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GIOVEDÌ 5 SETTEMBRE 2019 www.italoamericano.org 7 L'Italo-Americano IN ITALIANO | spettatori. Un successo clamoro- so, ai tempi. Ma con i film, Vene- zia fu subito mondanità. Il primo film proiettato nella storia della Mostra, il 6 agosto 1932, fu "Dr. Jekyll and Mr. Hyde" di Rouben Mamoulian. Seguì un gran ballo nei saloni dell'Excelsior e fu una vetrina di spettacolare eleganza. Quella terrazza dell'Hotel del Lido, l'isoletta sottile che si allun- ga per circa 12 km tra la laguna di Venezia e il mare Adriatico, è da allora una delle sedi più fascinose della kermesse e si è perso il conto delle celebrità che hanno messo piede sul suo famoso pon- tile. Venezia ha un rapporto osmo- tico con il grande schermo, un dare e avere simile al ricambio naturale delle maree che tengono in vita l'equilibrio delicato della laguna. E' una ribalta spettacolare per i film ma è anche un momen- to in cui viene a galla la sua cla- morosa bellezza, quell'unicità che affascina ogni anno milioni di turisti. Quando cala il sipario sul Lido non si ha solo la sensazione che manchi qualcosa, che si sia svuotato un contenitore di proie- zioni senza sosta, di autografi, di incontri con registi e attori, di scatti fotografici, di sguardi ammalianti, di attrici acclamate, di abiti alla moda, feste e tenden- ze. Si ha la stessa sensazione che si prova quando scorrono i titoli di coda: finisce il film, che sap- piamo tutti essere solo una storia, si accendono le luci in sala, si esce all'aria aperta e si torna alla vita reale. Eppure non si è più uguali a prima. Qualcosa di quella finzione è diventato vero, concre- to, si è insinuato in noi. Quelle trame immaginate, costruite, sug- gestive, sono entrate a far parte di noi. Quello schermo, evanescente come i sogni, ha cambiato le carte in tavola, ci ha sedotto e in molti casi non ci abbandonerà. Ha seminato una storia dentro di noi. Il Lido che per una decina di giorni tra agosto e settembre diventa cuore pulsante non solo di Venezia, che pare lontana e silen- ziosa sullo sfondo, che attutisce nella laguna ogni clamore, ma del mondo del cinema internazionale da Hollywood a Cannes, da Toronto a Berlino, ad un certo punto si placa, torna alla sua pla- cida normalità. Sembra svuotato. In realtà sta già lavorando: crea suspense, l'attesa per quel che verrà. Come il prossimo film in uscita. In questo finale d'estate però, il Lido è un turbinio di voci e flash. Risplende di luce propria dentro le sale, come fuori sul red carpet. Ci sono i film che subito graf- fiano la critica e lasciano il segno, come "Joker" di Todd Phillips, Joaquin Phoenix e Robert De Niro, o che sono immediatamente al centro delle polemiche come "J'Accuse" di Roman Polanski. Ci sono Meryl Streep e Antonio Banderas, Brad Pitt e Scarlett Johansson, Penelope Cruz e Jude Law, Julie Andrews e Pedro Almodovar, i due grandi che que- st'anno hanno ritirato il Leone d'oro alla carriera. C'è un'intensa atmosfera hol- lywoodiana che per mesi riempirà settimanali di costume e riviste di moda. Ma c'è anche la conferma, importantissima per Venezia e l'Italia, di far parte di un circuito vip. C'è l'industria nazionale della settima arte che si mostra orgogliosa, tra gli alti e bassi del mercato, tra il declino della stori- ca Cinecittà e le ascese delle Film Commission regionali che stanno trasformando tanti pezzi di Italia in set internazionali: basti citare Matera Capitale europea della Cultura 2019 dove proprio nei giorni scorsi sono terminate le riprese di "Bond 25", o Bari scelta come set per la nuova prova della divina Sophia Loren. Poi ci sono i film italiani, i registi e gli interpreti del cinema italiano. A cominciare da Mario Martone che con il suo "Il sindaco del Rione Sanità", rilettura del capolavoro teatrale di Eduardo De Filippo, è stato il primo lungome- traggio italiano a concorrere tra i 21 in corsa per il Leone d'oro (raccogliendo 8 minuti di applau- si), e da Paolo Sorrentino. Il regi- sta premio Oscar per "La Grande Bellezza", al Lido di Venezia ha presentato due