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L'Italo-Americano PAGINA 8 GIOVEDÌ 17 GENNAIO 2013 Il cardinale di Sarajevo Puljić a Cremona e la lezione della guerra nella ex Jugoslavia: 'Eroe è chi vince la paura con l'amore' MAURO FAVERZANI Desiderava benedire e pregare sulla tomba di Fabio Moreni, il volontario ucciso a Gornji Vakuf, nella sua Arcidiocesi, quella di Sarajevo, il 29 maggio 1993, mentre portava aiuti umanitari alla popolazione segnata dai lutti e dal dolore della guerra, l'ultima scoppiata in Europa nel Novecento. Per questo il cardinal Vinko Puljić è giunto nei giorni scorsi a Cremona, la città natale di questo giovane, che ci richiama a "vedere ed accettare Cristo – ha detto - con gli occhi del cuore. Questo cambia la vita, rende subito l'uomo un entusiasta, genera gioia, speranza, amore". Quella stessa gioia e quello stesso amore, che scandirono la vita terrena di Fabio, S.Messa nella cappella dove è sepolto il volontario cremonese Fabio Moreni caduto in Bosnia brutalmente spenta, assieme a quelle di Sergio Lana e Guido Puletti, dalle armi dei "Berretti Verdi" di Hanefija Prijic, alias "comandante Paraga", nella Bosnia dilaniata dal conflitto: ma l'esempio e la testimonianza di questo martirio hanno superato i tempi e sono rimasti vivi anche oggi nella "Fondazione Moreni", l'istituzione sorta subito dopo l'eccidio per volontà della madre (che perdonò senza esitazioni gli assassini del figlio) e di un gruppo di amici. La biografia del cardinal Puljic rivela quanto egli possa ben sapere e capire cosa siano il sacrificio e la sofferenza. La sua vocazione sbocciò, stando a contatto con il suo parroco, imprigionato e torturato ai tempi della Jugoslavia comunista. Ma sopravvisse. "Al suo ritorno ricorda il cardinale - ci disse cosa avesse patito. Ma ce lo disse senza odio, con grande serenità. Ciò mi illuminò, mi entusiasmò. E mi dissi: anch'io voglio essere come lui!". Gli ostacoli non mancarono: "Il regime comunista ateo, che fino a pochi anni fa regnava nella mia Patria – ha detto - mi ha causato non poche difficoltà lungo la strada verso il sacerdozio. Io divenni seminarista di nascosto, segretamente. Appena entrato in Seminario minore, a mio padre fu tolto il lavoro". Di ciò, ovviamente, il giovane Vinko si rammaricò molto. "Ma mio padre mi disse: 'Non c'è problema, siamo nelle mani di Dio'. Per questo io ritenni e ritengo la famiglia una grande scuola di fede". Di fronte a prove tanto dure, comunque, "ho avuto la possibilità di scoprire il volto del Cristo sofferente, vicino a chi si trovi in mezzo alle difficoltà della vita quotidiana". Il Card. Puljić è Arcivescovo di Sarajevo dal 19 novembre 1990, ma ha ricevuto soltanto più tardi la consacrazione episcopale dalle mani del Beato Giovanni Paolo II, il 6 gennaio 1991. Un anno dopo la sua nomina, in Bosnia iniziarono i combattimenti. Durante l'assedio di Sarajevo non abbandonò la sua terra, fu l'unica autorità religiosa a restare con i suoi fedeli, tra la sua gente, sfidando il pericolo: "Bisognava pregare, era questa la nostra forza", ricorda. Ripetuti ed accorati i suoi appelli alla pace ed alla difesa dei Il cardinale di Sarajevo Vinko Puljic col vicepresidente della Fondazione Moreni, don Alberto Mangili diritti inalienabili della persona umana, a rischio della vita. Fu imprigionato per 12 ore dai militari serbi. Ma non ama essere definito un eroe: "Bisogna sapere che non è eroe chi non ha paura, ma chi vince la paura con l'amore. Io trovo tanta forza nei miei