L'Italo-Americano

italoamericano-digital-11-15-2018

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GIOVEDÌ 15 NOVEMBRE 2018 www.italoamericano.org 7 L'Italo-Americano IN ITALIANO | tornò, giovane e con un enorme sorriso, tra le braccia del suo amato marito. Nessuno si aspettava davvero che Fellini ci lasciasse così pre- sto. Aveva 73 anni, lungi dal- l'essere vecchio, e con vari pro- g e t t i i n c a n t i e r e . A v e v a ricevuto, lo abbiamo detto, un Oscar alla carriera, quale "rico- noscimento del suo lavoro come uno dei grandi narratori dello schermo". Fu il quinto, dopo a v e r v i n t o i l p r e m i o p e r i l migliore film straniero nel 1956 c o n L a S t r a d a , n e l 1 9 5 7 p e r Notti di Cabiria, nel 1963 per 8 1/2 e nel 1974 per Amarcord. In effetti tutto andava bene fino all'inizio dell'estate di quell'an- no, quando fu operato per ridur- re un aneurisma addominale e subì un infarto due mesi dopo, m e n t r e s i s t a v a r i p r e n d e n d o n e l l a c i t t à n a t a l e d i R i m i n i . Anche la sua amata Giulietta si era ammalata ed era a Roma: erano separati e questo, certa- mente, non contribuì. Ottobre fu il mese che il destino scelse per- chè Federico lasciasse questo mondo: poco prima era riuscito a tornare a Roma dove, il 17 del mese, subì un altro infarto, que- sta volta fatale. Morì il 31 otto- bre al Policlinico Umberto I. Quei suoi ultimi giorni all'o- spedale e della sua morte, furo- no momenti davvero surreali: i suoi amici Ettore Scola e Franco Z e f f i r e l l i , M a u r i z i o M e i n e Roberto Mannoni, che lo veglia- vano e si mettevano in contatto c o n l a s t a m p a p e r l a s c i a r e tempo alla famiglia – e soprat- tutto a Giulietta - di far fronte agli eventi; la leggenda metro- politana dei passaggi segreti nel seminterrato del Policlinico, che avrebbe permesso a Masina e ad altri di accedere tranquillamente all'ospedale, evitando la frene- sia dei media in attesa all'in- gresso; la presenza costante del cardinale Silvestrini, che certa- mente aveva pregato per salvare la vita del suo amico, che inve- ce celebrò la sua omelia fune- bre. Era tutto strano e la realtà era q u a s i s o s p e s a , p e r c h é g e n t e come Federico Fellini non pote- va morire. Perché chi ha creato quel cinema doveva aver trovato il modo per ingannare la morte. I poeti sono immortali nell'a- nima e nel corpo: non è forse così? Quelli erano i pensieri di una nazione, no, del mondo, in quei giorni e quando alla fine arrivò la notizia della sua morte, attesa ma non meno dolorosa, tutti ne furono scossi. Poi arrivarono i funerali e tutti gli omaggi, gli speciali televisivi, le copertine delle riviste e le retrospettive cinematografiche: tutto è suc- cesso ed è stato travolgente, p r o p r i o c o m e q u e i c i r c h i d i umanità, colori e sentimenti che lo stesso Fellini amava ritrarre nelle sue opere. Per settimane, abbiamo tutti pianto e ricordato. Poi la vita è continuata, come s e m p r e . A b b i a m o p i a n t o l a scomparsa di Masina la prima- vera seguente, lasciando che le n o s t r e l a b b r a s u s s u r r a s s e r o quelle parole, "non poteva pro- prio vivere senza di lui", belle e forse vere, ma anche un cliché eccessivo e insufficiente per d e s c r i v e r e i l d o l o r e d i u n a moglie. La vita è continuata anno dopo anno, l'opera di Felli- ni indimenticata e indimentica- bile, il suo nome sempre lì, in alto nel Parnaso degli artisti più emblematici del mondo. E q u e s t ' a n n o , p i ù d i o g n i a l t r o a n n o , r i c o r d i a m o c o n pathos e affetto il giorno della sua dipartita. Alla fine, questo è il modo in cui opera l'umanità, q u a n d o s i t r a t t a d e i g r a n d i momenti dell'esistenza: celebra gli anniversari, non importa se gioiosi o no, perché è un modo per non dimenticare e anche un modo per esorcizzare la paura. Paura del futuro e della perdita, paura che qualcosa o qualcuno non ritorni. Ma quando si tratta di arte e dei suoi grandi nomi, non dovremmo sentirci abban- donati, né persi. Come uno dei nostri più grandi poeti, Ugo Foscolo, ci ha insegnato, gli artisti vivono nella loro arte e l'uomo vive nelle parole e nel- l'amore di coloro che lo ricorda- no. Ecco perché, a 25 anni di distanza, Federico Fellini è più vivo che mai. Sicuramente nella mente e nel lavoro dei molti registi e attori che ha ispirato. Non credo, in coloro che hanno cercato di imitarlo, senza mai riuscire a raggiungere il suo livello di afflato poetico ed este- tico. Sempre e soprattutto nella sua opera, moderna e classica al tempo stesso, permeata com'è nelle immagini, nei profumi e n e i m o v i m e n t i d i u n m o n d o fatto di sogni, un mondo dove il tempo si è fermato e non esiste più, proprio come nelle opere di un altro maestro, del palcosceni- co più che della macchina da presa: Samuel Beckett. Ecco perché, a 25 anni di distanza, l'opera di Fellini è così contemporanea. Alla fine, ci aveva detto lui stesso una volta, nei suoi film ha semplicemente filmato i suoi sogni. E i sogni, come la vera arte e la vera bel- lezza, non invecchiano mai. I sogni, come la vera arte, la vera bellezza e i veri artisti come Federico, non muoiono mai. Fellini impugna l'Oscar alla carriera che ricevette pochi mesi prima di morire. Con lui nella foto due grandi colleghi: Marcel- lo Mastroianni e Sofia Loren. Photo: PictureLux / The Hollywood Archive / Alamy Stock Photo NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ Continua da pagina 5 Il Maestro diceva che, nei suoi film, non faceva altro che dare un volto ai suoi sogni

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