L'Italo-Americano

italoamericano-digital-1-10-2019

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www.italoamericano.org 15 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 10 GENNAIO 2019 GRAND TOUR VIAGGI ITINERARI TERRITORIO L a bella città di Volter- ra circondata dalle mura, un'antica città etrusca a circa 45 miglia a sud-ovest di Firenze, è famosa per i bastioni medievali ben conservati, i musei, i siti archeologici e le sug- gestive strade di ciottoli. I fan dell'autrice americana Stephanie Meyer la conoscono come ambi- entazione del secondo libro della serie di Twilight, New Moon. Ma Volterra ha un'altra ragione di fama che è più antica dei racconti sui vampiri. Fin dal- l'antichità, Volterra, centro com- merciale chiave e una delle più importanti città etrusche, è stata conosciuta come la città dell'al- abastro. Gli Etruschi estraevano l'al- abastro nelle vicine colline e lo consideravano la pietra dei morti. Il minerale era usato per elabo- rare urne funerarie e scrigni che ospitavano le ceneri dei defunti, era apprezzato per la sua durabil- ità, la bella colorazione, le vena- ture naturali e la traslucenza. All'ascesa dei Romani, l'alabas- tro cadde in disgrazia e il marmo divenne il materiale preferito per scolpire. L'alabastro fece ritorno a metà del 1500 quando gli artisti volterrani iniziarono a tagliare la pietra traslucida in sottili fogli per realizzare le finestre delle chiese medievali italiane. Alla fine del XVIII secolo, dopo un periodo in cui la pietra era di nuovo tornata ad essere poco popolare, iniziarono a nascere le officine di alabastro e una comu- nità di commessi viaggiatori aiutò a portare gli oggetti di alabastro in ogni angolo del globo. Dopo la II guerra mondiale, ci fu una spinta per industrializzare l'artigianato, ma una manciata di artisti volterrani insistette nel preservare le antiche tecniche manuali. Infatti, gli strumenti e i metodi usati oggi sono quasi identici a quelli usati dagli antichi Etruschi. Lavorare l'alabastro richiede un assortimento di utensili manu- ali, un occhio artistico e una tolleranza per le grandi nuvole di polvere. Un alabastraio inizia con un blocco o un pezzo di alabas- tro. Se il prodotto finale deve essere un vaso o una ciotola, la pietra viene girata su un tornio simile a quello che viene utilizza- to per fare la ceramica e poi modellato con strumenti di cesel- latura. Se l'alabastro deve essere scolpito in teste, busti, animali o altre figure, viene spesso usato un modello in argilla o cera. In alternativa, è possibile utilizzare un pantografo per trasferire con precisione le misurazioni su un pezzo più grande. Anche se l'alabastro e il marmo possono sembrare simili nell'aspetto quando levigati, sono materiali molto diversi, in parti- colare per quanto riguarda la durezza e il contenuto di miner- ali. L'alabastro è una forma a grana fine di gesso, una roccia sedimentaria composta da minus- coli cristalli visibili solo sotto ingrandimento. Gli antichi Egizi preferivano l'alabastro per creare le loro sfingi o realizzare oggetti funerari come i vasi cosmetici. L'alabastro più puro è bianco e un po' traslucido; impurità come l'ossido di ferro causano rag- natele di venature. Il marmo è costituito princi- palmente da calcite, che si forma quando il calcare sotterraneo viene modificato a causa di pres- sioni estreme o di calore. Non è delicato come l'alabastro ed è diventato il materiale preferito dei maestri scultori come Michelan- gelo che si affidò al marmo di Carrara per le sue opere più famose. Per ammirare la straordinaria arte dell'alabastro di epoca etr- usca, recati al Museo etrusco Guarnacci di Volterra, uno dei più antichi musei pubblici d'Eu- ropa. La collezione di oggetti archeologici fu avviata nel 1731 da Mario Guarnacci. Quando morì nel 1785, donò i suoi manu- fatti a "la popolazione della città di Volterra", trasformando la collezione privata in una pubbli- ca. Nel museo, i visitatori pos- sono vedere più di 600 urne etr- usche, sistemate in base al soggetto. Ci sono stanze piene di urne decorate con demoni, ani- mali feroci, fiori o maschere. Ulisse che fugge dalle allettanti Sirene è un soggetto popolare insieme a dei e divinità greche. Numerosi cofanetti raffigurano immagini di persone scomparse, sdraiate sui letti o mentre pasteggiano. Una delle sale del museo ricrea uno studio in alabastro di epoca etrusca. Anche se più di 1.000 urne sono state dissotterrate nella zona circostante, gli arche- ologi devono ancora scoprire un'antica officina, quindi alcune cose su di essa sono congetture. Ma poiché le tecniche sono cam- biate poco nel corso dei secoli, gli strumenti e i mobili esposti sono stati semplicemente presi in prestito dagli artisti alabastrai moderni. Dopo una visita alla collezione etrusca del museo, è tempo di dare un'occhiata all'industria del- l'alabastro di Volterra. Nel centro della città, ci sono molti negozi di alabastro che vendono di tutto, dai tappi per vino ai lampadari, dalle bocce ai gioielli. Diversi negozi hanno i loro laboratori nelle vicinanze così che si può vedere l'artigianato, gli strumenti e il processo di intaglio da vicino. Entrare nello studio di alabas- tro di Alab'Arte è come tornare indietro nel tempo. I proprietari- artisti Roberto Chiti e Giorgio Finazzo sono stati soci per 42 anni, il primo incontro da studen- ti di scuola d'arte. "Mio padre possedeva un bar - dice Finazzo - quindi questa non è stata un'abil- ità tramandata di padre in figlio. Ma mi piace il lavoro e sono felice di portare avanti le tradizioni di questa bellissima arte". Il laboratorio di Gloria Gian- nelli, situato al piano terra di Palazzo Tortoli, è adiacente al Museo Etrusco. Giannelli ha iniziato a lavorare l'alabastro nel 1980 ed è stata la prima donna a Volterra a scendere in campo. Il suo particolare stile di artigianato deve molto alle arti tradizionali del ricamo e del merletto. Com- mercializza persino la sua arte come "creazioni di pizzo in alabastro". Ha vinto numerosi premi nazionali e internazionali e lo scorso settembre, il suo lavoro è stato presentato a Venezia in una mostra di artigianato europeo chiamata Homo Faber. Il laboratorio di alabastro Rossi esiste dal 1920. Il negozio è nascosto in una strada laterale e il suo ingresso è pieno di vecchie fotografie, pezzi di alabastro e polverosi macchinari vintage. Sebbene i metodi di intaglio pos- sano essere tradizionali, i prodotti esposti nello showroom Rossi sono contemporanei sia nello stile che nel design. L'artista Giorgio Finazzo, co-proprietario di Alab'Arte, mentre spiega alcune delle tecniche usate per lavorare l'alabastro. (Dale Smith) Roberto Chiti, di Alab'Arte, lavora in uno studio pieno di sculture e strumenti di lavoro, ricorperti da un sottile strato di fine polvere di alabastro. (Dale Smith) Volterra e l'alabastro: oltre 3000 anni di arte nella pietra

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