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GIOVEDÌ 24 GENNAIO 2019 www.italoamericano.org 7 L'Italo-Americano IN ITALIANO | Shima, e la Medaglia Nazionale della Tecnologia e dell'Innovazio- ne del 2009 del Presidente Barack Obama, con Hoff e Mazor. Inol- tre, ha ricevuto il Premio Marconi (1988) e il Lifetime Achievement Award dalla European Patent Organisation (2006). Nel 1996, Faggin è stato inserito nella National Inventor's Hall of Fame per la co-invenzione del micro- processore e ha ricevuto numero- se lauree ad honorem in Informa- tica e Ingegneria Elettronica, tra cui un dottorato di ricerca. in Ingegneria Elettronica dal Polyte- chnic University of Armenia, e un dottorato in Scienze dalla Chap- man University. L'Italo-Americano ha chiesto a Faggin se c'è un premio in parti- colare che gli tocca il cuore. "Sì, un premio chiamato Pre- mio Masi. Masi è un enologo del Veneto, la regione dove sono nato. Producono il vino Amarone, uno dei migliori vini italiani al mondo. La Fondazione Masi ha istituito un premio che dà ogni anno a tre veneti che si sono distinti nel mondo. Ho ricevuto il Premio Masi nel 1997". Secondo il sito web della Fon- dazione Masi, i premi sono inizia- ti nel 1981 con il Premio Masi Civiltà Veneta, assegnato a indi- vidui originari del Veneto che si sono distinti nel campo della let- teratura, dell'arte, del giornalismo, della scienza, dello spettacolo e degli affari. Il premio in sé è molto speciale: un barile di Masi Amarone, uno dei prodotti più emblematici delle terre venete. Di questo onore, Faggin dice: "Il premio è una grande botte di Amarone che è divisa in tre parti per le tre persone che ricevono il premio, quindi circa 200 bottiglie di Amarone ciascuno. Ho ricevu- to il premio per la scienza e la tecnologia. Il valore del premio è la sensazione di essere apprezzato dalla tua gente, dai tuoi simili veneti. La natura del premio è tale che riflette il vino della tua terra e così il premio esprime tanto senti- mento. È uno dei premi che ricor- do con più affetto, un premio dalla mia terra in Italia, dalla gente della mia terra". Per comprendere meglio l'uo- mo che sta dietro al genio, L'Ita- lo-Americano ha posto la doman- da: dato che molto è stato scritto sugli aspetti tecnologici della sua carriera, vorremmo saperne di più sulla persona che sta dietro al genio. E' possibile essere un genio e una persona normale? Ridendo, Faggin ci ha rispo- sto: "La persona non tecnologica è un tipo normale a cui piace pro- gettare, costruire e pilotare modellini di aerei. Il mio obietti- vo era il piacere del volo - un modo per volare senza volare davvero. Era un modo per proiet- tarmi nell'aereo e godermi il volo in modo indiretto. Ho amato gli aerei fin da quando ero bambi- no". In che modo la sua italianità ha influenzato il lavoro nel corso della sua vita? "Mi piace pensare che la cultura italiana mi abbia influenzato positivamente perché c'è una dimensione della cultura italiana più umana e più umanisti- ca. C'è più equilibrio tra la vita personale e la vita professionale. Non sono così separate. Mi ha dato più passione e mi ha permes- so di inserire il mio io emotivo nel mio lavoro. Mi permette di godere di ciò che faccio, ma per- mette anche agli altri intorno a me di godere di più di ciò che fanno". "Questa capacità è una delle ragioni per cui volevo essere un imprenditore e non solo un tecni- co. Volevo essere una persona in grado di creare aziende. Per farlo ci deve essere una visione e il desiderio di creare una squadra e una cultura aziendale. Tutti questi aspetti della mia personalità sono stati forse più ricchi a causa della mia formazione in Italia. Le per- sone qui negli Stati Uniti tendono ad essere più rigide, più struttura- te e meno spontanee e la sponta- neità è una qualità molto impor- tante". "Un'altra cosa che il mio esse- re italiano ha fatto per me è stata quello di non farmi specializzare troppo, permettendomi di spostar- mi da un settore all'altro con lo stesso entusiasmo e passione. Queste qualità mi hanno recente- mente spostato in un campo diverso: lo studio della coscienza. Fino a poco tempo fa, la coscien- za era considerata un argomento filosofico. Tuttavia, cerco di col- legare la scienza del mondo fisico esterno con ciò che del mondo interiore non è ancora scientifico. Questo è un aspetto molto più profondo, molto più importante in un mondo che pensa che noi umani siamo macchine". "Lo studio della coscienza mi ha occupato a tempo pieno negli ultimi dieci anni e a tempo par- ziale per i primi 20 degli ultimi 30 anni. Direi che forse questo è legato alla mia italianità, al mio patrimonio culturale. Gli italiani tendono ad essere abbastanza completi nel senso che apprezza- no gli aspetti interiori della realtà e anche gli aspetti di godimento della vita. Per esempio, guarda al modo in cui la maggior parte delle persone mangia rispetto al modo in cui mangiano gli italiani. Gli italiani amano mangiare ma non sono grassi! L'obesità per me indica che qualcosa è lontano dal- l'equilibrio psico-fisico. Dimostra che mangiare può avere più a che fare con l'avidità che con il piace- re. Niente è mai abbastanza". Quando gli è stato chiesto se il suo lavoro attuale lo ha portato lontano dalla tecnologia e verso la scienza umana, ha risposto: "C'è un lato dello scientismo che tende a vedere tutto come una macchina, qualcosa che è raziona- le e logico. Quel tipo di "io" nega