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www.italoamericano.org 19 GIOVEDÌ 5 SETTEMBRE 2019 L'Italo-Americano IN ITALIANO | LA VITA ITALIANA TRADIZIONI STORIA CULTURA C ari lettori, i recenti terremoti in Califor- nia me ne hanno fatto ricordare un paio che hanno una "connes- sione italiana". Nel 1906, il grande tenore italiano Enrico Ca- ruso correva via in pigiama ur- lando dalla sua stanza del Palace Hotel e, mentre la terra intorno a lui si sollevava e scuoteva, pro- mise di non tornare mai più. Dopo che un grande terremoto aveva devastato la città italiana di Morra De Sanctis e decine di pic- cole città su oltre 10.000 miglia quadrate in Italia, alla fine del no- vembre 1980, fu un altro famoso tenore, Luciano Pavarotti, che, a metà degli anni '80, si esibì al San Francisco Civic Auditorium nel concerto "A Benefit of Love from San Francisco to Morra De Sanc- tis". A gestire l'evento non era un organizzatore professionista, ma una dilettante italo-americana. Lita Di Grazia Víctor. Lita riuscì ad ottenere la donazione di così tanti beni e servizi, che dopo il tributo c'erano fondi sufficienti a fare più del previsto. Nel novembre 1980, il nome di questa piccola città non lontana da Napoli, commosse la città di San Francisco. Morra De Sanctis fu adottata da molte organizza- zioni civiche che avviarono una vigorosa e generosa campagna di raccolta fondi per la sua ricostru- zione. Sebbene il terremoto avesse distrutto metà del villaggio e uc- ciso 50 cittadini, Morra De Sanc- tis è stata più fortunata delle altre 209 città italiane distrutte: venne "adottata" dagli italoamericani di San Francisco, che raccolsero 110.000 dollari per la sua rina- scita. Il sindaco di Morra, Rocco Pa- gnotta, si recò a San Francisco per esprimere gratitudine e rac- cogliere ulteriori fondi. Tra i primi donatori per le vit- time del terremoto, ci fu la polizia italo-americana di San Francisco, che raccolse oltre 10.000 dollari per il fondo italiano di soccorso al terremoto, attraverso un Benefit Buffet e una Cocktail Dance. *** A San Francisco, Lita Di Gra- zia Di Grazia Vietor, l'organiz- zatrice della raccolta fondi del- l'evento di Pavarotti per le vittime del terremoto in Italia del 1981, è colei che i gestori di eventi di be- neficienza di tutto il mondo vor- rebbero emulare. Ma allora perché Lita Di Gra- zia Vietor – la dilettante che riuscì nell'impresa - a volte si svegliava di notte nel ricco silenzio della sua sontuosa abitazione a Presidio Heights per dire del concerto: "E' stato un fallimento"? Tutto ha senso se si è disposti a tornare ad un giorno d'inverno di gennaio, quando l'elegante Vie- tor partecipò ad una cupa riunione di uomini d'affari presso il Con- solato Italiano a San Francisco. Il tema era come raccogliere fondi per aiutare a risarcire i danni e alleviare le sofferenze inflitte su un'area di 10.000 miglia qua- drate dal terribile terremoto del 23 novembre, che aveva ucciso più di 3000 persone, ferito più di 8000, distrutto migliaia di edifici e lasciato 250.000 senzatetto. Si stimarono più di 12 miliardi di dollari di danni nella peggiore catastrofe naturale d'Europa degli ultimi 50 anni. Il flusso di contributi indivi- duali nella Bay Area, che anda- vano da 2 a 10.000 dollari, era stato abbastanza generoso, ma serviva molto di più. Si sperava di raccogliere fino a 1 milione di dollari, denaro da destinare al pic- colo villaggio di Morra De Sanc- tis, fuori Napoli, dove il sistema di irrigazione e la cooperativa ca- searia erano stati distrutti. Al termine dell'incontro, a Vietor venne chiesto di assumere un incarico mozzafiato: mettere insieme una sorta di concerto che in qualche modo avrebbe raccolto 250.000 dollari. Per definizione, questo significava ovviamente un accordo per cui una superstar la- vorasse gratuitamente. Vietor aveva gestito negli ul- timi cinque anni la raccolta fondi dell'American Conservatory Theater - affari abbastanza sem- plici, dove gente ricca e famosa addobbava gli alberi e le tavole di Natale e i meno abbienti paga- vano per andare a vedere e restare a bocca aperta - ma questa era una sfida ad alto livello. Dissero: "Abbiamo davvero bisogno di te", ricorda. "Era un'of- ferta che non potevo rifiutare". Anche pensare di ottenere Pa- varotti - che era stato prenotato cinque anni prima e chiedeva 50.000 dollari a concerto - era un'insolita assurdità. Vietor chiese la collaborazione di Maria Pia Fanfani, moglie di Amintore Fanfani, allora Primo Ministro italiano. La vita non perde mai occasione di dimostrare ogni volta che non conta quello che si fa, ma chi si è. La signora Fanfani parlò con Pavarotti - ag- girando la veglia insonne del suo manager Herbert Breslin, un ma- nager duro e avido - e gli disse che era suo dovere patriottico, da italiano, andare a San Francisco e cantare gratuitamente. *** Cominciò così la pianifica- zione che portò al Pavarotti Earth- quake Concert, una vicenda che Vietor ammise mestamente essere una case lesson sui pericoli del pensare in piccolo. Quello di cui Vietor si rese conto è che il con- certo fu immediatamente un suc- cesso mostruoso. La MGM, che stava proget- tando un film con Pavarotti, de- cise di dare un notevole contributo per contribuire a coprire i 30.000 dollari del costo di assunzione del- l'orchestra d'opera e accettò di al- lestire l'auditorium in cambio dei diritti di filmare l'evento. Vietor ebbe l'idea di una cena privata con cravatta nera dopo il concerto dove il pane sarebbe stato spezzato insieme a Pavarotti. Questo sarebbe costato fino a 250 dollari a testa per il "Celebrity guest circle". Ma solo per poter acquistare uno di questi biglietti, bisognava pagare 100 dollari per uno dei posti dell'orchestra. Vietor sfruttò tutti i mezzi pos- sibili per beneficiare della visita di Pavarotti, e riempire il Teatro dell'Opera con ospiti paganti che avrebbero guardato il concerto dall'Auditorium Civico sulla tele- visione a circuito chiuso ma che poi avrebbero assistito ad un'aria o due dell'artista in persona. Ottenne l'Huntington Hotel per ospitare il grande tenore gratuita- mente e ottenne uno sconto dalla London Records per alcuni album di Pavarotti da vendere nella hall e parlò con Alitalia di un volo gra- tuito per Napoli per qualche for- tunato vincitore di una lotteria. Nel mezzo di tutto questo, Vie- tor dovette sopportare l'insolenza di un uomo che lei chiamava "l'orco Breslin", il manager del cantante, la cui collaborazione non poteva che chiamarsi carita- tevolmente rancore. Alcuni di- cono che questo fu perché lui non avrebbe guadagnato nulla in quanto si stava facendo benefi- cenza. "Chiamerà e dirà: 'Dai a Pava- rotti un cavallo". "Un cavallo? "Sì. Dagli un ca- vallo per fare questo evento." Se non è così, sbraiterà per un biglietto aereo di prima classe dal- l'Italia a San Francisco o cercherà qualche altro vantaggio pecunia- rio. Non tornerò mai più a San Francisco promise Caruso, scosso, il giorno dopo il terremoto del 1906. Pavarotti amava San Francisco e ritornò nell'autunno del 1981 per fare il tutto esaurito. ***