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NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ GIOVEDÌ 5 SETTEMBRE 2019 www.italoamericano.org 3 L'Italo-Americano IN ITALIANO | N el 1982 gli fu consegnato il Leone d'oro alla car- riera alla Mostra interna- zionale del cinema di Venezia. Quattro mesi dopo scom- parve a Los Angeles George Cukor, uno dei più importanti registi della storia di Hollywood, soprattutto nel campo delle commedie sentimen- tali. Fu nominato all'Oscar cinque volte, vincendolo per My fair lady nel 1964. Questo film, candidato a 12 premi Oscar di cui otto vinti (tra cui miglior film, attore, regista e cinematografia ma non miglior attrice) e a 5 Golden Globe di cui tre vinti, fu un successo internazio- nale tanto che l'American Film Institute l'ha inserito fra i migliori cento film statunitensi di tutti i tempi. A interpretare il film tratto dal musical del 1956 che Julie Andrews aveva portato al successo a teatro, fu Audrey Hepburn che però fu doppiata nelle parti cantate. La scel- ta del produttore Jack Warner fu dettata da motivi meramente com- merciali: Audrey era una star, men- tre Julie, anche se era una leggenda a Broadway, al cinema non la cono- sceva nessuno. Considerato il suc- cesso del film essere scartata a quel provino, nonostante le ineguaglia- bili capacità canore su 4 ottave, per lei che a 13 anni aveva cantato di fronte a Re Giorgio VI di Inghilterra e alla regina Elisabetta, genitori del- l'attuale sovrana, fu pesante. Ma ricordando quella porta chiusa in faccia, la Andrews rac- conta di quel portone che si spa- lancò per lei. Tre mesi dopo avere perso il ruolo di Eliza Dolittle, Julie ottenne quello di Mary Poppins. Agli Oscar 1965, in cui Julie vinse il premio come migliore attrice (oltre a un Golden Globe e un pre- mio Bafta) per Mary Poppins, Audrey non fu nemmeno nominata. L'anno successivo ricevette una seconda candidatura all'Oscar e un altro Golden Globe per l'indimen- ticabile interpretazione in Tutti insieme appassionatamente, altra pietra miliare del musical per fami- glie. Quel ruolo l'aveva fatta entrare nel gotha del cinema. Generazioni di bambini sono cresciute abbinan- do il volto della ex bambina prodi- gio alla magica bambinaia che vola sui tetti di Londra. La 76° edizione della Mostra del Cinema di Venezia ha consegnato il suo Leone d'oro alla carriera alla Andrews, "un'icona del ventesimo e ventunesimo secolo che sa tra- smettere una sorta di classicismo olimpico in ogni cosa che fa. Ha rappresentato ai massimi livelli la recitazione, la danza, la musica, la scrittura e l'attivismo politico; la sua eleganza è diventata un valore asso- luto: unica nella storia del cinema e assolutamente inimitabile". Così il regista, sceneggiatore e produttore cinematografico Luca Guadagnino introducendo il riconoscimento nella Sala Grande del Palazzo del Cinema di Venezia. E questo senza dimenticare che, come ha detto il direttore della Mostra Alberto Barbera, non è rimasta imprigionata nel ruolo di icona del cinema fami- liare se è vero che ha poi ricevuto la sua terza candidatura all'Oscar e ha vinto un altro Golden Globe per il suo doppio ruolo in Victor Victoria (1982), oltre a una genero- sa e multiforme carriera in cui si è cimentata in ruoli di volta in volta drammatici, apertamente provoca- tori o intrisi di graffiante ironia. La parola d'ordine è stata (e dovrebbe sempre essere): evoluzione. Non fermarsi mai. Ma anche resilienza, sempre più necessaria nel mondo contemporaneo. Perché parliamo di lei, attrice, cantante e scrittrice britannica? Per due ragioni. La prima è che mostra esattamente cosa è e cosa vuole essere il Leone d'oro di Venezia (un tributo non formale al merito arti- stico) e la seconda è l'aneddoto che abbiamo ricordato. La sua lezione non sta solo nel talento naturale, che prima o poi viene fuori, ma è quello di un impegno costante, del duro lavoro, della fatica di calcare ogni giorno il palcoscenico, di conqui- stare l'applauso che poi significa l'unico vero stipendio della propria arte. Tuttavia quel duro lavoro, quel credere che l'impegno possa fare la differenza, quella fiducia nelle pro- prie capacità è stata e continua ad essere la chiave del successo di milioni di italiani che si sono messi (e si mettono) alla prova emigrando. Nei paesi di adozione hanno trovato le condizioni per mettere a frutto le loro aspettative ma lì se le sono sudate e continuano a faticare per conquistarsele. A colpi di pregiudi- zi, di difficoltà aggiuntive come la non conoscenza della lingua, la soli- tudine, la mancanza di un entourage familiare e sociale di sostegno, la lontananza dalla propria famiglia. Ma il groppo in gola può andare giù. Canta Mary Poppins nella colonna sonora del classico della Disney, "In tutto ciò che devi far, il lato bello puoi trovar. Lo troverai e... Hop! Il gioco vien!". La bacchetta magica, quella che tutti vorremmo, è lo strumento che esprime la nostra volontà di cam- biare le cose. Non è che vogliamo diventare prestigiatori, ma è ovvio che ci piacerebbe avere l'ombrello di Mary Poppins. O la sua borsa, da cui tirare fuori tutto quel che ci serve per rendere accogliente il luogo in cui abitiamo o il coraggio di man- dare giù la pillola, anche quando non c'è lo zucchero. La morale del film potrebbe essere anche questa: ci appoggiamo a un oggetto esterno ma la vera bacchetta magica sta dentro di noi, è la volontà di cam- biare, e dipende da noi, dalla nostra capacità di realizzare i sogni che portiamo con noi nella borsa, a patto di crederci davvero. E non è un caso che la lezione di Mary Poppins sia molto simile a quella di Julie Andrews. Da Venezia, che le ha dedicato una standing ovation di 10 minuti, l'83enne che da ragazza amava cantare arie in italiano, ha La lezione di Mary Poppins e il portone di Julie Andrews dedicato un pensiero ai giovani talenti emergenti: "Chiedo loro di rimanere fedeli ai loro sogni e alla loro visione''. SELLING HOMES THROUGHOUT THE BAY AREA Adele Della Santina "e Right Realtor makes all the dierence." 650.400.4747 AdeleDS@aol.com www.AdeleDS.com CalBRE# 00911740 Expert in preparation, promotion, and negotiation!