio di lavoro, iniziò a parlarle della sua vita personale. Foto: Ed Krieger

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