L'Italo-Americano

italoamericano-digital-11-1-2018

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GIOVEDÌ 1 NOVEMBRE 2018 www.italoamericano.org 36 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO U n gigante. Un'epoca facile ai miti e alle leggende. Una città che suscita ancora meraviglia e una sto- ria avvolta nel mistero. C'era una volta, a Venezia, un campanaro molto alto. E questa è la sua storia o meglio, è la storia di quel che di lui è rimasto. Lasciandosi avvolgere da inquietudini dickensiane, eccoci a riscoprire le leggende più tene- brose che arrivano da tempi ormai lontani che compongono la storia di una Venezia che si rac- coglie nel suo passato dalle tinte più fosche. Al volger del crepu- scolo, tra le calli della laguna si possono fare degli incontri piutto- sto insoliti. Si può perfino incon- trare un campanaro, o ciò che ne rimane, alla disperata ricerca di redenzione. Siete tutti avvisati: leggete solo se non siete facil- mente impressionabili o se non vi state apprestando a fare un viag- gio là dove aleggia ancora il mistero e l'alone di tenebre che questa storia porta con sè. Altrimenti, vi dovrete guardare le spalle perchè ne sentirete la silen- ziosa presenza. Camminare per l'antica Repubblica Marinara è sempre un'esperienza. Più calano le luci, più si ha la sensazione che qual- cosa di prodigioso si possa mani- festare da un momento all'altro. Forse una fata in volo sopra i camini dogali, o magari un piffe- raio magico in trottata fischiettan- te... chissà. E più si abbandona la Venezia conosciuta, i sentieti bat- tuti dalle frotte dei turisti, più è facile lasciarsi sedurre dall'atmo- LUCA FERRARI pensato tutti, ma perché non accettare? "Soldi per un impegno quando non ci sarò più. Il lavoro più facile del mondo". Le parti dunque si accordaro- no con un regolare contratto e così il vecchio campanaro iniziò a spassarsela in osteria con la somma intascata. Un sollazzo però che ebbe vita breve poiché il troppo gozzovigliare in tempi rapidi lo portò diritto alla tomba e il suo scheletro venne dunque messo sotto vetro ed è ancora Un uomo che non passava certo inosservato vista l'impo- nente statura, che arrivava a toc- care i due metri di altezza, piutto- sto insolita per l'epoca. Fu così che un giorno, il direttore di un istituto scientifico locale lo avvi- cinò proponendogli una generosa offerta: che una volta morto potesse utilizzare il suo scheletro per collocarlo nelle sue collezioni da esposizione. Una richiesta molto strana, non c'è che dire. Lo avremmo oggi visibile al Museo di Storia Naturale di Venezia. A questo punto, la storia lascia spazio al mistero. Voci sinistre raccontano che lo scheletro, ogni sera, poco prima di mezzanotte, ritorni in vita ed esca dall'ex- Fontego dei Turchi (la sede del Museo di Storia Naturale), salen- do fino in cima al campanile di San Marco per continuare a fare il suo lavoro di campanaro. Finito ciò, eccolo vagare per Venezia fino a tornare nella sua antica dimora, fermando chiunque incontri per racimolare il denaro necessario a ripagare il corpo a chi glielo comprò. Una storia affascinante, non c'è che dire. Una leggenda rie- mersa dai meandri del XIX seco- lo con una lezione, sempre con- temporanea, sulla facile ricchez- za. Una vicenda che riporta alla mente, da una parte, la spensiera- ta vendita dell'anima del murato- re comunista al medico democri- stiano nel celeberrimo "Il ritorno di Don Camillo" (1953, di Julien Duvivier), dall'altra al gigante buono presente in "Big Fish" (2003, di Tim Burton), fino ad approdare a "Il canto di Natale" e la malinconia del fantasma di Jacob Marley. Ora che conoscete la storia del campanaro di Venezia non sarà più lo stesso passeggiare nell'an- tica Serenissima. D'ora in avanti, anche io, quando sentirò i dodici rintocchi della notte, lascerò cadere una monetina. La farò tin- tinnare un po', con la speranza che il debole frastuono raggiunga il vecchio campanaro e che col tempo possa finalmente i denari necessari a trovare un po' di pace eterna. Ai rintocchi della mezzanotte, non lasciatevi sorprendere dallo scheletro del campanaro di San Marco sfera inusuale di questa città magica, che tra i suoi palazzi trat- teggia i confini dell'ignoto. Sbarcato alle Fondamenta Nove, sono diretto all'interno del sestiere di Castello. Superato campo San Giovanni e Paolo, con annesso stupore dinnanzi all'im- ponente architettura dell'omoni- ma basilica, prendo il sotoportego fino a entrare in Corte Bressana. Proprio qui, molto tempo fa visse uno degli ultimi campanari di San Marco. Il Museo di storia naturale si trova nel Fontego dei Turchi, importante palazzo di Venezia sul Canal Grande (Ph. L.F.) Fontego dei Turchi,, Venezia. © Lucamato | Dreamstime.com

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