L'Italo-Americano

italoamericano-digital-12-13-2018

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GIOVEDÌ 27 DICEMBRE 2018 www.italoamericano.org 5 L'Italo-Americano IN ITALIANO | F i n d a l l ' i n i z i o d e i t e m p i , i l f u o c o h a significato tutto per l'uomo: luce, calore, sicurezza. Serviva per cucinare il cibo, per ripulire il terreno e spesso è stato usato come arma. Contrariamente agli altri elementi essenziali della natura, che erano tutti sotto gli occhi dell'Uomo, il Fuoco dove- va essere "scoperto" e domato, e anche per questo ha acquistato significati simbolici profondi. Questo è il motivo per cui il fuoco è protagonista di molti rituali e tradizioni, comuni a quasi tutti i Paesi europei: dai falò alle processioni, il fuoco è associato al risveglio spirituale - nel Cristianesimo, per esempio, è il simbolo della presenza dello Spirito Santo - ma è anche un momento di passaggio da un'e- poca all'altra e, pure, da un anno all'altro. Tradizionalmente, il fuoco purifica la terra dal male e dalla negatività di un periodo particolare, preparando la strada per l'inizio di una nuova era: non c'è da meravigliarsi, quindi, che i rituali del fuoco, in molte forme, siano diventati tipici delle celebrazioni di fine anno in Ita- lia. A Bologna, e in altre zone dell'Emilia Romagna, ad esem- pio, il Falò del Vecchione, con un pupazzo che assomiglia ad un vecchio che viene bruciato, illu- mina la notte tra il 31 dicembre e il 1° gennaio. Il Vecchione è il simbolo dell'anno vecchio che brucia con tutto il suo fardello di dolore e tristezza, per accogliere un nuovo anno più generoso. In effetti, questa è una tradi- zione legata a quella dei Falò di Inizio Anno, tipica del Nordest italiano e che si svolge di solito prima dell'Epifania: probabil- mente legata ai riti pre-cristiani di purificazione e prosperità, sono un simbolo, proprio come il Vecchione, della fine di un tempo specifico, del fuoco che ripulisce la vita da tutte le sue negatività per iniziare il nuovo anno su una nuova pagina. Ma la presenza del fuoco, in q u e s t e b u i e n o t t i i t a l i a n e d i dicembre e gennaio, non è tipica solo delle terre del Nordest ita- liano. Mentre l'inverno si avvicina e scendono le notti, gli uomini di Oratino sono al lavoro. Raccol- gono la legna per Natale. Ma questa non è legna da ardere a casa; quella è già impilata e messa da parte. Il legno che cer- cano è raro e difficile da trovare, ma vitale per il pezzo forte della f e s t a c i t t a d i n a . F o r m e r à u n a torre alta 13 metri. E poi tutto il loro duro lavoro finirà in fiamme la vigilia di Natale. Questa è la Faglia di Oratino, una tradizione natalizia di luce, fertilità, adora- zione e rinnovamento. Le origini dell'antica Faglia o t o r c i a d i O r a t i n o s i p e r d o n o nella notte dei tempi, proprio come la storia della città. La tra- dizione suggerisce che il primo i n s e d i a m e n t o f u f o n d a t o i n epoca pre-romana con gli abitan- ti che stabilirono una fortezza e poi un monastero a metà collina. Le vicine strade romane sembra- n o s u p p o r t a r e q u e s t a t e o r i a , anche se probabilmente non fu fino all'epoca dei barbari, dopo la caduta dell'Impero Romano, che venne stabilita l'attuale posi- zione collinare a 710 metri. In seguito i terremoti hanno spinto residenti e monaci dalla più anti- ca fortezza inferiore fino alla sommità rocciosa del precipizio e gradualmente la cima è stata livellata e lì venne costruita una chiesa. L a c o m u n i t à , i l c u i n o m e deriva da un piccolo bosco di alberi di alloro, dal latino Laure- tum o Loretinum, è cresciuta gradualmente, probabilmente diventando un piccolo comune durante il periodo normanno o l o n g o b a r d o . L a p r i m a p r o v a documentaria della sua esistenza risale al 1200 quando il comune passò attraverso le mani di molti proprietari terrieri, signori feu- dali, feudi e baroni prima di essere ceduti al duca Antonio Vitaliano nel 1600. A d u n c e r t o p u n t o , l u n g o quella intricata linea del tempo, l a g e n t e d i O r a t i n o i n i z i ò l a magica usanza di accendere la torcia-Faglia alla vigilia di Nata- le di ogni anno. Quindi che succede? Fondamentalmente, la festa p r e v e d e l ' a c c e n s i o n e d i u n a gigantesca torcia di legno alta 13 metri, la vigilia di Natale, una volta che è scesa l'oscurità. Sem- bra semplice ma non non lo è, ed è molto più che accendere una torre. Infatti, la preparazione ini- zia settimane prima usando tec- niche tramandate di padre in figlio da innumerevoli genera- zioni. La torre è fatta di canne di g i u n c o , u n l e g n o r a r o n e l l a regione del Molise che può esse- re difficile da trovare. La storia racconta che i giovani solevano r u b a r e d i n o t t e l e c a n n e d a i campi e dai vigneti delle colline del posto, per costruire la torre. Ciò richiedeva astuzia, destrezza e abilità per evitare di essere scoperti e questo funzionava come una sorta di iniziazione alla virilità. Ma oggi sono rac- Gli uomini di Oratino portano la Faglia a spalla Ecco la Faglia pronta per essere accesa: questo rituale antico simbolizza purezza, protezione, abbondanza e luce Il fuoco porta il nuovo: Oratino e la tradizione dei riti del fuoco in Italia NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ Continua a pagina 7

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