L'Italo-Americano

italoamericano-digital-9-5-2019

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GIOVEDÌ 5 SETTEMBRE 2019 www.italoamericano.org 29 L'Italo-Americano IN ITALIANO | LA COMUNITÀ DI SEATTLE Una rivisitazione del cibo del Sud Italia Il mio libro è un corso intensivo di cucina e cultura del Sud Italia. Le ricette sono tutte fattibili, e met- tono in evidenza i prodotti, la fre- schezza e la semplicità. Volevo in- cludere ricette che possono essere cucinate facilmente e senza ingre- dienti speciali. Quello che voglio è che i lettori guardino queste ricette e dicano: "Questo mi sembra buono, voglio cucinarlo subito!". Se ti piacciono le zucchine, questo libro ti piacerà. Nessun libro di cucina su Na- poli può evitare di parlare di pizza. Qual è la sua opinione sulla cultura della pizza? Pizza è sinonimo di Napoli. Unisce la città. E' accessibile, è ca- lorica, è un marchio. Per essere cer- tificati come fornitori di autentica pizza napoletana, bisogna rispettare una sequela di regole. Ho parlato con chef che non vogliono la certi- ficazione. Sentono che è troppo li- mitante per il loro mestiere. Vo- gliono solo fare a modo loro, quindi infrangono le regole. Quando si è a Napoli, consiglio di fare il proprio viaggio personale della pizza. Man- giate la pizza ripiegata. Mangiatela in piedi, mangiatela seduti. Provate la pizza in tutte le sue molteplici forme e fate la vostra scelta. Come si collega questo libro agli attuali problemi economici dell'Italia? Questo libro porta i lettori in quelle regioni d'Italia così spesso trascurate. Il turismo individuale tiene in vita molte piccole imprese. Se viaggiate in Italia, uscite dal cir- cuito Roma - Firenze - Venezia. Noleggiate un'auto, andate in giro, girovagate un po', soggiornate negli agriturismi. Troverete piccole città con ristoranti incredibili, ma sono incredibilmente vuoti e quasi senza clienti. Cercateli. Vi garantisco che sarà un'esperienza speciale. Quali sono alcuni dei suoi po- sti preferiti da visitare? Se ho un giorno libero, mi piace andare a Napoli: è solo a un'ora di treno da Roma. C'è tanta energia, ma poi l'atmosfera si trasforma in dolce ed elegante quando ci si muove lungo la baia. Da non per- dere è il Museo Archeologico Na- zionale. Mi piace anche Procida, un'isola al largo della costa di Na- poli. Se ho qualche settimana, vado in Puglia dove cerco nuove città che non conosco. Qual è il prossimo progetto? Ho in lavorazione un nuovo li- bro sul cibo delle isole italiane. Vo- glio esplorare non solo la cucina della Sardegna e della Sicilia, ma anche di tutte le piccole isole che compongono quelle regioni. La cu- cina isolana non è solo pesce. E' erbe incredibili, legumi meravi- gliosi e aromi favolosi. Usano co- niglio e maiale e ci sono delle ot- time ricette con questi piatti. Voglio che questo sia un libro di cucina con cui cucinare diventa una cosa divertente. Cercatelo nella prima- vera del 2020. A 16 anni, Katie Parla girò l'Europa con la sua classe di latino del liceo. Tornata da quel viaggio, annunciò ai suoi genitori che si sarebbe trasfe- rita a Roma non appena fosse stata abbastanza grande. Le lezioni di italiano presso il locale community college l'aiutarono a prepararsi e, dopo essersi laureata nel 2003 in storia dell'arte all'Università di Yale, fu pronta. Da allora Parla ha vissuto a Roma, costruendo una carriera di successo scrivendo della città che ama. Ha scritto decine di articoli di viaggio e sul cibo per riviste come il New York Times, Condé Nast Traveler, The Guardian, The Atlantic e molti altri. Ha creato due app sulla città e nel 2016 ha pub- blicato il suo primo libro che pre- senta i cibi e i sapori di Roma. Lungo il cammino, ha conseguito un master in cultura gastronomica italiana presso l'Università degli Studi di Roma e ha anche preso un diploma da sommelier. Ora si sta interessando di altre regioni d'Italia. Il suo nuovo libro di cucina, Food of the Italian South, uscito all'inizio di quest'anno, com- prende 85 ricette che catturano le tradizioni culturali e culinarie del Sud Italia, dalla montagna alla co- sta. Di recente è stata a Seattle in un tour editoriale, dove ha intrat- tenuto una folla entusiasta al Book Larder. Ecco alcuni estratti di quella conversazione. Cosa l'ha portata in Italia e perché ci è rimasta? Sono cresciuta nel New Jersey in una famiglia italo-americana e ho visitato l'Europa a 16 anni con la mia classe di latino. Il viaggio è stato bello e brutto. La parte brutta è che abbiamo visitato 13 città in otto giorni, e il nostro soggiorno a Roma è stato di sole sei ore. La parte bella è stata che quel tempo limitato è stato comunque suffi- ciente per emozionarmi e ispirarmi. Sono tornata a casa e ho annunciato ai miei genitori che da grande mi sarei trasferita a Roma. Quando mi sono trasferita in Italia nel 2003, ero ossessionata dalla cultura alimentare regionale. Ma dopo un po' di tempo, le mie illusioni romantiche cominciarono a crollare e mi resi conto che il modo più rispettoso di documen- tare la cultura italiana era sempli- cemente quello di dire la verità. Così ho iniziato a intervistare chef che stavano cucinando molti piatti innovativi, non solo quelli tradi- zionali. Ho visto minacce alla cul- tura gastronomica locale e ho scritto recensioni critiche sulle ten- denze culinarie e di ristorazione. Anche se l'Italia è piccola - è grande come l'Arizona - ha mi- gliaia di culture all'interno dei suoi confini. Per me, esplorare il cibo significa esplorare la storia. Come definirebbe le ricette del suo nuovo libro? Food of the Italian South, di Katie Parla, è dedicato a ricette tradizionali e rivisitate, ma anche ai pensieri dell'autrice sulla cucina del Sud Italia Da 16 anni, la carriera di Katie Parla è incentrata su due tra le cose che ama di più: l'Italia e il ciao

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