una realtà alla vita interiore. È alienante. Quel punto di vista è prevalente oggi e disturba partico- larmente quando si considera l'in- telligenza artificiale. Saremo superati dalle macchine, ci dico- no. Ciò è molto inquietante per- ché significa che le persone che sentono in questo modo hanno perso il contatto completo con il loro mondo interiore, il mondo delle emozioni, con la creatività e il divertimento. Il modo in cui alcuni scienziati guardano alla realtà parla di un universo privo di significato, un universo che è un prodotto del caso. Questa è una visione distopica della realtà ed è il risultato di persone che si disconnettono dalle loro vite inte- riori". "Non sto passando necessaria- mente dalla tecnologia alla sola natura umana, sto semplicemente definendo dove la tecnologia ha un posto. La tecnologia non è tutto. C'è una naturale tendenza a concentrarsi in un modo tale che si finisce per non vedere altri aspetti della realtà. Si pensa che tutto sia ciò su cui ci si sta con- centrando in quel momento. Tut- tavia, la realtà è molto più ricca di quanto il nostro focus ci porti a credere". Faggin ha continuato a spiega- re il lavoro della Fondazione Federico ed Elvia Faggin. "Il lavoro e il punto focale della Fon- dazione è di elevare fondamental- mente la consapevolezza della comunità scientifica alla com- prensione che la "coscienza" non è probabilmente prodotta dalla materia, come si pensa comune- mente". "Nella visione materialista del mondo, la coscienza è prodotta dal cervello e quando il cervello smette di funzionare, la coscienza è sparita per sempre. Bene, questo è un modo di vedere il problema se si pensa che esiste solo la mate- ria. Ma nessuno lo ha dimostrato. La scienza non può spiegare il fatto che siamo coscienti. Pertan- to, dobbiamo considerare la pos- sibilità che la coscienza possa essere una proprietà irriducibile della natura, nel qual caso la coscienza deve essere presente nelle particelle elementari di cui è costruita tutta la materia. Questa idea è generalmente considerata pazza. Ecco perché gli scienziati non danno alcuna realtà al mondo interiore che è fatto di sensazioni, sentimenti, emozioni e pensieri, che riguardano la coscienza ma danno valore solo a ciò che è esterno". Alla domanda su come dimo- stri la sua teoria, la risposta è stata illuminante. "Non hai bisogno di dimostrarlo. Lo sai dentro di te. La dimostrazione è il fatto che siamo consapevoli quando si sup- pone che dovremmo essere fatti di materia inconscia e quindi dovremmo essere incoscienti. Ciò che per me è falso è l'idea che esi- sta solo materia inerte". "Poiché la vita è stata studiata come se fosse una macchina, sal- tiamo alla conclusione che le macchine possono avere coscien- za. Stiamo percorrendo la strada sbagliata come umanità. Stiamo diventando automi. Guarda i bambini con i loro iPhone. Sem- brano connessi con il loro stru- mento e stanno dimenticando di relazionarsi con altri esseri umani, per l'amor di Dio! È que- sto il tipo di futuro che vogliamo? Un futuro in cui i simboli tecnolo- gici sostituiscono l'empatia, la compassione e le relazioni umane?" Creerebbe un computer che ha coscienza ed empatia? Andrebbe in quella direzione? La sua rispo- sta: "No, perché non è possibile. Ma 30 anni fa sostenevo questa linea di pensiero, pensavo che avrebbe dovuto essere possibile realizzare un computer cosciente e ho iniziato a pensare in quella direzione fino a quando ho avuto delle esperienze straordinarie di coscienza che mi hanno detto che la realtà è molto più di quello che normalmente pensiamo. Nel momento in cui apri la tua mente a qualcosa di più, la vita ti darà quelle esperienze e quando le avrai non potrai più tornare indie- tro. È come il pesce che vive nel- l'oceano profondo e pensa che tutto ciò che esiste è solo l'acqua che sperimenta. Quando lo togli dall'oceano e gli fai dare una sbir- ciatina alle onde, al sole, alle nuvole e alle isole in lontananza, il pesce si renderà conto che la realtà è molto più che la semplice acqua". "Possiamo in qualche modo guidare le nostre conclusioni verso questo tipo di realizzazio- ne? Sì, possiamo. Possiamo se vogliamo conoscere e guardare i luoghi giusti, per esempio attra- verso la meditazione. Mettendosi in discussione a poco a poco, ci si mette nella condizione di speri- mentare al di là di ciò che speri- mentiamo abitualmente. Espande- re la propria coscienza è essenziale per essere in grado di comprendere una realtà più ampia". Quando gli ho chiesto se vole- va aggiungere qualcosa a ciò di cui abbiamo discusso, ha risposto: "Abbiamo parlato di quello che considero essere il 'colore di me stesso', il colore umano, la parte più profonda e più intima, così siamo andati ben oltre i semplici fatti. I fatti sono belli, ma non bastano". Quando gli ho chiesto se aves- se in mente un'autobiografia, Fag- gin ha risposto: "Sì, è interessante che tu me lo chieda. Ho un'auto- biografia scritta in italiano, e in un secondo momento sarà pubbli- cata in inglese. Sono quasi certo che sarà disponibile quest'anno, il 2019". Ed è quindi con impazienza che attendiamo con ansia l'auto- biografia di Federico Faggin e di conoscere meglio l'uomo che sta dietro al genio. Federico Faggin, creatore del primo microprocessore, un esempio della scienza Made in Italy che si fa conoscere nel mondo © Wikimedia SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO Continua da pagina 5