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SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO U no degli stereotipi più divertenti sul- l'Italia, racconta che, quando da noi si comincia a scav- are, si trova sempre qualcosa di valore archeologico: e non potrebbe essere altrimenti, in un paese con così tanta storia alle spalle. Per la famiglia Faggiano, originaria di Lecce, in Puglia, è proprio andata così. L'inziale progetto, ideato all'inizio degli anni 2000, di aprire un ristorante proprio là, nella capitale salentina del Barocco, li ha portati a sco- prire un mondo sotterraneo vec- chio secoli e, dopo alcuni anni, anche ad inaugurare un loro museo, il Museo Faggiano, per l'appunto. La storia della famiglia Fag- giano comincia prosaicamente con la necessità di riparare le vec- chie tubature fognarie dell'edifi- cio in Via Ascanio Grandi, dove Luciano, chef e primo protago- nista di questa fantastica avventu- ra, aveva deciso di aprire il suo ristorante. Era il 2001. Le cose però, non sono andate come ave- vano previsto. Marco Faggiano, figlio mag- giore di Luciano, racconta a noi de L'Italo-Americano la merav- igliosa storia di come la sua famiglia sia passata dalla cucina all'archeologia, grazie al caso e, diciamocelo pure, a come quel divertente stereotipo sull'Italia e il suo sottosuolo sia, in fondo in fondo, proprio vero. La storia del vostro museo è fantastica, ma stranamente poco conosciuta. La può rias- sumere per i nostri lettori? Sì, in effetti è molto partico- lare e forse unica al mondo. Sec- ondo Luciano (mio padre), pro- prietario della casa dal 1984, doveva accadere: era tutto scritto nel destino. Oggi, ripensando a come sia nato il tutto sembra inverosimile. Nonostante la sua straordinarietà, il posto rimane poco conosciuto forse perché è una realtàà del tutto privata e scoperta da una persona modesta e semplice che guarda alla cultura e non al business. La scoperta è stata del tutto casuale nel 2001, quando Luciano (essendo chef) decise insieme a noi figli Marco, Andrea e Davide di aprire una trattoria. Per adeguare la casa a locale commerciale, mentre cer- cava di sistemare la fogna, si rese conto che il tubo passava su una tomba messapica del VI secolo a.C. (i Messapi erano un'antica popolazione italica che viveva nelle aree oggi conosciute come Murgia e Salento, nda). Tutto questo incuriosì la Soprintendenza, che sequestrò l'immobile obbligando mio padre a continuare gli scavi a nostre spese. I lavori sono durati 7 anni portando alla luce 2500 anni di storia, dai Messapi (VI-VII sec. a.C.) all' epoca romana, passando per il Medioevo, il Rinascimento fino ai giorni nostri: oltre 4000 mila reperti scoperti. Tutto questo ci ha costretti a rinunciare, per rispetto del luogo, ad aprire la trattoria ma abbiamo aperto nel 2008 un Museo arche- ologico. Cosa avete pensato quando, scavando, avete cominciato a trovare reperti archeologici? Iniziati i lavori, io e i miei fratelli eravamo impiegati in prima persona a scavare, ma ogni giorno eravamo seguiti da una archeologa mandata dalla Soprintendenza. Iniziarono ad uscire subito i primi reperti e ad essere onesti, io e i miei fratelli, non davamo molta importanza, in quanto volevamo solo sbrigarci. Ma pian piano, grazie all'archeologa che ci parlava di quel che trovavamo, onestamente l'emozione cresceva. Ormai sco- privamo decine e decine di reper- ti al giorno e con i miei fratelli era nata una gara a chi indovina- va il periodo esatto. Ogni giorno era una scoperta nuova e diversa perché non sapevamo cosa il sot- tosuolo custodisse e la storia avesse sotterrato, quindi lo stu- pore e la meraviglia si univano all'euforia del momento. I reperti vennero inizial- mente inviati al Museo Sigis- mondo Castromediano e al Castello di Lecce, come mai? In Italia tutto quello che viene rinvenuto nel sottosuolo è di pro- prietà dello Stato, quindi anche se a casa nostra scavavamo noi, tutti i reperti ogni giorno venivano sequestrati a fine giornata dal- l'archeologa, che a sua volta li portava nei depositi che la Soprintendenza aveva sotto al Castello Carlo V e sotto al museo Castromediano. Dei 4000 reperti scoperti circa 3200 sono stati por- tati via perché ritenuti di valore e trovati in ottimo stato, invece i reperti rotti la Soprintendenza li ha lasciati a noi in custodia quan- do nel 2008 decidemmo di aprire come museo. Purtroppo a casa nostra non abbiamo mai portato nulla. Che cosa possono vedere i vostri visitatori? Ad essere onesti forse il nostro non è un museo come lo si intende in genere, ma è un vero e proprio sito archeologico. Infatti si possono visitare i resti del con- vento che c'è stato fino al 1600, le tracce della presenza templare nel 1200 e le fondamenta di epoca messapica. Ci sono tombe, granai, silos, affreschi, camminamenti sotter- ranei, cisterne visitabili: è un per- corso che si snoda su 4 livelli. Si scende fino a 9 metri sotto il liv- ello stradale dove è visibile un essiccatoio che veniva utilizzato per decomporre i morti, e si sale fin su al terrazzo dove vi è una torretta d'avvistamento al cui interno è presente un affresco templare. La torretta serviva per avvistare gli invasori che arriva- vano dal mare, in particolare da Otranto, e tanto altro. Quest'estate, siete riusciti a realizzare un altro sogno di famiglia: aprire un ristorante, Quo Vadis, proprio accanto alla casa museo. Che legame c'è tra le due attività, tra l'archeologia e la cucina? Esatto, quest'estate siamo riusciti ad aprire, in un locale preso in affitto di fianco al museo, questa piccola trattoria. Tra le altre cose organizziamo anche visite guidate con aperitivo e con l'esperienza musicale del ballo della pizzica (che è la nostra musica folkloristica suonata con i tamburelli), una musica molto coinvolgente. Diciamo che mio padre nasce chef quindi la cucina è la sua prima vocazione, l'archeologia è una passione che ha contagiato tutta la famiglia per ovvii motivi. Il destino ci ha fatto percorrere questo sentiero, ed ancora non sappiamo dove ci porterà, visto che se tutto va bene, il prossimo novembre inizieremo nuovi scavi archeologici nella proprietà confi- nante acquistata qualche mese fa. Questa storia quindi, non finisce qui. Per maggiori informazioni sul Museo Faggiano e la sua storia, visitate http://www.museofag- giano.it/en/home/ Dalla cucina all'archeologia: ecco l'incredibile stor ia della famiglia Faggiano e del loro museo 23 GIOVEDÌ 19 SETTEMBRE 2019 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | Alcuni dei reperti presenti al museo (Ⓒ: Faggiano Family) L'area archeologica si estende per ben 9 metri sotto il livello stradale (Ⓒ : Rebecca Arnold, courtesy of the Faggiano Family) Un'estesa area archeologica fa parte del Museo Faggiano (Ⓒ: Rebecca Arnold, courtesy of the Faggiano Family)