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23 GIOVEDÌ 24 GENNAIO 2019 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | " L'animatore è un artista che avrebbe potuto fare l'attore ma essendo molto timido ha deciso di lavo- rare dietro le quinte". Parola di Mitja Rabar, disegnatore italiano di 40 anni, la cui timidezza è compensata da un grande talento artistico e dalla pas- sione per il disegno e l'ani- mazione. Unico animatore italiano a la- vorare per Disney Animation Stu- dios, Mitja mi dà appuntamento negli studi di Burbank, dove il tri- estino è di casa da ormai sette anni e dove, una volta passati sotto l'enorme cappello stellato da ap- prendista stregone che trionfa so- pra l'ingresso principale, mi ac- compagna in un tour nel tempio dell'animazione. L'ultimo lungometraggio al quale Mitja ha dato il suo contrib- uto è stato Ralph Spacca Internet, opera animata diretta da Rich Moore e Phil Johnston che narra le avventure di Ralph Spaccatutto, il cattivo del videogioco Felix Ag- giustatutto, e della sua amica Vanellope von Schweetz. "Nel momento in cui ho capito che la passione per l'animazione poteva diventare un lavoro, mi ci sono buttato a capofitto" mi rac- conta Mitja, che negli ultimi anni ha lavorato a Oceania, Frozen, Big Hero 6 e Zootropolis, cinque film di cui tre vincitori dell'Oscar. "Ho studiato all'Accademia di Belli Arti a Venezia e dopo la laurea ho fatto un workshop sui programmi 3D; da lì ho fatto tanta gavetta in Italia facendo spot e videoclip. Successivamente mi sono trasferito in Germania e poi in Francia per lavorare su Cattivissimo Me. Alla Disney sono approdato nel 2011 per lavorare su Ralph Spaccatutto". Di cosa ti occupi esattamente qui? Sono un animatore, ovvero an- imo i personaggi principali. Il mio lavoro parte da uno storyboard che mi viene fornito dal regista e io devo sviluppare una performance basandomi su di esso. Per farlo mi vengono dati i dialoghi e la durata della sequenza, e seguendo le in- dicazioni del regista animo i per- sonaggi come se fossero veri e pro- pri attori in un film. Quanti siete nel team di la- voro? Siamo circa 80 persone. In pas- sato si tendeva a dare ad ogni ani- matore un personaggio specifico, ora non è sempre così: se all'in- terno di una scena ci sono più per- sonaggi, si animano tutti i person- aggi. In questo film mi sono occupato principalmente di Shank e Vannelope, meno di Ralph e Yesss. C'è stato un momento rivela- tore per te? Ho sempre avuto la passione per l'illustrazione e credevo che avrei potuto dedicarmi a quella dei libri per bambini. Questo in genere è quello a cui ambisce chi studia all'Accademia di Belle Arti in Italia. Qual è il tuo film d'ani- mazione preferito? La Spada nella Roccia, che forse non è il migliore, ma era il mio preferito. Da piccolo mi pi- aceva anche Dylan Dog. Collezionavo fumetti e albi. Avresti mai immaginato che un giorno avresti lavorato alla Disney? No, crescendo e vivendo in Italia è difficile pensare che si possa lavorare alla Disney. Se cresci a Los Angeles pensi possa essere possibile lavorare a Holly- wood, è una cosa normale. A Tri- este non lo è. Quindi, anche se la mia passione era l'animazione, mai avrei pensato che sarebbe po- tuto diventare un lavoro. Qui c'è anche un'offerta scolastica migliore, ci sono scuole dove si insegna e si studia l'animazione come un vero e proprio mestiere. È stata dolorosa la decisione di las- ciare l'Accademia delle Belli Arti ma ho dovuto farlo, l'approccio lì è solamente classico. Come è andato il passaggio alla Disney? C'è qualcosa che ti ha scioccato? Mi sciocca ogni giorno in senso positivo! In Francia lavoravo in una compagnia medio-grande, Disney invece è una realtà che ha 100 anni. Il modo di lavorare in America è diverso. Qui c'è la ca- pacità di organizzare le cose, di focalizzare le energie, di mettere insieme i soldi e le conoscenze. Penso che Disney esista perché siamo in America. A loro devo dire grazie. E che apporto hai dato a questo film con il tuo essere eu- ropeo? Noi europei abbiamo una pro- fondità maggiore per certe cose, qui però facciamo film americani. Mi aiuta la mia preparazione che è molto vasta, ho tante piccole conoscenze e una gavetta lunga dieci anni. La cosa più difficile per me è che essendo film americani, e visto che i gesti qui non esistono, ci sono tante cose che vorrei in- serire ma non posso. C'è un lin- guaggio globale e poi c'è quello del nostro Paese! In alcuni casi ho tentato di inserire qualche gesto ma si tratta di un linguaggio total- mente diverso. A quale film ti sei affezionato di più? Oceania. Il processo è stato molto bello e i registi, John Musker e Ron Clements, sono gli stessi di Aladino e La Sirenetta. Uno di loro è in pensione adesso. E poi l'attrice che dava la voce, Auli'i Cravalho, all'epoca era una sedicenne molto speciale con un'energia contagiosa, e grazie a lei il personaggio di Oceania è molto vivo. Non mi stanco mai di rivedere quel film, anche dopo 5 o 6 volte e dopo averci lavorato per un anno. La cosa più difficile da fare per un animatore? La cosa difficile è creare per- sonaggi che ancora non conosci. A film terminato diventa un tuo amico, sai esattamente cosa farebbe in qualsiasi situazione. Che differenza c'è nel lavo- rare per Disney o per altri posti? La differenza tra lavorare alla Mitja Rabar:l'animatore italiano dietro i film da Oscar della Disney Disney o altrove è che qui puoi in- contrare i mostri sacri dell'ani- mazione. E lavorare con loro è fan- tastico e speciale. Come animatori abbiamo la fortuna di lavorare a contatto con i registi, li vediamo giornalmente, ci parliamo, ci scherziamo. Una cosa bella del la- vorare in America è che nonos- tante si lavori tante ore e sotto stress, si mantiene sempre un'at- mosfera positiva, è favolosa questa cosa che anche se sei stanco, sei felice di venire a lavorare e vedere i tuoi colleghi. Il lavoro è spesso molto duro, si fa tanta fatica, si la- vora moltissimo ma tutte le per- sone hanno una forza, un'energia e una dedizione molto forte. C'è sempre un senso di fierezza anche quando il lavoro diventa faticoso. Disegni nel tempo libero? No! Ho tanti hobby, mi piace lavorare con il legno ad esempio. Come animatore è utile avere tanti altri spunti creativi al di fuori del lavoro perché impari sempre: quando giro per la città, osservo le persone come parlano o muovono gli occhi. Ogni tanto la gente mi guarda male perché fisso le persone per osservare i loro movimenti. Ma non sono un pazzo, sono solo un animatore! Cosa hai imparato da questi anni in Disney? Ho imparato ad accettare le critiche, a lavorare in team, a fi- darmi dei miei supervisori. È come essere in una grande orchestra dove devi capire quale è il tuo ruolo. Rabar dice che, alla Disney, è come essere parte di un'orchestr. Foto: Mitja Rabar "animatore è un artists che avrebbe potuto fare l'attore, ma che essendo molto timido ha deciso di rimanere dietro le quinte . Foto: Mitja Rabar LA COMUNITÀ DI LOS ANGELES