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www.italoamericano.org 13 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 21 MARZO 2019 Un giorno nella vita dei… gladiatori G ladiatori: le stelle dell'antico mondo romano: ma non è tutto oro ciò che luc- cica. Prima che Pompei ed Ercolano fossero riscoperte dagli archeolo- gi nel 18° secolo, sapevamo rela- tivamente poco su di loro e sul modo in cui vivevano, ma oggi, anche grazie ai reperti provenienti da queste due città, siamo in grado di ricostruire abbastanza bene il modo in cui questi guerri- eri-intrattenitori venivano selezionati, percepiti dal pubblico e formati. Chi erano? Prima di tutto, i gladiatori non erano una prerogativa dei Romani: infatti, le fonti ci dicono che anche gli Etruschi avevano un debole per i combattimenti nelle arene, un modo per intrattenere, ma anche una vetrina per i ricchi e famosi del tempo per mettere in mostra la loro ricchezza e potere. In questo, i nostri cugini Etruschi non erano molto diversi dai nostri antenati, i Romani, che usavano i giochi dei gladiatori come un modo per l'Imperatore di mostrare potenza, ricchezza e, spesso, il suo potere di vita e di morte su altri esseri umani. Badate, in epoca romana i gladiatori ave- vano anche un ruolo politico piut- tosto forte: i governanti usavano loro e i loro combattimenti per tenere buona la gente comune e distrarre la loro attenzione da questioni più urgenti: come le imposte elevate, la mancanza di cibo, la povertà, un'altra guerra da combattere. Grazie alla ricerca archeologi- ca, sappiamo oggi che i gladiatori romani erano solitamente di età compresa tra i 20 e i 35 anni e avevano un'altezza media di 1,68 metri: pensate che fossero bassi? Beh, non per quei tempi, quando l'altezza media per un uomo era proprio questa. Ma la prima domanda da porsi è: chi erano i gladiatori e da dove venivano? Beh, c'è un equivoco abbas- tanza diffuso sul fatto che fossero esclusivamente prigionieri di guerra e schiavi costretti a com- battere per il piacere romano, ma le fonti ci raccontano una storia piuttosto diversa. Se, in effetti, gran parte di loro veniva catturata durante i combattimenti e costret- ta a diventare un eroe dell'arena (un po' come nel film Il Gladia- tore, con Russell Crowe, dove il suo miglior amico combattente era un guerriero nemico cattura- to), ci sono prove che una buona quantità di uomini romani, liberi, decideva di intraprendere questa pericolosa carriera. Pericolosa, sì: perché praticamente si metteva a repentaglio la vita ogni volta che si andava a lavorare ma le ricom- pense potevano essere incredibili, se si era capaci e fortunati. I gladiatori liberi venivano di solito dagli strati sociali più poveri di Roma, e vedevano l'arena come un modo per ottenere prestigio, popolarità e, prima di tutto, ricchezza: i migliori gladiatori erano protetti dalle famiglie nobili, ricevevano doni generosi e potevano con- durre una vita piuttosto glamour. Molti di loro, a quanto pare, erano anche i favoriti nelle camere da letto delle più potenti Matrone di Roma: si dice addirit- tura che Eppia, moglie di un sen- atore romano, abbia abbandonato il marito per stare con un gladia- tore. Vivere da gladiatore Per molti versi, i gladiatori a Roma erano come gli atleti mod- erni. Facevano amicizia durante gli allenamenti e le battaglie e spesso condividevano profonde amicizie, al punto che si forma- vano unioni ufficiali chiamate Collegia. I Collegia si prendevano cura di molti aspetti della vita dei gladiatori, incluse le spese relative ai loro funerali e sepolture, se morivano durante un combatti- mento, e a un sostegno economico per le loro famiglie. Se volevi - o venivi selezionato per - diventare un gladiatore, dovevi frequentare una delle scuole gladiatorie dell'Impero, la più importante delle quali era a Capua. E, proprio come accade oggi con atleti e calciatori, c'erano veri talent scout che attraversa- vano l'Impero, alla ricerca di nuovi talenti da aggiungere alla loro "squadre". Se tu eri un uomo libero, ti avrebbero invogliato a diventare un combattente con rac- conti di ricchezza e status. Se eri uno schiavo o un prigioniero, non avevi altra scelta che andare con loro. La vita nella scuola dei glad- iatori era molto severa: tutti gli uomini dovevano allenarsi ogni giorno e non si trattava solo di combattere. In effetti, i primi mesi erano dedicati a ottenere la "forma fisica da gladiatore", il che significa che l'esercizio fisico e la fatica potevano diventare piut- tosto pesanti. Tutti seguivano una dieta sana, con tre pasti al giorno, che si pensa includessero frutta, verdura, formaggi, cereali e carne, sebbene recenti risultanze archeo- logiche sembrano dimostrare che molti gladiatori fossero in realtà vegetariani. Ma il confronto con gli atleti moderni si conclude praticamente qui: tutti i gladiatori che frequen- tano la scuola dovevano dormire e trascorrere tutto il loro tempo libero in catene e venivano liberati da esse solo durante gli allena- menti e al momento di mangiare. Combattevano da quattro a cinque volte l'anno e la maggior parte di loro si specializzava in specifici tipi di combattimento. Una vita dura, di sicuro, ma le ricompense erano degne agli occhi di una gran parte di loro, perché i gladiatori erano le stelle dell'Impero: pro- muovevano prodotti, i loro ritratti venivano collocati nei luoghi pub- blici, i bambini avevano giocattoli - spesso figurine di creta - model- lati come loro. Erano, dicevamo, considerati anche grandi amanti e le donne romane pensavano che il loro sudore fosse afrodisiaco. Piccole curiosità sui nostri eroi combattenti I gladiatori sono sempre stati personaggi molto popolari della storia romana: incarnavano forza, coraggio e avevano anche una buona dose di sex appeal, come abbiamo visto. Ma ci sono molte cose che crediamo di loro che non sono poi così vere come pensi- amo. Ad esempio, non tutti i gladia- tori erano uomini: anche alle donne piaceva il combattimento. Contrariamente agli uomini, però, la maggior parte di loro sceglieva di diventare una combattente lib- eramente, attratta dallo stile di vita e dal fascino dell'arena. C'è anche molto da dire a proposito dei gladiatori e la morte: mentre il rischio di non finire vivo alla fine di un combattimento era certa- mente alto, la morte nell'arena dei gladiatori non era così comune come molti di noi può avere imparato dai libri di storia e dalla tv; infatti, i gladiatori erano solo una parte dell'intrattenimento del- l'arena offerto durante i giochi, che di solito includeva anche lotte di animali e, sì, esecuzioni. Ciò significava che le persone che avevano bisogno di sangue si allontanavano quando i gladiatori salivano "sul palco", il che spesso permetteva loro di finire vivi i combattimenti, anche se avevano perso. Ultimo ma non meno impor- tante, i nostri gladiatori avevano anche le loro bevande ener- getiche: a quanto pare, mescola- vano acqua, aceto e ceneri di legno per creare un intruglio rigenerante, le cui tracce chimiche sono stati trovate nelle ossa di gladiatori analizzati alcuni anni fa dal personale dell'Università di Medicina di Vienna. Un elmo da gladiatore. Nell'antica Roma, esistevano diversi tipi di gladiatori, in base al tipo di armatura che indossa- vano © Esebene | Dreamstime.com LA VITA ITALIANA TRADIZIONI STORIA CULTURA