collaboratori, sacerdoti, religiosi e religiose, altrimenti stimolo a fare qualcosa come cristiano. Affidarsi a Dio rende l'uomo creativo". Papa Giovanni Paolo II lo ha innalzato alla dignità cardinalizia nel concistoro del 26 novembre 1994, a 49 anni, anche quale segno di vicinanza alle popolazioni colpite dal conflitto armato. Conflitto, di cui il card. Puljić col sindaco di Cremona Perri ascolta un violino Stradivari da solo sono assai fragile". Di granate, durante la guerra, "ne ho sentite cadere quasi due milioni. Anche la mia residenza ne ha 'ricevute' 6. Tra il 12 ed il 13 maggio del 1992 ed ancora tra il 26 ed il 27 di quello stesso mese ne cadeva una al secondo. Ciò mise a dura prova i nostri nervi, c'era tensione. Con i domestici siamo scesi in cantina. Non c'era corrente elettrica, abbiamo acceso le candele e recitato il Rosario. Al termine, era tornata la calma. Spesso abbiamo potuto nutrirci solo di riso, altro non c'era. D'inverno mancava il riscaldamento: pativamo temperature che si aggiravano attorno ai 20 gradi sotto zero. Ma siamo ancora vivi. Sopravvivere è possibile". Ed ancora: "La guerra è stata per me una scuola della Croce e questa vale più di una facoltà universitaria. Ho sentito la forza di essere nelle mani di Dio e lo Vinko Puljić ha recentemente parlato nel suo libro "Per amore dell'uomo -Testimone di pace a Sarajevo". Ha scritto così: "Per recuperare la vera pace si deve tornare a Cristo, che è la Verità". Mons. Puljić è il primo Cardinale bosniaco della storia. È stato presidente della Conferenza Episcopale Bosniaca dal 2005 al 2010. Aveva già rivestito questo incarico dal 1995 al 2002. Oggi nuove sfide attendono la Chiesa da lui guidata: più volte mons. Puljić ha lamentato quanto le autorità della Bosnia-Erzegovina non stiano affrontando adeguatamente l'ascesa del radicalismo islamico wahhabita: "Negli ultimi anni nella sola Sarajevo sono state costruite almeno 70 nuove moschee, i musulmani sono il 90% della popolazione, tutto è nelle loro mani", lamentando come viceversa servano anni per ottenere il permes- so per costruire chiese. I beni della Chiesa confiscati durante il comunismo non sono stati ancora restituiti, a differenza di quelli dei musulmani. Il cardinale ha aggiunto che "i cattolici sono sistematicamente svantaggiati" e chiede per loro parità di trattamento sul lavoro, nell'istruzione, in campo sanitario, nell'assistenza sociale, in tema di giustizia, di sicurezza ed in tutti gli altri settori della vita. La condizione dei cristiani a Sarajevo è sempre più quella di una minoranza. Prima della guerra, c'erano 820 mila cattolici in Bosnia. Oggi sono circa 440 mila. Durante il conflitto sono stati distrutti quasi 600 edifici religiosi, gli episodi di aggressioni al clero e di vandalismi nelle chiese si sono moltiplicati: "C'è stata una sorta di pulizia etnico-religiosa e l'islamizzazione scoraggia i cattolici, che tendono ad andarsene". Durante il conflitto "l'uomo ha distrutto se stesso", ha detto. Di quella immane tragedia oggi restano le rovine ed i problemi, quale per i Cattolici quello della convivenza con musulmani, ortodossi ed ebrei. Dal mondo della politica non giungono aiuti bensì resistenze. Da 15 anni in sede di Consiglio Interreligioso –la cui Presidenza nel 2012 era affidata a Puljic-, si ricerca la strada del dialogo, ma le difficoltà non mancano: "Nell'allora Jugoslavia, all'esterno, in superficie, tutto appariva tranquillo. Ma dentro covava la tensione". Quella tensione che ancora oggi non è risolta.