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www.italoamericano.org 13 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 30 MAGGIO 2019 C 'è il sole a San Fran- cisco il sabato pomeriggio prima del Memorial Day. Matteo arriva a San Francisco da San Luis Obispo, prima di prendere un volo per Chicago il giorno dopo. Matteo ed io siamo in contatto da qualche giorno e posso sentire subito la sua eccitazione quando ci incontriamo per parlare del suo film, "Arrangiarsi (Pizza.... e l'arte di vivere)" che sta portando in giro negli Stati Uniti. Una volta che ci siamo pre- sentati, il regista Matteo Tron- cone inizia la conversazione: "L'hai visto?" chiede. Sicura- mente mi ha preso di sorpresa, ma solo per un momento. Presto, diventa chiaro che "lui" è in realtà il suo furgone. Il Brown Bison, come Matteo lo chiama, è parcheggiato fuori dal bar e non c'è modo che possa passare inosservato: su entrambi i lati, si legge "Pizza e l'arte di vivere", mentre sul retro c'è la parola "arrangiarsi", oltre agli adesivi di tutti i festival dove è stato proiet- tato il film, di un piatto italiano che Matteo ha trovato per strada durante una visita in Italia, e il piatto ufficiale personalizzato della "Pizza". Il furgone VW del 1985 è solo una parte, seppur preziosa, della vita del regista Troncone, in cui - confessa - la serendipità e la fede hanno avuto un ruolo importante. Matteo è nato in una famiglia italoamericana, con i quattro nonni provenienti dal Bel Paese e alla ricerca di nuove opportu- nità negli Stati Uniti. Suo nonno ha raggiunto la Pennsylvania, ricorda Matteo, come molti altri immigrati che si sono fermati a New York prima di trasferirsi nella città di adozione. Matteo e la sua famiglia hanno però trascorso la vita nella Mill Val- ley, ed è l'unico interessato alla recitazione e al cinema. Matteo ha seguito la sua pas- sione, ha studiato teatro alla San Francisco State University e ha conseguito un master all'Old Globe Theater di San Diego. Ciò che accade tra la laurea e oggi è un mix di esperienze, decisioni e serendipità, che contribuiscono a rendere la vita di Matteo estremamente unica e affasci- nante. Ha girato la sua storia a Napoli, l'ha montata in Califor- nia e proiettata nelle sale ameri- cane per alcuni anni. Chi era Matteo Troncone prima di "Arrangiarsi (Pizza… the Art of Living)"? Prima del film, era qualcuno che si occupa- va di recitazione, guardava verso l'esterno e dipendeva dalle opin- ioni altrui per fare ciò di cui era appassionato. Poi è diventato il contrario: ora guarda verso l'in- terno e ha un modo sincero di approcciare la vita. E' diventato semplicemente un maestro nel sopravvivere agli eventi della vita. Matteo, diventato Matthew durante la carriera di attore ("altrimenti il tuo nome suona come quello di uno che ha una pizzeria" mi ha suggerito una volta un collega), era candidato a una parte in "Long Day's Journey into Night", ma è stato tagliato all'ultimo minuto. Ha avuto un litigio con la famiglia, è stato quasi ucciso da un autobus Muni in Haight Street a San Francisco, e alla fine è diventato single da un giorno all'altro via e-mail, quando la sua ragazza di quel tempo ha annunciato che aveva un nuovo amante. Cosa è cambiato allora? "La mia vita era a un punto di svolta e, come di solito accade nel viag- gio di qualsiasi eroe, ho iniziato con grandi perdite. La mia famiglia ha giocato un ruolo importante in termini di valori, cultura, orgoglio e lingua parlata in casa. Tuttavia, non sono stati molto presenti nel momento in cui ho fatto dei cambiamenti. Il film rappresenta la prova di un cammino di fede, lungo il quale capiamo se l'universo ci è amico o nemico. Nella mia carriera di attore, sono sempre stato alla ricerca di una conferma, ho lavo- rato per rendere felici gli altri, fino a quando qualcosa è cambia- to così radicalmente che ha