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www.italoamericano.org 9 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 17 OTTOBRE 2019 S econdo gli addetti ai lavori dell'Istituto Treccani - una delle istituzioni culturali più prestigiose d'Italia - le parole della lingua italiana sono 270.000, senza considerare le variazioni declinate e coniu- gate, nel qual caso il numero aumenta notevolmente. Infatti, l'italiano è una lingua ricca e bella, ma la sua situazione attuale è più complessa e variega- ta di quanto possa apparire a prima vista. Di quelle 270.000 parole, l'italiano medio ne usa solo 47.000: le chiamiamo lessico comune. Sono parole che conos- ciamo e usiamo con facilità, ma che non sono necessariamente di base. Diciamo che ne usiamo la maggior parte per rendere il nos- tro modo di parlare e scrivere più ricco e complesso. Se diamo un'occhiata ancora più da vicino a come parliamo e scriviamo, ci rendiamo subito conto che il nostro lessico quo- tidiano è ancora più ridotto, e conta solo circa 2.000 parole! Noi lo chiamiamo lessico fonda- mentale, e consiste di parole estremamente comuni, il cui sig- nificato lo conosciamo fin da bambini. Indipendentemente dal nostro livello di istruzione, il 90% delle nostre conversazioni e dei nostri discorsi quotidiani è costituito da parole come cosa, il, a, e vedere fanno parte di questa categoria. Quando andiamo a scuola, impariamo altri termini, che diventano parte delle nostre conoscenze lessicali: parole come idiota, impaurire o impianto formano il lessico di alto uso, o parole che tutti conoscono, ma non le usiamo così spesso come il lessico fon- damentale. Infine, ma non meno importante, abbiamo altre 1.900 parole che non sono così comuni come quelle delle categorie precedenti, ma tutti le capiscono: lo chiamiamo lessico di alta disponibilità, e include parole come forchetta, pepe o asino usato con il significato di "stu- pido". Tutto questo per dire che il nostro linguaggio è vario, comp- lesso e multistrato, ed è questo che lo rende davvero bello. Eppure, le cose sono cambiate negli ultimi anni, con i linguisti che si lamentano del modo in cui il vocabolario degli italiani e delle italiane si è andato riducen- do, a causa di un sistema scolas- tico sempre più carente e della semplificazione complessiva del nostro modo di comunicare, soprattutto attraverso i social media. Il risultato diretto è che molte belle parole del nostro vocabolario sono così poco usate che rischiano di scomparire. È qui che entra in gioco la recente iniziativa di Zanichelli Parole da Salvare (#paroledasal- vare). Secondo gli specialisti di Zanichelli, ci sono 3.126 parole nel nostro linguaggio che sono usate così poco che rischiano di essere dimenticate, a favore di parole molto più comuni, ma non così sfumate e ricche di signifi- cato. Lo scopo dell'iniziativa è riscoprire gli elementi lessicali poco usati e di farli rientrare ancora una volta nel nostro vocabolario quotidiano. Il progetto si è sviluppato su diversi livelli, il più curioso e interessante è senza dubbio il Parole da Salvare Tour. Dalla fine di settembre, un grande dizionario itinerante e interattivo percorre la penisola per suscitare l'interesse per le parole e le espressioni italiane trascurate: in quella che Zanichelli chiama Area Z, un'area a lessico illimita- to - dove non ci sono limiti al lessico - le persone possono scegliere una parola trascurata e "adottarla", assumendosi la responsabilità di usarla corretta- mente nelle interazioni quotidi- ane. Le parole disponibili sono presentate su un touch screen, da dove possono essere pubblicate sui social media per aumentarne la visibilità. Se fate parte di una gener- azione più analogica, potete anche ricevere delle vere e pro- prie cartoline, ognuna dedicata ad una parola da salvare, che potrete inviare a chi vorrete. La prima tappa del tour è stata Milano, seguita da Torino e Bologna, dove ha riscosso un grande successo. Al momento, e fino al 19 ottobre, Area Z è a Firenze, per poi toccare due gran- di città del Sud Italia: Bari (21-26 ottobre) e Palermo (31 ottobre - 7 novembre). Per aumentare la sua visibilità e, anzi, per entrare nel luogo più importante per l'inseg- namento e l'apprendimento della lingua italiana, Parole da Salvare è attiva anche in ciascuna delle scuole delle città. Ma quali sono, in pratica, le parole italiane da salvare? Ci sono molti esempi, in realtà. Una è la parola abbindolare - dal ter- mine bindolo, una parte del fila- toio - che significa ingannare. Oppure potremmo scegliere la parola sciatto al posto del più comune trascurato. Potremmo sorprendere i nostri interlocutori con i divertenti salamelecchi, un tipo di discorso eccessivamente lusinghiero, o chiamare l'acqua che esce da una fontana zampillo. Con più di 3.000 parole da sal- vare, la scelta è enorme, davvero. Per inciso, Zanichelli segnerà ognuna di esse con un piccolo segno floreale sul prossimo dizionario della lingua italiana, che uscirà nel 2020. Le lingue sono entità viventi ed è naturale che si evolvano e cambino nel tempo, tenendosi al passo con il mondo circostante. Allo stesso tempo, è essenziale per loro mantenere la complessità e la ricchezza che le ha rese belle, contribuendo a creare la loro letteratura e la loro espres- sività. Il modo in cui parliamo e scriviamo racconta molto di chi siamo, ma può anche diventare un modo per sostenere e pro- teggere la nostra storia, la nostra cultura e il nostro patrimonio. Ecco perché l'importanza di Parole da Salvare va al di là del progetto stesso e del tempo che starà nelle nostre piazze: forse dovremmo tutti fare una promes- sa alle nostre radici italiane e "adottare" una parola meno conosciuta anche se Parole da Salvare non arriverà a casa nos- tra, solo per non perderla a favore di un altro prestito estero o di un brutto neologismo. Solo per proteggere ciò che è nostro e che ci definisce italiani. Un grande vocabolario itinerante sta girando per le piazze più importanti d'Italia, come parte del progetto Parole da Salvare (Copyright: Dreamstime) Parole da salvare: un nuovo modo di proteggere e amare la lingua italiana SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO