Since 1908 the n.1 source of all things Italian featuring Italian news, culture, business and travel
Issue link: https://italoamericanodigital.uberflip.com/i/1160027
www.italoamericano.org 19 GIOVEDÌ 22 AGOSTO 2019 L'Italo-Americano IN ITALIANO | LA VITA ITALIANA TRADIZIONI STORIA CULTURA C ari lettori, Un assor- timento di connes- sioni italiane per il mese di agosto: Il lu- minare automobili- stico Lee A. Iacocca, ci ha lasciato il mese scorso all'età di 94 anni. In un'industria che aveva ge- nerato leggende, tra giganti come Henry Ford e Walter Chrysler, la nascita della catena di montaggio e delle libertà della strada che por- tava in periferia e alla classe me- dia, Iacocca, figlio di un immi- grato venditore di hot-dog, ha fatto la storia come l'unico diri- gente dei tempi moderni che ha presieduto le operazioni di due delle tre grandi case automobili- stiche. Negli anni '70 e '80, con De- troit che ancora dominava sul mercato automobilistico nazio- nale, il suo nome evocava imma- gini di executive suite, lotte inte- stine, giochi di potere e grinta e abilità nel vendere auto ameri- cane. Era così ampiamente ammi- rato che nel 1988 si parlò seria- mente della sua candidatura a presidente degli Stati Uniti. Lee Iacocca si è fatto strada in 32 anni alla Ford, costruendo auto vistose come la Mustang, finendo sulle copertine di Time e New- sweek e diventando presidente dell'azienda a 46 anni, per poi es- sere licenziato in modo spettaco- lare nel 1978 dal nipote del fon- datore, Henry Ford II, per motivi di "gelosia", perché era Iacocca non Ford che divenne noto come il volto e il padre della Mu- stang....ed entrambi gli uomini avevano un grosso ego. *** Lee atterrò in piedi dopo il suo licenziamento e, in un secondo atto durato 14 anni che gli assi- curò una fama mondiale, rilevò la Chrysler Corporation e riportan- dola in salute in quello che gli esperti hanno definito uno dei più brillanti ribaltoni nella storia degli affari. Lo portò a termine con una controversa garanzia di prestito federale da 1,5 miliardi di dollari, ottenuta convincendo il governo che la Chrysler era vitale per l'e- conomia nazionale e non doveva fallire, e con concessioni sinda- cali, nuove linee di automobili e persino reclutando un nuovo volto nazionale per portare avanti una campagna pubblicitaria televisiva lunga dieci anni: lui stesso. "Se riuscite a trovare un'auto migliore, compratela", diceva Iacocca senza peli sulla lingua, sfidando il pub- blico. Il suo libro del 1984, Iacocca: Un'autobiografia, è diventato un gettonato best seller, la principale copertina rigida di saggistica del 1984 e del 1985. Ne ho una copia nella mia libreria. Spot televisivi e fotografie di cronaca lo avevano reso uno dei volti più noti della nazione, il ri- tratto di un nonno: fonte alta, naso carnoso, occhi dispettosi dietro occhiali a mezzo cerchio, labbra sottili che mordevano un sigaro importato. Figura eroica per molti ameri- cani, è diventato presidente di un progetto di restauro della Statua della Libertà e di Ellis Island nel 1992, anno del Centenario della sua apertura nel 1892. Era richie- sto per discorsi e apparizioni pub- bliche che assumevano il colore della propaganda. La magia di Iacocca, come i guadagni della Chrysler, svani- rono mentre la nazione si immer- geva nella recessione. Iacocca stabilì partnership con Mitsubishi, Maserati e Fiat, ma non furono la panacea. Si ritirò da presidente e amministratore delegato di Chrysler nel 1992. *** I pugili con cognomi italiani spesso li hanno cambiati. Un certo numero di pugili italo-americani usavano pseudo- nimi irlandesi a causa delle cam- pagne contro gli italiani. C'era an- che l'idea sbagliata che nessuno poteva avere successo sul ring senza un nome irlandese. Gli ir- landesi americani dominavano la boxe. Di seguito sono riportati al- cuni dei tanti campioni italoame- ricani che hanno usato nomi ir- landesi dal 1900 al 1955: Kid Murphy (Peter Fascella), Bushy Graham (Angelo Geraci), Young Corbett III (Raffaele Giordano), Hugo Kelly (Ugo Micheli), Johnny Wilson (Giovanni Pa- nico), e George Nichols (Phillip Nicolosi). Angelo Dundee, il leg- gendario allenatore di pugili italo- americano, ha detto: "All'inizio del 1900 non era vantaggioso avere un nome italiano". Anche il padre di Frank Sinatra, Anthony Martin Sinatra, che era arrivato da Agrigento, in Sicilia, iniziò a lavorare come apprendista da un calzolaio. Era conosciuto nel suo quartiere, dove tutti avevano un soprannome, come "Tony il cal- zolaio". Si mise a tirare di boxe e, poiché a quei tempi era meglio avere un nome irlandese più che uno italiano (i politici irlandesi controllavano Hoboken), adottò il nome del suo manager e divenne noto come "Marty O'Brien". La maggior parte dei suoi ultimi anni di lavoro furono con i Vigili del Fuoco di Hoboken. Era un buon pompiere, sempre il primo ad ar- rivare dove c'erano incendi e ri- salì i gradi fino a quello di capi- tano. *** Cabot è l'esploratore italiano (Giovanni Caboto) che il fonda- tore e direttore dell'Italic Institute of America, John Mancini, vuole che gli italoamericani sostengano e festeggino. Potete leggere i blog di John Mancini e molto altro ancora su www.italic.org ma per ora, lascia- temi condividere alcuni frammenti del recente blog di Mancini su John Cabot, che ha intitolato A Best Kept Secret, Il segreto me- glio conservato. Giovanni Caboto è celebrato in Terranova e Labrador con una fe- sta di 3 giorni chiamata Discovery Day-Giorno della Scoperta. Dopo tutto, Cabot è stato il primo euro- peo a rivendicare quelle isole e il Nord America nel 1497, e a pro- muovere l'Impero britannico a proprie spese. Cabot è il nostro segreto me- glio custodito. Dubito che si pos- sano trovare cento persone in tutti gli Stati Uniti che lo ricordino gra- zie ai libri di scuola o che sap- piano che il suo vero nome era Giovanni Caboto. Non ha distrutto alcun popolo indigeno nè ha schia- vizzato nessuno. Ma la sua eredità diretta include la nostra nazione anglofona e la democrazia inglese. Gli italo-americani hanno una straordinaria abilità nel seppellire la loro grandezza sotto mucchi di immigrati. Meglio essere eterna- mente grati per l'ingresso a Ellis Island che vantarsi di aver aperto le porte al Nuovo Mondo. In questo momento, ci bat- tiamo per salvare il Columbus Day dagli ingrati che pensano che attraversare l'oscuro Atlantico sia stato un gioco da ragazzi. Tutti le nostre carte sono puntate sul po- vero Cristoforo. (E, lo abbiamo sostenuto solo quando i WASP lo ha reso un eroe alla di Chicago Columbian Exhibit nel 1892). Al contrario, Cabot non esiste nella nostra memoria comune. Verraz- zano vide la luce solo quando il ricercatore italo-americano Gio- vanni Schiavo scrisse di lui negli anni '50 e l'attivista John LaCorte di Brooklyn fece pressione per avere un nuovo ponte che portasse il suo nome nel 1964. Quante per- sone sanno che Verrazzano è stato per la Francia quello che Colombo fu per la Spagna e Cabot per l'In- ghilterra? Ha rivendicato i titoli della Francia per il Canada e il territorio della Louisiana. Pur- troppo, è stato ucciso e mangiato dalle popolazioni indigene dei Ca- raibi. Zitti, zitti…non vogliamo offendere nessuno.....