trasformato la mia carriera in qualcosa di diverso. Ho gestito me stesso e mi sono occupato di ogni pezzo del film. Sono arrivati momenti di serendipità, uno dopo l'altro". Quando Matteo si è recato in Italia per scoprire le radici dei suoi genitori, ha deciso che il luogo era Napoli. Dopo aver apprezzato la pizza e la vita ital- iana, è tornato a Mill Valley e ha deciso di fare un film sulla pizza, anche se non aveva mai lavorato ad un film prima di allora. Ha ottenuto un biglietto gratuito per tornare da un amico che non poteva usarlo ed è stato a Napoli per 18 giorni per filmare artisti, pizzaioli, contadini e produttori di farina. Matteo, ci racconti un po' di più di come è nato questo docu- mentario. Ho lanciato una campagna kickstarter nel 2013, che è durata 45 giorni. La gente mi ha sostenuto con 25.000 dollari, che era quello che chiedevo nella pagina di crowfounding. Ci sono voluti tre anni per arrivare a quello che possiamo vedere oggi: ho fatto 130 ore di riprese lavo- rando 12 ore, sei giorni alla setti- mana. Una volta sono dovuto tornare in Italia perché l'audio che avevo preso alla Caputo Fac- tory non era abbastanza buono. D'altra parte, ho avuto la fortuna di avere una mia amica triestina che ha lavorato con me per 10 giorni per tradurre tutte le parti in napoletano. In quei giorni lavora- va letteralmente come una "ciuc- cina". Da parte mia, ero così ispi- rato che ho organizzato tutte le mie cartelle per argomento e mi sono occupato di ogni singolo pezzo. Come ha scelto le persone che alla fine hanno lavorato o l'hanno sostenuta nel progetto? Non credo nelle coincidenze, credo nelle cose che accadono come risultato di una orches- trazione divina: per esempio, Peter Coyote mi ha visto in uno spettacolo teatrale e ha amato la mia performance. Casualmente, una sera eravamo allo stesso teatro a Sausalito e lui mi ha chiesto cosa stavo facendo. Gli ho raccontato del mio progetto e alla fine è stato coinvolto per la voce fuori campo. Tuttavia, quando abbiamo registrato nel 2016, il suono è venuto fuori piuttosto male e non abbiamo potuto usarla. Quando abbiamo deciso di usare la mia voce per la narrazione, lui mi ha offerto il suo aiuto e comunque mi ha incoraggiato e suggerito di cam- biare "arte della sopravvivenza", come l'avevo chiamato prima, in "arte di vivere". Anche Steve Bove, già alla Walt Disney Stu- dios, è diventato il Creative Con- sultant e ci siamo incontrati solo perché, quando mi sono trasferito nel mio nuovo posto, cercavo un divano gratuito e lui era quello che lo dava via. Quando ho por- tato via il divano, abbiamo iniziato a parlare del mio proget- to e si è offerto d'aiutarmi. Questo è stato cruciale per molte ragioni. Per esempio, quando mi ha aiutato a capire l'uso delle lavagne bianche per tornare al tema principale del film, l'arte dell'"arrangiarsi". Matteo lei è parte attiva nel film, ma la sua presenza non è ovunque o travolgente. Cosa c'è dietro questa scelta? Ad essere del tutto onesti, all'inizio non volevo nemmeno farne parte. Ma tutte le persone che mi conoscevano e seguivano il mio lavoro mi hanno consiglia- to di esserne parte attiva. Hanno suggerito che la storia sarebbe stata più interessante con me dentro, dato che l'arte di "arran- giarsi" era ed è una parte impor- tante della mia vita. Il mio modo di guardare gli ostacoli e l'arte di superarli avrebbe reso la storia più attraente, anche se non ero necessariamente in grado di padroneggiare l'arte stessa. Come ha trovato l'esperien- za delle riprese in giro per Napoli? Prima di tutto, mi è stato detto di usare un sacchetto di plastica blu per la camera. Avrebbe reso sicuro l'andare in giro e il fil- Matteo Troncone e "l'arte di vivere" napoletana Angelo e Sasa, due dei personaggi raccontati in nel film di Matteo Troncone @ Matteo Troncone LIFE PERSONAGGI RECENSIONI ARTE Continua a pagina 15