L'Italo-Americano

italoamericano-digital-8-8-2019

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www.italoamericano.org 15 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 8 AGOSTO 2019 sognare liberamente, e soprattutto a pensare liberamente. A rischiare, anche quando significa commettere errori. Ernest Hemingway considera- va Nanda la sua "personale" traduttrice. "In realtà, ho tradotto solo quattro dei suoi romanzi, ma eravamo davvero buoni amici", ha detto. Si conoscevano dal 1948. Gli fece anche visita a Cuba, a Cojimar. Nanda mi ha detto che Hem- ingway era "fragile come il vetro e morbido come una meringa". Una delle ultime persone che Hemingway chiamò al telefono prima del suo estremo atto suicida fu Nanda. Credeva fermamente che il suo stile di scrittura minimalista fosse rivoluzionario. "Sia a Cortina che a Cuba, mi ha dato incredibili lezioni di scrit- tura creativa", ha detto. "Mi ha permesso di sedermi accanto a lui mentre scriveva dalle 5 alle 11 del mattino. L'ho visto buttare via pagine intere perché non erano abbastanza chiare". Nanda mi diceva: "Taglia, taglia, taglia, taglia. Scrivere con precisione significa pensare con precisione". Negli anni '50 fece amicizia con i Beat Poets, quei figli vision- ari di William Blake e Walt Whit- man che si ribellarono alle con- venzioni della vita e della scrittura americana tradizionale. Ha tradotto il loro lavoro e ha condiviso il loro dissenso civile e la scena underground. Si unì a loro nelle marce di protesta non violenta. Quando Ginsberg andò in prigione nel 1965 per un pre- sidio sui binari che bloccava le spedizioni dei treni verso l'impianto di arricchimento di plu- tonio della Rockwell Corporation vicino a Boulder, Colorado, vole- va essere arrestata per dimostrare solidarietà all'amico. Parlava di Ginsberg come di un uomo che aveva trovato pace ed equilibrio grazie al buddismo, a differenza di Kerouac, "l'uomo più soffer- ente che abbia mai conosciuto". Nanda era un'anticonformista, una radicale, ma continuava a ripetere che aveva avuto un'edu- cazione "vittoriana" contro la quale non si ribellava mai. Ma esortava gli altri a farlo. Suo nonno era uno scozzese che fondò la sede italiana della Berlitz School of Languages. Nata a Genova il 18 luglio 1917, studiò in un prestigioso col- legio svizzero prima di iscriversi al liceo classico Massimo D'Azeglio di Torino. Nel 1937, sia Nanda che il suo compagno di scuola, il futuro romanziere Primo Levi, non superarono gli esami di maturità. Le loro composizioni furono ritenute "inadatte". Curiosamente, le due future icone letterarie dovettero ripetere l'anno scolastico. Ma al liceo, Nanda ebbe la for- tuna di avere un insegnante spe- ciale di letteratura comparata, Cesare Pavese. Il grande romanziere e poeta italiano era solito farle visita. "Quando veniva a casa, sapeva che tenevo le sigarette Macedonia in uno dei cassetti della mia scrivania", disse. "Un giorno, mentre cercava le sigarette, aprì il cassetto sbagliato e trovò la mia traduzione italiana di Spoon River Anthology dell'americano Edgar Lee Mas- ters. Era solo un esercizio di scrit- tura", gli disse. Ma Pavese ne era così entusiasta che lo portò alla casa editrice Einaudi. Pavese la chiamava "gôgnin", un termine torinese che significa musetto. La esortò a "studiare, studiare, studiare" ed era "geloso di lei come un gorilla", come le ha scritto in una lettera, perché lei era già innamorata dell'architetto e designer italiano Ettore Sottsass. Lei ed Ettorino furono sposati per 25 anni. Era una donna fedele e leale. Lui invece era un donnaiolo. E lei ne ha sofferto. Un giorno me lo ha raccontato: "Povera ragazza, soffrirai anche tu se ti comporti come me", una trac- cia di cinismo nel suo tono di voce. "Gli uomini apprezzano di più le donne che si comportano come prostitute", mi ha detto. Questo tema era uno dei leitmotiv del suo romanzo autobiografico Che cos'è più la Virtù. Ricordo che fu radiosa quando nel 1997 la Fondazione Benetton Studi Ricerche le diede un rifugio sicuro per il suo vasto materiale d'archivio che oggi si trova presso la Fondazione Corriere della Sera. Ho visto i suoi occhi scintil- lare, le labbra alzarsi in un lento sorriso, durante la nostra ultima conversazione nella sua ultima casa in Piazzetta della Guastalla. Nanda era felice prima di salutar- mi con una richiesta: "Andiamo a cantare una sutra al Buddha". La sua statua era ferma, in una posa medica, in un corridoio vicino alla porta d'ingresso. Continua da pagina 13 Fernanda Pivano con Ernest Hemingway, Cuba 1956. Fotografia di Ettore Sottsass, Fondazione Benetton Studi Ricerche, conservata presso la Fondazione Corriere della Sera SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO

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