episodi della seconda stagione della sua serie tv "The New Pope". Seguono i "film che si dedicano alla ricostruzione minuziosa e documentata di acca- dimenti della storia recente o pas- sata, con una chiara e precisa volontà di attualizzare eventi altri- menti destinati ad essere dimenti- cati o, peggio, deformati da cattivi esercizi di memoria orale. Ce ne ha fornito uno straordinario esem- pio il film di Marco Bellocchio, Il traditore" dice Alberto Barbera. Il direttore della 76° Mostra sottoli- nea come sia del tutto evidente "una volontà di riflettere e far riflettere sul presente". Altro esempio importante è "La mafia non è più quella di una volta" di Franco Maresco, visione grottesca su cosa nostra dei giorni d'oggi. Segue "Martin Eden", tratto da Jack London, del regista caserta- no Pietro Marcello: è una storia di ascesa sociale ed economica ambientata in un Novecento ita- liano non ancora travolto dal con- sumismo del dopoguerra, dove si sviluppa il desiderio di emancipa- zione culturale e sociale. C'è Gabriele Salvatores, Oscar per "Mediterraneo" nel 1992, che fuori concorso presenta "Tutto il mio folle amore", on the road sulla diversità. Segue una carrellata di attori e di scintillanti attrici. Bellissime, in abiti da sogno che fanno la for- tuna degli stilisti e dettano ten- denze e i make-up autunnali. La madrina della 76° edizione Ales- sandra Mastronardi, alla terza serie della coproduzione "Medici – The Magnificent" che ha avuto la sua "sliding door" sul mercato internazionale nel film di Woody Allen "To Rome with Love". Monica Bellucci che incanta in rosso, statuaria e mediterranea. Valeria Golino che, unica a Vene- zia, ha due Coppe Volpi per la miglior interpretazione femmini- le. La fashionblogger Chiara Fer- ragni che presenta "Unposted", il documentario sulla sua vita da influencer da 10 milioni di euro. Sfila per i fotografi nella serata inaugurale anche la musa fellinia- na Sandra Milo, 86 anni, riuscen- do ancora ad animare il festival veneziano come ai tempi della Dolce Vita, di cui fu una protago- nista. Su tutte però ha brillato lei, Lina Wertmüller. La regista, 91 anni appena compiuti, prima donna candidata agli Oscar nel 1977 per la regia di "Pasqualino Settebellezze", ha festeggiato i suoi 40 anni di carriera. Il suo tap- peto rosso ha reso omaggio a Venezia ma ha anticipato quello per l'Oscar alla carriera già annunciato dall'Academy of Motion Picture. Non solo una parata di stelle e la proiezione di opere che ambi- scono a incantare la critica e a convincere il botteghino, ma un momento di riflessione sul valore e le prospettive dell'arte cinema- tografica. "Non solo gli spettatori hanno bisogno dei festival ma anche il mondo del cinema ne sente la necessità. Un festival può promuovere la qualità senza pre- giudizio di genere, può promuo- vere nuovi ingegni, mantenere viva l'attenzione alla ricerca for- male, alla sperimentazione, e per contro mantenere alto l'impegno del cinema ad affrontare questioni fondamentali della condizione umana, sociale e politica, nei suoi diversi generi. I festival possono contribuire a mantenere variegata la domanda e più alta la qualità del mercato. E proprio questa Mostra lo conferma". Paolo Baratta, presidente della Biennale spiega così il motivo per cui "Venezia è diventata un festival di riferimento per la cinematogra- fia mondiale" e ha una Selezione Ufficiale che conta 65 titoli tirati fuori da 3.621 proposti di cui 1.833 lungometraggi (188 italia- ni), 1.627 cortometraggi (146 ita- liani), 161 Virtual Reality (11 ita- liani), arrivati da 52 Paesi, dall'Afghanistan al Lesotho, da Hong Kong agli Stati Uniti (28 titoli). Confermano un cinema mondiale in salute e una voglia di raccontare e condividere emozio- ni che fa bene a tutti. Valeria Golino è l'unica interprets femminile ad aver ricevuto la Coppa Volpi due volte (Credits: La Biennale di Venezia) I protagonisti de Il Sindaco del Rione Sanità, con Alberto Barbera e Paolo Baratta (Credits: La Biennale di Venezia) NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ Continua da pagina 5 G