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GIOVEDÌ 27 GIUGNO 2019 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | HERITAGE MEMORIA IDENTITÀ STORIA 17 A mezzogiorno, un cannone sotto il Mo- numento a Garibaldi sul Gianicolo lancia un colpo a salve sul Tevere. L'eco rimbomba a due mi- glia di distanza in Piazza Navona e fa sobbalzare la folla a pranzo a Tre Scalini. Mentre un vecchio la- scia cadere un tramezzino al tonno e pomodoro e spegne il suo appa- recchio acustico, Roma risponde con una salva di campane della chiesa. Questo rituale quotidiano un tempo sincronizzava gli orologi della città. Ora testimonia il tempo e incorona il caos. Un migliaio di note tintinnanti si scontrano nel centro storico, fermando il traffico e i meravigliati pedoni. A poco a poco, il frastuono cala e i residenti riconoscono i singoli rintocchi. Dal campanile più alto di Roma, le campane di Santa Maria Maggiore rintoccano in ritardo. C # e D, rimproverano, F # e G. Il carillon straziato di San Giovanni in Laterano discute un noioso punto di diritto canonico, blate- rando D #, B, D #, B ad infinitum. Il clang più distinto, tuttavia, è un E maestoso ma leggermente ovat- tato dal Campanone, la Grande Campana di San Pietro. Appeso nella torre dell'orologio occidentale della basilica, il Cam- panone suona solo in occasioni speciali. Durante l'anno liturgico annuncia Natale, Pasqua e la festa di Pietro e Paolo. Piange triste- mente proclamare la morte di un papa, squilla gioiosamente per an- nunciare l'elezione di un altro. Ha avvertito Pio IX di sfuggire alla rivoluzione e ha salutato Bene- detto XVI mentre era in elicottero dal Vaticano a Castel Gandolfo dopo le sue dimissioni a sorpresa. Una volta nona campana più grande del mondo, il Campanone pesa nove tonnellate. Il suo esterno massiccio, tuttavia, è cinto di che- rubini e apostoli, ricamato con stemmi e chiavi e incoronato con putti e delfini. Se la voluta rococò colpisce una falsa nota, è perché il suo progettista era più adatto a fabbricare zuppiere d'argento che non a forgiare una campana di bronzo. Luigi Valadier, l'orafo più alla moda di Roma alla fine del XVIII secolo, creò belle stoviglie, mobili e pezzi d'altare per clienti nobili ed ecclesiastici. Tutti visitavano la sua bottega in via del Babuino, tra cui Pio VI, che nominò Valadier cavaliere nel 1779. Tuttavia, la città fu sorpresa quando il Papa gli chiese di forgiare un nuovo cam- panone per il Vaticano. Il precedente campanone si era rotto nel febbraio del 1780, dopo soli 33 anni di servizio. Non solo doveva essere sostituito, ma anche spostato, con le altre campane di San Pietro, dall'angolo sinistro della facciata della basilica. Dopo la demolizione dei campanili ge- melli di Bernini nel 1646, questa posizione ne soffocò il suono. I lavori iniziarono nel giugno del 1785, ma Valadier fu presto scoraggiato. Sebbene compren- desse le basi per sviluppare una campana, il problema era l'acu- stica. Il tono di una campana di- pende da molti fattori, tra cui la sua dimensione, la qualità del bronzo e il lavoro di finitura. Il Ca- valiere, bisbigliavano i rivali, ri- sentiti per la sua commissione, mancava di conoscenza ed espe- rienza. Il suo design imperfetto avrebbe rovinato la nota. La cam- pana, gongolavano, era destinata a rompersi, insieme al suo creatore. Il 1 settembre 1785, Luigi Va- ladier andò dal suo laboratorio al molo della città e si gettò nel Te- vere. Gli operai cercarono di sal- varlo, ma annegò prima che lo pe- scassero. Il suo suicidio scandalizzò Roma e avrebbero do- vuto escluderlo dalla sepoltura cri- stiana, ma il Papa intervenne e diede a Valadier uno splendido fu- nerale. Fu sepolto nella chiesa di San Luigi dei Francesi, vicino al Pantheon. Suo figlio, Giuseppe Valadier, terminò il lavoro dieci mesi dopo. Costruì un'impalcatura di legno con ruote su cui la campana fu tra- sportata dalla fonderia di via del Babuino in Vaticano. Mentre at- traversava la città, la campana suo- nava rumorosamente e attirava una folla esultante. Alla Santa Porta di San Pietro, in presenza della no- biltà riunita, Pio VI benedisse il possente Campanone. La storia, tuttavia, raramente fi- nisce con una nota di trionfo. La Grande Campana fu appesa nella piccola cupola sopra la Cap- pella Gregoriana. Quando venne suonata per la prima volta, causò una tremenda cacofonia all'interno della basilica. Un cardinale di- venne sordo, ma il suono non riuscì a raggiungere nemmeno il vicino distretto di Borgo. Questo fiasco turbò la Curia. In un teso incontro della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, fu deciso - "con abbastanza strambotti da far ululare i cani", secondo Francesco Milizia, Sovrintendente per il Re di Napoli degli edifici Farnese nella sede papale - di ri- portare la campana nella posizione originale. Dopo che gli architetti confer- marono che l'aumento di peso e di movimento non avrebbe messo in pericolo la facciata, il Campanone venne reinstallato per essere suo- nato (come ordinato da Pio) "alla distesa". Anche nell'occasione più gioiosa, tuttavia, suona un rammol- lito requiem per Luigi Valadier. Il segretario di Pasquino è Anthony Di Renzo, professore di scrittura all'Ithaca College. Puoi raggiungerlo all'indirizzo di- renzo@ithaca.edu. Il Campanone di San Pietro e, sullo afonso, la famosa cupola Il Campanone Pasquino chiede per chi suona la campana