L'Italo-Americano

italoamericano-digital-5-16-2019

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NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ GIOVEDÌ 16 MAGGIO 2019 www.italoamericano.org 3 L'Italo-Americano IN ITALIANO | " E' il tuo modo di vendicar- ti?". "No, è solo il mio modo di vedere le cose". Forse, Sergio Leone sta tutto qui, in queste due battute. E' l'ultima scena di "C'era una Volta in America", quando Noodles incontra il suo vecchio amico Max, creduto morto 35 anni prima e invece semplicemente nascosto sotto l'identità di quello che sarebbe diventato il senatore Bailey. Perché Sergio Leone, di cui ricorrono i trent'anni dalla scompar- sa improvvisa per un infarto alla fine di aprile del 1989, era soprat- tutto se stesso. Può sembrare lapalissiano, ma non in un mondo come quello del cinema che vive di influenze e cita- zioni. "Romano de Roma" (e su questo non poteva esserci alcun dubbio), figlio di un documentarista campano che negli anni '20 decise di farsi chiamare Roberto Roberti, Leone portò nel cinema, prima ita- liano e poi mondiale, soprattutto la sua spontaneità. Da comparsa nei film del Neorealismo si trovò a fare l'aiuto regista nei kolossal hol- lywoodiani girati a Roma come "Ben Hur" e "Quo Vadis", ma anche nei tanti film in costume degli anni '50 che "costruirono" il suo gusto per l'epica. In pochi sanno che il suo primo film, "Il colosso di Rodi" del 1961, fu proprio uno di quei "peplum" tanto bistrattati negli anni successi- vi. Più o meno consapevole dei rischi a cui andava incontro, Leone decise poi di trasformare "I sette samurai" di Akira Kurosawa in qualcosa che ancora non esisteva: un western condito da un'ironia e da un sarcasmo profondamente ita- liani. In seguito chiamarono quei film Spaghetti Western, e a lui que- sta cosa non piaceva per nulla. Così come non gli piacevano quelli che si credevano star. Clint Eastwood, da lui scelto per interpretare "Per un Pugno di dol- lari" solo perché costava cinquemila dollari in meno del protagonista pre- destinato, e perché gli piaceva "la sua indolenza e la sua pigrizia", provò a tirare sul prezzo e sulla sce- neggiatura di "Per qualche dollaro in più", visto che non sopportava più quel sigaro puzzolente che Leone gli aveva messo in bocca, chiese più battute. Si sentì rispon- dere che per il regista l'attore era il sigaro, non lui.  Una frecciata più o meno simile a quella che qualche anno dopo, mandatisi reciprocamente a quel paese, Leone si rivolse a Clint dicendo "Mi piace perché ha due espressioni: con il cappello e senza". Quando ti ricordano per una serie interminabile di aneddoti, può significare due cose: o sei una bar- zelletta, o un mito.  Ennio Morricone, che scrisse le musiche per i suoi sei "film famosi" (solo sei, dal 1964 al 1984), sostiene che le sue parole d'ordine erano "Energia, spazio e tempo". E la maniacalità, così strana in un essere che sembrava totalmente istintivo. Ma lo erano soltanto le sue risposte: fulminanti, come le battute dei suoi film. O l'ansia del feedback del pub- blico: ancora Morricone racconta che durante la proiezione privata di "Giù la testa", suo cognato si alzò a cinque minuti dalla fine del film. Leone lo prese come un segno di disapprovazione e tagliò i cinque minuti finali dell'edizione italiana, che da allora è rimasto così. Solo sei film, dicevamo, sette con il Colosso di Rodi. Leone fu capace di trasformare abilissimi caratteristi italiani in credibilissimi cowboys, un mostro di bravura del nostro cinema come Gian Maria Volonté in uno (anzi due) dei più inflessibili cattivi della storia del western. Creò Lee Van Cleef ed Eli Wallach, modellando su di loro figure iconiche che attraverso "Per Qualche dollaro in più" e "Il buono, il brutto e il cattivo" ancora oggi citiamo in interminabili ricordi di padri e figli (quando si può urlare "Biondo, lo sai di chi sei figlio tu?..."). Portò Claudia Cardinale accanto a Peter Fonda e Charles Bronson, nella prima di quelle fiabe da "C'era una volta" che portarono la sua epica casereccia a livelli più alti.  Con "Giù la testa" lasciò tra- sparire una vena politica, quasi da "bombarolo", che non portò fortuna al film in Italia, travolta com'era dagli Anni di Piombo. Forse anche per questo, per più di 10 anni, Leone finì per dedicarsi alla produ- zione di commedie brillanti come quelle di Carlo Verdone, o di western leggeri, nonostante il gene- re Bud Spencer-Terence Hill non lo appassionasse troppo. Restava sullo sfondo il suo sogno più grande, quello di raccon- tare l'amore e l'amicizia, il confine labile tra il bene e il male, la sua vera rilettura del cinema classico americano.  Ci mise 12 anni, tra sceneggia- ture riscritte e decine di attori scar- tati. Ma poi partorì la seconda fiaba. Sergio Leone si mangiò il cinema americano: altro che Spaghetti Western Dal 1984 "C'era una volta in America" è una pietra miliare che forse non avrà preso Oscar (l'Academy non degnò mai di uno sguardo i film di Leone, nonostante la sua reputazione a Hollywood fosse ottima) ma che tutti guardano come un affresco inarrivabile e foriero di innumerevoli epigoni, a cui certamente Robert De Niro deve buona parte del suo mito. Il resto è un frammento inespresso, come fu "Napoleone" per Stanley Kubrick: il kolossal sull'assedio di Leningrado, a cui tanto Leone lavorò prima della morte, resta incagliato tra le interminabili trat- tative con il regime sovietico e una memorabile disperazione nei con- fronti dell'incapacità delle cucine russe di cucinare "manco du' ova al tegamino". Comunque la si pensi, la gran- dissima capacità di Leone è stata quella di mangiare, masticare e digerire il cinema americano, resti- tuendone una versione che oggi è vista come un esempio straordina- rio di cinema. Fatta da un italiano, che parlava male l'inglese, ma che ha saputo attraverso la sua lingua unica creare un modo immortale di raccontare le sue storie. E renderle, per sempre, di tutti. SELLING HOMES THROUGHOUT THE BAY AREA Adele Della Santina "e Right Realtor makes all the dierence." 650.400.4747 AdeleDS@aol.com www.AdeleDS.com CalBRE# 00911740 Expert in preparation, promotion, and negotiation!

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