L'Italo-Americano

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NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ GIOVEDÌ 24 GENNAIO 2019 www.italoamericano.org 3 L'Italo-Americano IN ITALIANO | L a tecnologia è il passa- porto del mondo con- temporaneo, globaliz- zato e iperconnesso. E' lo strumento a cui affidiamo il progresso scientifico e sociale, visto che il benessere è una delle ricadute immediate che ci aspettiamo dall'avanzamento delle conoscenze ed è il motivo per cui investiamo capitali e risorse umane. E' una condizione imprescindibile della vita quoti- diana da quando in casa accen- diamo la luce con un interruttore. Il fatto stesso che il mondo sem- bra fermarsi appena manca la corrente elettrica, quando si sca- rica lo smartphone, la connessio- ne internet si interrompe, la tv non funziona e persino l'ascenso- re è bloccato, ci fa capire quanto dipendiamo da tutti quei traguar- di che la rivoluzione industriale ci ha consegnato.  L'Italia non brilla per ricerca scientifica. Per fare qualche numero e dare qualche termine di paragone, l'Italia ha il numero più basso di brevetti tra il 2011 e 2016, sia per il settore biotecno- logie, pari a 337 contro gli oltre 13.000 degli Stati Uniti in cima alla classifica, che per quello del- l'Ict e delle nanotecnologie: 305 e 25, rispettivamente, contro gli oltre 38.000 e i 760 degli Usa.  Sulla capacità di generare conoscenza e innovazione, emer- ge da più studi che il rapporto della spesa rispetto al Pil non solo è basso e ci pone in una posizione non significativa rispetto ai Paesi europei, ma sof- friamo anche di una decrescita aggravata dalla carenza di laurea- ti in materie scientifiche e dalla fuga all'estero dei migliori cer- velli. Si investe troppo poco in ricerca&sviluppo ma soprattutto nella vera leva di crescita: il capi- tale umano. Perchè sono proprio le perso- ne a fare la differenza, a rivolu- zionare abitudini ed epoche, a tirare fuori quelle idee che cam- biano il modo di produrre, di pensare, di fare e di vivere. Dalla tecnologia ci si aspetta l'accele- razione dei processi produttivi, analitici e conoscitivi, non un progresso cognitivo.  Il cloud, l'internet of things, il digitale che attraversa ormai ogni aspetto della nostra vita, non sono tecnologie trasformative, da sole non cambiano le cose. Sono soluzioni che possono migliorare il business e le nostre vite se ven- gono strutturate, adattate, mani- polate in modo da far emergere il loro potenziale. Intelligenza arti- ficiale, reti neurali e Big Data stanno sì rigenerando tutti i setto- ri produttivi e sociali ma la tec- nologia è al servizio dei processi creativi e non viceversa. Non è l'intelligenza artificiale o digitale a rendere vincente un'impresa ma la capacità di usarla come leva per valorizzare le competen- ze a disposizione: sempre e solo la creatività è decisiva, determi- nante. Ed è per questo che occor- re uno sforzo nazionale per pro- muovere il tema delle competenze. L'Italia deve comin- ciare a credere e a investire nel suo potenziale scientifico e nei suoi ricercatori.  Questa è la grande sfida cultu- rale. E comincia dalla necessità di riconoscersi e promuoversi come "Belpaese della scienza".  Da troppo tempo siamo abi- tuati a pensare all'Italia come al Paese dell'arte e della bellezza e non a un Paese di scienza e scienziati quando invece il pro- gresso scientifico non è mai man- cato nella penisola. Ce lo dicono nomi pesanti per l'eredità prezio- sa che hanno lasciato: da Leo- nardo da Vinci a Galileo Galilei, da Lorenzo Respighi a Giovanni Virginio Schiaparelli, da Ales- sandro Volta a Enrico Fermi, da Guglielmo Marconi a Carlo Rubbia, da Rita Levi Montalcini a Renato Dulbecco, da Riccardo Giacconi a Margherita Hack, da Fabiola Gianotti a Nadia Pastro- ne.  L'Italia sforna continuamente talenti e il livello che possiamo raggiungere è altissimo se la pre- stigiosa rivista Nature pubblica un articolo dal titolo "The World at Their Feet (Il mondo ai loro piedi)" per indicare gli 11 migliori scienziati emergenti al mondo, fra oltre 500 ricercatori, da neuroscienziati a geologi, da fisici a microbiologi, e tra essi inserisce due italiani. Silvia Mar- chesan, chimico organico all'U- niversità di Trieste, e Giorgio Vacchiano, scienziato ecologo all'Università Statale di Milano "stanno lasciando il segno nella scienza", secondo Nature. Chi il segno lo ha già lasciato è Federico Faggin, il fisico vicentino inventore del primo microprocessore, pioniere della Dobbiamo imparare a valorizzare il 'Belpaese della scienza' Silicon Valley dove vive dal 1968 da illustre italoamericano, a cui dedichiamo la copertina de L'Italo-Americano. Il suo contributo filosofico, sì avete capito bene, è il focus di riflessione che vi proponiamo. Perchè se siamo stati istruiti o abituati a separare scienza e filo- sofia, religione e fisica, forse sono proprio scienza e fisica a poter ricondurre tutto a un unico discorso. Faggin è stato spinto, nel corso della sua carriera, dal sogno di creare un computer consapevole. Quello che è arri- vato a scoprire è, semplicemente, che un computer non potrà mai esserlo perchè l'essenza della coscienza è la sua capacità di percepire dinamicamente e olisti- camente e di conoscere attraver- so sensazioni e sentimenti. Il computer è invece un sistema riduttivo, la sua coscienza non può aumentare con il numero dei transistor, le sue "cellule" posso- no al massimo essere smontate, rimontate e riprogrammate.  Questo significa che il capita- le umano farà sempre e comun- que la differenza su una macchi- na, a patto che si investa sulla conoscenza umana. SELLING HOMES THROUGHOUT THE BAY AREA Adele Della Santina "e Right Realtor makes all the dierence." 650.400.4747 AdeleDS@aol.com www.AdeleDS.com CalBRE# 00911740 Expert in preparation, promotion, and negotiation!

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