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www.italoamericano.org 11 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 13 DICEMBRE 2018 D urante uno dei miei frequenti viaggi in Italia, negli anni S e t t a n t a - O t t a n t a , ho avuto la fortuna di conos cere padre Romano Romani, il quale era amico del dottor Colos i, a q uel tempo medico eminente della città di N ew Y ork e finanche amico mio. Padre Romano era il nipote di Papa Giovanni XXIII e anche se aveva la possibilità sicura di un incarico a qualche posizione eccles ias tica più elevata, s i accontentava di servire umil- mente, come segretario, il vesco- vo di Roma (Giovanni Paolo II) senza fare altre storie o ceri- monie. Questo non significa che era semplicemente uno dei tanti chierici in Vaticano. Niente affatto. In realtà, il suo ufficio si trovava in un posto piuttosto importante con una finestra alla destra del famoso balcone di San Pietro dove, quando viene il tempo, tutto il mondo aspetta di accogliere l'annuncio del nome del nuovo papa. Il padre era uomo di sensibil- ità pia e incorruttibile al punto che non accettava regali di qual- siasi tipo, nè inviti a pranzo, a cena o altro. Ma la sua grazia innata e la sua ospitalità sincera lo portavano ad estendere un favore straordinario a tutti coloro che andavano a fargli visita, soprattutto a chiunque gli porta- va le ultime notizie sui suoi amici lontani negli Stati Uniti, dove questi aiutavano tanti a sostenere una vita sana e produt- tiva. Spesso toccava a me questo servizio e quindi, ogni volta che passavo per Roma, sulla strada per Firenze, una sosta per una visita breve a padre Romano era di rigueur. Di solito mi figuravo un incontro breve per uno scam- bio piacevole di informazioni. Ma a volte mi sbagliavo, perchè la visita si trasformava in un pomeriggio di meravigliosa sim- patia, punteggiato nel tardo pomeriggio da passeggiate spe- ciali in Vaticano tra i giardini ed altre cappelle di solito non visi- bili al pubblico. E così, spesso risultava ch'egli mi conduceva alla Cap- pella Sistina, dopo che la folla dei turisti l'aveva lasciata. Sic- come il padre sapeva ch'ero uno studente della carriera di Michelangelo, spesso mi lasciava solo in quella splendida cappella per circa venti o trenta minuti alla volta, dopo di che mi faceva entrare nella Cappella Paolina, l'entrata della quale si trova nel muro-portone vicino all'uscita turistica, per vedere gli affreschi meravigliosi di San Paolo e di San Pietro, fra gli ultimi lavori creati da Michelangelo, più comunemente visibili solo sui libri. Ma uno dei viaggi più memo- rabili da padre Romano fu quan- do io e mia moglie fummo rice- vuti da lui e condotti ai giardini del Vaticano che, in quel perio- do, non erano aperti al pubblico. Mentre eravamo lì, il padre si scusò e poi, dopo qualche minu- to, riapparve con una manciata di pigne. Mia moglie ed io ne rimanemmo sorpresi e ci doman- dammo perché si fosse sporcato le mani in tal modo. Ma lui ci spiegò che l'aveva fatto affinché ci rimanesse un ricordo vivo del pomeriggio piacevole passato insieme. Dopo averci detto questo, suggerì che mia moglie mettesse le pigne -- che erano cinque come il numero delle per- sone della nostra famiglia -- nella sua grande borsa per portarle a casa per decorare la nostra tavola di Natale. Ci disse che sarebbe stato un modo nuovo per cele- brare le nostre feste in un modo molto spirituale. Ci spiegò che, da bambino, in Toscana, per Natale le pigne erano sempre inzuccherate e poste di fronte ad ogni componente della famiglia come a celebrare una specie di unione personale con le ric- chezze della Natura e di Dio. E fra questi doni, spiegava, c'era l'albero di pino benedetto le cui pigne serbavano i pinoli con cui venivano poi fatti i favolosi e deliziosi pasticcini di Natale. Naturalmente, le prendemmo. Ma prima di partire, il padre disse a mia moglie che badasse a non far sapere alle guardie svizzere cosa aveva in borsa per- ché, come si dice, si può sempre dare alla Chiesa ma non si per- mette mai di toglierle qualcosa. Dopo queste parole scherzose, il padre si affrettò a salutarci per- ché, proprio in quel momento, un gran aereo a reazione ronzava sopra di noi. Questo lo turbò molto in quanto è vietato sor- volare il Vaticano e dunque vole- va subito relazionare sull'incur- sione. Allora lo salutammo ed io e mia moglie ci affrettavamo a trovar la scala che ci avrebbe portati all'uscita di Sant'Anna. Parecchi anni dopo, il padre andò in pensione. E quindi, quando andai a Roma per vedere come la Cappella Sistina era stata restaurata, dovetti fare la fila dei turisti del Vaticano sotto la pioggia. Quando riuscii final- mente ad entrare nella Sistina, mi domandai se fra tutto il chiasso della folla che stava furiosa- mente scattando fotografie istan- tanee, e proibite, veramente si potesse trovare qualcheduno che si rendesse veramente conto di quanto prezioso fosse poter stare là dentro. M'immaginai che, una volta arrivati a casa, questo loro tesoro fotografico venisse tenuto molto caro. Ma un modo per apprezzar- lo meglio sarebbe forse di met- tersi tutti attorno ad una tavola di Natale decorata con delle pigne inzuccherate a cui affidare i ricordi affettuosi della visita oppure di qualche amico prediletto lontano. Lo faccio anch'io oggi quan- do la stagione delle feste si annuncia: tiro fuori i nostri regali meravigliosi per decorarli orgogliosamente sulla tavola di Natale, e fatto questo, mi siedo per godere gli "alberetti di pino nevosi" con tutta la famiglia con vividi ricordi di padre Romano e del nostro tempo passato insieme a lui in Vaticano. "…le pigne venivano inzuccherate e poste di fronte ad ogni componente della famiglia" © Vadim Zakirov | Dreamstime.com A Tavola con le pigne di Natale NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