L'Italo-Americano

italoamericano-digital-1-31-2013

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L'Italo-Americano GIOVEDÌ  31  GENNAIO  2013 Pudicizia classica Venere capitolina. La scultura marmorea, copia romana di un originale greco del II secolo a.C., è conservata nei Musei Capitolini di Roma. Di dimensioni di poco superiori al vero, fu rinvenuta nei pressi della basilica di San Vitale intorno al 1666-1670 e acquistata e donata alle collezioni capitoline, da papa Benedetto XIV nel 1752. L'opera ritrae Venere al bagno, in posizione pudica: piegata leggermente su di sè per coprirsi con le mani e le braccia il pube e i seni. Accanto ha un panno appoggiato su un'alta anfora. L'acconciatura è particolare, coi capelli annodati sia sulla nuca, sia sulla testa, a mo' di fiocco. Evidente è la ricerca di una resa naturalistica e idealizzata del corpo femminile nudo, che all'epoca aveva messo in secondo piano i significati sacrali legati alla figura della dea nelle rappresentazioni anteriori. Influsso giottesco Madonna con Bambino e i santi Jacopo e Pietro. Memmo di Filippuccio, esponente della scuola senese di fine Duecento e inizi Trecento, ebbe una fiorente bottega di pittura a San Gimignano. Si formò probabilmente con Duccio di Boninsegna e fu presente nel cantiere pittorico di Assisi: in seguito a questa esperienza, il suo stile subì importanti influenze giottesche. Lo conferma la sua attività ad affresco oggi visibile a San Gimignano, nella chiesa di San Pietro, in quella di San Jacopo e nella Torre del Palazzo Pubblico, dove realizzò un ciclo a tema profano. Nella chiesa dei Santi Jacopo e Filippo di Certaldo dipinse, invece, in una nicchia, questa Madonna con Bambino e i santi Jacopo e Pietro, dove si può osservare la cura dei particolari, propria della sua attività di miniatore. Fascino romano Annibale varca le Alpi. Nell'antico Palazzo quattrocentesco dei Conservatori, oggi integrato nei Musei Capitolini, una sala è dedicata alla narrazione di episodi delle guerre di Roma contro la rivale Cartagine, e prende il nome dall'immagine di Annibale sulla parete centrale. E' una raffigurazione dal carattere ingenuo e in parte fantastico. La decorazione, risalente al primo decennio del Cinquecento è tradizionalmente attribuita a Jacopo Ripanda, pittore bolognese molto apprezzato all'epoca che si trasferì a Roma affascinato dalle antichità romane. La fama delle sue riproduzioni bastò ad attirare il mecenatismo di papa Alessandro VI, che acquistò i suoi lavori e gli affidò l'eccezionale compito di affrescare quattro sale raffiguranti scene di storia classica, del Palazzo dei Conservatori, al Campidoglio. PAGINA  9 Pittura scenica Alabardiere in un paesaggio. Giambattista Tiepolo dipinse questo olio su tela, oggi conservato a Torino nella Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli, nel 1736. Il protagonista, collocato sul lato destro insieme al levriero bianco di cui si vedono solo il muso e le zampe, sembra farsi da parte per permettere allo sguardo dello spettatore di perdersi in un paesaggio fluviale, con montagne sullo sfondo e un cielo azzurro sgombro da nubi. I paesaggi (l'assetto delle scene è di tipo teatrale) erano solitamente soggetti molto cari agli artisti della scuola pittorica veneziana, che facevano dell'uso del colore uno strumento ideale per ricreare le atmosfere della natura. Tiepolo fu ottimo tecnico della prospettiva ed abile artista dei rapporti cromatici e luminosi. Giunse a identificare l'infinità dello spazio con quella della luce. Arte e melodramma Imelda de' Lambertazzi presso il cadavere dell'amato. Olio su tela del 1864, è a Pavia nei Musei Civici e fa parte della Quadreria dell'Ottocento. È opera di Pacifico Buzio, pittore, disegnatore, decoratore e miniaturista pavese di notevole valore, che si distingue per la sua predisposizione al ritratto. Visse da romantico bohémien e si ridusse in povertà per non essersi curato dei proventi che sarebbero potuti derivare dalle sue opere. In Imelda tratta il tema della morte degli amanti, quanto mai caratteristico di una pittura ottocentesca che melodrammaticamente rappresentava l'incontro tra i due estremi sentimenti: amore e morte. La storia di Imelda e Bonifacio è quella di Giulietta e Romeo in versione bolognese: i due amanti furono vittime dell'odio tra famiglie rivali in anni bui del Medioevo. Conosciuto in origine con il nome in italiano di "Figli d'Italia" l'Ordine Sons of Italy in America fu fondato a New York nel 1905, da immigranti italiani per aiutare i loro compatrioti a ottenere la cittadinanza americana, per migliorare il loro livello di istruzione e per sostenere i membri nei momenti di difficoltà. L'organizzazione venne istituita in California solo nel 1922. Nella foto, membri della loggia pugliese dell'Ordine dei Sons of Italy, che aveva la sua sede a Los Angeles, posano per il Battesimo della bandiera americana e italiana nel 1926. Un numero significativo di pugliesi provenienti dalle cittadine di Canneto, Bitritto e Matrone in provincia di Bari si stabilirono nella California meridionale. A destra dello stendardo si trovano Lorenzo Nicassio e Michael Addante. Costanza Addante Fiore è la ragazzina seduta a destra; Maria LaBianca è la ragazzina seduta a sinistra. Di Marianna Gatto Si ringrazia per la foto l'Italian American Museum di Los Angeles. L'immagine non può essere copiata, stampata od utilizzata in altro modo senza l'autorizzazione del IAMLA. La missione dell'Italian American Museum di Los Angeles è di favorire la conoscenza dei differenti patrimoni culturali della California Settentrionale attraverso la ricerca, la preservazione storica, mostre e programmi educativi che esaminano la storia ed il continuo apporto degli italoamericani nella Los Angeles multietnica e negli Stati Uniti.

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