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GIOVEDÌ 7 FEBBRAIO 2019 www.italoamericano.org 25 L'Italo-Americano IN ITALIANO | " Ho avuto la fortuna di la- vorare con i più grandi reg- isti, in tutto il mondo, ma non mi sono mai sentita un'icona". Me lo confida Claudia Cardinale, guardandomi con grandi occhi profondi di chi ha tanto da dire e una gentilezza che ti mette a tuo agio. Durante il nostro incontro a Beverly Hills, la leggendaria diva (Il Gattopardo, 8 ½, Rocco e i suoi fratelli) si affida ai ricordi, dagli anni '60 agli anni del suo debutto a Hollywood, dove è rimasta per tre anni a lavorare dopo La Pantera Rosa di Blake Edward, il suo primo film ameri- cano ma girato in Italia. "Non tornavo a Los Angeles da così tanti anni, onestamente non ricordo nemmeno da quanto tempo! Sono stata in Colorado, ho girato un film a New York qualche anno fa. Nei quattro giorni che trascorrerò qui andrò a Santa Monica e Venice Beach, andrò in quei posti che mi ricorderanno dei tempi in cui venivo spesso in America". Cardinale è stata la madrina dell'edizione 2019 del festival Filming Italy - Los Angeles, insieme a un'altra grande icona del cinema italiano, Gina Lollob- rigida, tornata in California dopo aver festeggiato la sua stella sulla Walk of Fame lo scorso anno. Il festival si è svolto dal 29 al 31 gennaio presso l'Istituto Ital- iano di Cultura di Los Angeles e all'Harmony Gold Theatre di West Hollywood. Ideato e orga- nizzato da Tiziana Rocca, Agnus Dei e Valeria Rumori, direttrice dell'Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles, Filming Italy - Los Angeles promuove l'Italia come set cinematografico, creando un legame tra cultura italiana e amer- icana. "Non mi aspettavo di rice- vere un premio per la mia carri- era, questa collaborazione tra America e Italia è una cosa mer- avigliosa". Claudia, come ci si sente a tornare in America? Sono stata qui molti anni fa, ho lavorato con Rita Hayworth e molti altri attori, quindi sono felice di tornare. Hollywood è la casa del cinema ma non ho mai voluto vivere qui, volevano che rimanessi, ma ho risposto: "Sono europea!". Qui ho fatto tanti film, ho avuto la fortuna di lavorare molto e sono lieta di tornare dopo così tanti anni. E' qui per un importante riconoscimento alla carriera. È assurdo pensare che tutto sia iniziato a Tunisi, a 16 anni, con Omar Sharif. Poi ho lavorato in Italia, negli Stati Uniti, in Egitto, in India ... praticamente ovunque! Con Alberto Sordi, ho realizzato il suo primo film in Australia. Ho anche avuto la fortuna di fare film con Visconti, Fellini e Sergio Leone. Qual è il film a cui è più affezionata? Difficile dirlo, ho fatto 180 film! Il più incredibile è stato I Professionisti, che ho girato nel 1966 con Burt Lancaster, ma anche C'era una volta il West di Sergio Leone. Ricordo la sua musica meravigliosa. Cinquanta anni fa! Come funzionava in un ambiente prevalentemente maschile, ai tempi? In C'era una volta il West ero l'unica donna ma non mi sono mai sentita intimidita. Ho sempre avuto una relazione meravigliosa con uomini e donne. Ciò che conta è stare insieme. Cosa ne pensa del movimen- to #metoo? Per me è un movimento molto importante, sono ambasciatrice UNESCO e difendo le donne e la cosa più importante per me è l'uguaglianza, anche in questo settore. Uomini e donne devono essere pagati allo stesso modo. Le cose sono migliorate al giorno d'oggi? Sì, so che le cose sono miglio- rate in questo settore, prima era più complicato. Eravamo pagate di meno e sfortunatamente a volte succede ancora oggi. Che ricordi ha di quando stava negli Stati Uniti? Ero molto legata a Rock Hud- son, abbiamo girato due film insieme, uno in Italia e uno in America. Eravamo sempre insieme, avevamo una bella relazione. E che ricordi ha degli altri attori con cui ha lavorato? Con Alan Delon ho fatto quat- tro film, e anche con Jean-Paul Belmondo ho fatto quattro film, ci siamo