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www.italoamericano.org 11 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 27 DICEMBRE 2018 L'ultima danza Pasquino partecipa a un ballo P er dieci giorni a dicembre, lo Sciroc- co aveva paralizzato Roma. I commer- cianti, indifferenti ad un aumento della resa del mais, giravano intorno alla Fontana del Tritone in Piazza Barberini. Gli esponenti dell'alta società, con velo e mantello di pelo, annega- vano in carrozze da parco lungo il Corso. Dalla loggia di Villa Lante al G ianicolo, la città assomigliava a una Pompei di cenere. Prima di Natale, però, un Ponentino era salito dal mare e aveva fatto rivivere la Capitale in tempo per il Ballo del Quiri- nale. Costruito per papi e cardinali, il Quirinale, nonostante il suo eroico rifacimento, era un posto brutto per cene di mezzanotte e valzer. Dopo l'unificazione, il nuovo regime aveva sostituito le immagini di santi e pontefici del palazzo con dipinti più grandi del reale con i mo menti più importanti del Risorgimento. I decoratori avevano illuminato la sala dei ricevimenti con damasco giallo e avevano appeso nella sala da ballo un ritratto della principessa Margherita con gli occhi azzurri. Dopo otto secoli di austerità spartana, i Savoia avevano portato eleganza. Tut- tavia, s ebbene l' elegante Margherita fosse ormai regina, gli spettacoli pubblici restavano esercitazioni militari. Ci fu una marcia di un quarto di miglio lungo un corridoio claustrale fino al tavolo del buf- fet. Sorvegliato da corazzieri, il Salone Svizzero era più proibito del Vaticano. A causa dei con- flitti politici, era necessaria una stretta sorveglianza. Gli ospiti rivali si precipitarono nella fila della reception o si spalmarono s u tartine e champagne, ma questo non fu niente a confronto delle maldicenze per un invito. Quattro ministri liberali avevano protestato per essere stati omessi dalla lis ta degli os piti. P er evitare una crisi di governo, una dama di palazzo della nobiltà romana fu costretta a uscire e fu sostituita da una signora borgh- ese scelta a sinistra. Quando il re Umberto fu informato, esclamò: "Balli!". Milleduecento ospiti pasco- larono al tavolo del buffet e indugiarono vicino alla sala del trono. Era vero che la regina collezionava servizi da pranzo in porcellana da ogni provincia d'I- talia? Che toccante simbolo di unità nazionale! I maestri delle cerimonie sorrisero, offrirono le braccia e le carte da ballo tim- brate con lo stemma sabaudo e scortarono le signore nella sala da ballo. Tutti ammirarono i lampadari di cristallo e le tende scarlatte, ma alcuni restarono indecis i s ull' enorme abete. Introdotto a palazzo cinque Natali prima, sembrava ancora troppo tedesco, un tributo fuori luogo alla madre sassone della regina. Tuttavia, le sue candele accese confermarono che la sta- gione sociale era davvero inizia- ta. Alle undici precise, una delle due porte sul lato opposto della sala si aprì. L'orchestra suonò la fanfara alla Marcia Reale, e la coppia reale entrò stupendo. L'abito da ballo di seta della regina Margherita era ricamato con fili d'argento e perline di cristallo. Re Umberto portava la coda, il Collare dell'Annunziata e la fascia dell'Ordine Militare di Savoia. Le loro Maestà furono seguite dai principi stranieri di Roma, i Cavalieri e le Dame del- l'Ordine dell'Annunciazione e gli ambasciatori inglese, turco e cinese. Il ciambellano annunciò la quadriglia d'onore e le coppie, scelte in anticipo, presero il loro posto. Il re si fece da parte e las- ciò che la regina danzasse con il principe O s car di S vezia. L'onorevole Marco Minghetti, leader dell'opposizione, diede la mano a Donna Amalia Depretis, la moglie del primo ministro. La quadriglia durò un quarto d'ora, poi tutti ballarono i valzer. Un decennio fa, i balli in cos- tume erano alla moda. Donna Laura Acton Minghetti una volta si vestì da squaw, per la gioia del segretario della legazione americana. Questa mascherata era più sottile: tutti fingevano di es s ere italiani. La s ocietà romana sconcertava gli osserva- tori stranieri. Mancava deferenza e deviava dagli standard delle vecchie capitali europee. Le élite erano gladiatori, nonostante il costume, e il Quirinale era il loro Colosseo. "Qui", si lamentava la contessa Clémentine Hugo, "il gioco si gioca in modo troppo libero". Ora capitale dell'Italia unita, Roma era più piccola di Milano e Napoli, ma più divisa. Papisti e nazionalis ti, neri e bianchi, intrapresero una guerra aperta. A ris tocratici e borghes i s i sposarono ma si deploravano a vicenda. Tutti detes tavano i nuovi arrivati piemontesi, con disprezzo si chiamavano "buz- zurri", venditori di castagne. Risse si svolgevano a Montecito- rio, duelli sul Pincio, ma ogni anno il Ballo del Quirinale puli- va la lista romana di amarezza e lacrime. Il principe Vittorio Emanuele, che diventava più vecchio ma non cresceva, salutò i danzatori e i custodi dell'albero di Natale. Tutti pens avano che fos s e affascinante nella sua divisa in miniatura, ma i suoi piedi avreb- bero toccato il pavimento quan- do sedeva sul trono? Il piccolo principe annuì, e con i lacchè in livrea lanciò cioccolatini e tor- roni alle s ignore, che applaudirono e s trillarono. Umberto e Margherita sorrisero. Alle tre del mattino, l'orchestra iniziò la suite di Die Fledermaus, e neri e bianchi, nobili e borghe- si ballarono insieme fino all'alba. P as quino's s ecretary is Anthony Di Renzo, professor of writing at Ithaca College. You may reach him at direnzo@itha- ca.edu. … Alle tre del mattino, l'orchestra iniziò la suite di Die Fledermaus e neri e bianchi, nobili e borghesi ballarono insieme fino all'alba… NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