divertiti come matti. Mi ha detto: "Claudia, seduci il diret- tore dell'hotel, sorridigli". Io lo facevo e nel frattempo lui pren- deva tutti i mobili e li gettava per strada. Era un po' pazzo! Infatti, quando ci incontriamo, mi dice: "Claudia, ricordi tutte le cose pazze che abbiamo fatto?". E io rispondo: "Tu le hai fatte! Io non ho fatto niente!" Ha mai pensato a un film su di sè? Un film sulla mia vita? No, non ci ho mai pensato. L'impor- tante è diventare qualcun altro quando si recita e poi tornare ad essere se stessi. Com'è quando non recita? Sono una persona normale. Infatti, quando ero qui in Ameri- ca, la polizia mi fermava perché non avevo una guardia del corpo! Mi piace andare in giro da sola, la gente mi ama e se qual- cuno mi infastidisce ho sempre qualcuno che mi aiuta, qualcuno che non conosco, ma che è mio fan. Qual è stato il più bel com- plimento che ha ricevuto? Il complimento più bello è stato quello di David Niven sul set de La Pantera Rosa, mi ha detto: "Claudia, tu e gli spaghetti siete le migliori invenzioni fatte dagli italiani". Pensa di lasciare un'eredità con la sua carriera di attrice? Non l'ho annunciato pubblica- mente, ma ho deciso di mettere all'asta tutta la mia collezione di vestiti, quelli che indossavo dagli anni '50 agli anni '70. Sotheby's lo annuncerà presto. Tutti i capi di Roberto Cappucci, Balestra, Nina Ricci, Marina Lante della Rovere. È lo stile ital- iano che ho indossato per tutta la vita. Ci sono circa 130 vestiti, alcuni sono addirittura apparsi nei film che ho realizzato. Il mio obi- ettivo è dare una seconda vita a questi abiti che rappresentano la storia del costume italiano di quegli anni. Ed è un capitolo importante della mia vita e forse Claudia Cardinale, icona internazionale del cinema premiata a Los Angeles mia figlia Claudia terrà per sè alcuni di essi. Come ha scelto il suo stile nel tempo? Dagli anni '80 vesto solo Armani, in un certo senso è come se avessi voltato pagina a livello estetico. È come se ci fosse stata una Claudia Cardinale prima degli anni '70, e poi un'altra donna nata negli anni '80 dopo aver incontrato Giorgio Armani. Cosa le è piaciuto di più di questo festival Filming Italy? La proiezione de La Pantera Rosa, non la vedevo da così tanto tempo! È un film che viene proi- ettato raramente ed è un peccato perché è un film divertente, strav- agante, una commedia efferves- cente e brillante. E nell'asta che farò ci sarà anche un abito del designer Gallizin che indossavo allora in quel momento e che ho indossato proprio in questo film. Che cosa fa oggi Claudia Cardinale? Claudia continua a lavorare sia al cinema che al teatro. Sto giran- do uno spettacolo in Svizzera al momento, ma quello che amo di più è un progetto teatrale, una piece di un autore contempo- raneo, Pierre Nott. È uno spetta- colo meraviglioso scritto su di me. Interpreto me stessa. È la sto- ria di un caro amico che vuole diventare una donna. È un proget- to fantastico su un tema molto moderno e allo stesso tempo molto ironico. Pierre Nott l'ha scritto pensando a me. Il person- aggio principale, che vuole diventare una donna, va al super- mercato, mi vede e pensa che io sia Sophia Loren e quindi mi rapisce. Si pente di aver detto no a Hollywood? Nessun rimpianto. Esco da sola, ho una vita normale che non è compatibile con la vita a Holly- wood. Hanno cercato di tenermi qui ma sono cresciuta come attrice grazie a registi italiani ai quali sono molto grata. Sono le mie basi, Sorlini, Bolognini ... quindi mi sento di appartenere al cinema italiano. Ho vissuto a Parigi dal 1989, ma vado spesso in Italia e forse tornerò a viverci un giorno. Claudia Cardinale presso Italian Cultural Institute Los Angeles. Credit_ Faye Sadou_MediaPunch Halston Sage, Salvatore Esposito, Claudia Cardinale, Lola Karimova-Tillyaeva, Tiziana Rocca, Steven Gaydos, Valeria Rumori. Credit_ Faye Sadou_MediaPunch LA COMUNITÀ DI LOS ANGELES