L'Italo-Americano

italoamericano-digital-3-21-2013

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L���Italo-Americano PAGINA��� 14��� La chiesa parrocchiale di Fobello nella frazione Centro Fobello �� un comune piemontese di 226 abitanti della provincia di Vercelli. Si trova in Valsesia, collocato all'estremit�� di uno dei due rami della Val Mastallone. Il nome, Fob��l o Fobeli in piemontese, significa faggio bello, a segnalare la presenza dei ricchi boschi che da sempre circondano l'abitato. Per la bellezza della zona, la si chiama ���Conca di Smeraldo��� ed �� inserita nel Parco Naturale dell���Alta Valsesia. L���origine dell���abitato risale alla prima met�� del 1300 quando gli stanziamenti estivi di pastori risalenti la Valmastallone divennero permanenti. Il paese �� composto da 23 frazioni, comprese tra gli 880 metri della frazione Centro, dove sorgono il Municipio e la Chiesa parrocchiale, e i 1330 metri della frazione Baghera. All'inizio del 1600 la popolazione superava le mille unit�� e si mantenne cos�� fino alla fine del 1800 vivendo di pastorizia, di agricoltura ed emigrazione. I flussi migratori, all'inizio del 1600, erano diretti principalmente a Torino, dove le professioni pi�� esercitate erano quelle del commerciante di vino, dell'oste e del salsicciaio. A partire dalla fine del 1800 questi flussi si spostarono verso l���Europa e i fobellesi si distinsero nella professione alberghiera. Nello stesso periodo Fobello si afferm�� come rinomato centro di villeggiatura con i suoi alberghi famosi per la pulizia e la buona cucina. In paese, e sparse nelle frazioni, si trovano numerose e pregevoli case signorili risalenti al 1700 e 1800 con facciate decorate da trompe l'oeil, motivi floreali o affreschi religiosi. Ancora oggi come un tempo, i neonati vengono portati al fonte battesimale nella culla retta in equilibrio sul capo da una ragazza in costume. Fra i tanti personaggi a cui Fobello diede i natali, ricordiamo Carlo Rizzetti, deputato del Regno Italico e Vincenzo Lancia fondatore della seconda industria automobilistica italiana. Lancia si trasfer�� poi nella vicina Varallo per gli studi e l�� inizi�� a lavorare come meccanico, acquisendo quelle prime competenze e la passione che lo spingeranno a costruire la casa automobilistica. GIOVED����� 21��� MARZO��� 2013 Sede municipale del Comune di Galliera Palazzo Bruno di Belmonte, sede comunale di Ispica Galliera, comune dell���Emilia Romagna di poco pi�� di cinquemila abitanti della provincia di Bologna. Il comune �� stato colpito dai terremoti dell'Emilia del 2012, che hanno provocato varie lesioni agli edifici e alle strutture agricole. Situato all'estremo nord-ovest della provincia di Bologna, da cui dista 29 chilometri, si trova al confine con quella di Ferrara a sua volta danneggiata dal terremoto. Del tutto pianeggiante (l'altitudine sul livello del mare �� compresa tra 11 e 21 metri), il suo territorio un tempo era parzialmente ricoperto dalle acque delle valli. Il rapporto con le acque ha sempre caratterizzato la sua storia: il corso principale �� il Reno che qui compie una vasta ansa prima di volgersi verso l'Adriatico. Il sistema fluviale �� completato da alcuni corsi d'acqua in parte creati dall'uomo: Canale Emiliano Romagnolo, Scolo Crevenzosa, Chiavica Riolo e Scolo Riolo, per una lunghezza complessiva di 31,4 chilometri. Il territorio era gi�� conosciuto in et�� romana quando vennero operate le prime operazioni di bonifica. I secoli seguenti vanificarono gli sforzi e in molte terre ritornarono le acque. Nel medioevo diversi erano i castelli presenti. Di tutti questi manufatti non rimangono oggi tracce degne di nota, se non proprio del castello di Galliera. Ne avanza uno spezzone della torre, in laterizio, che si eleva dal terreno per circa 22 metri. Con l'arrivo dei Francesi nel 1796 si apr�� un nuovo capitolo per il borgo emiliano. Il bolognese Antonio Aldini, dalla vendita dei beni appartenuti agli enti religiosi soppressi e ad antiche famiglie nobili, riusc�� ad accorpare 52 fondi agricoli tra Galliera e San Pietro in Casale. La tenuta fu poi acquistata nel 1812 da Napoleone, che la invest�� successivamente del titolo di ducato. Il complesso venne venduto dagli ultimi proprietari (la famiglia Antonio d'Orleans ed Eulalia di Borbone) all'inizio del Novecento. Negli anni 80 dell���Ottocento la famiglia Bonora costru�� la tenuta che oggi �� sede del Comune. I���gallierini hanno come santo patrono la Beata Vergine del Carmine che festeggiano il 16 luglio. Ispica �� un comune di 15.573 abitanti della provincia di Ragusa in Sicilia. Simbolo cittadino �� l'emblema della casata della famiglia Statella che per lungo tempo ha governato su Ispica: uno scudo diviso in quattro parti con all'interno raffigurate due torri e due alabarde. I colori ufficiali sono il rosso e il giallo. Settimo comune pi�� popoloso della provincia, ha la sede municipale nel Palazzo Bruno di Belmonte, l���edificio liberty pi�� importante della provincia di Ragusa. Fu costruito a partire dal 1906 su progetto di Ernesto Basile, tra i maggiori ar-chitetti liberty europei. �� situato sulla costa sud-orientale dell'isola su una collina ("colle Calandra") ad un'altitudine di 170 metri sul livello del mare e a 7 km dalla costa. Include il Parco archeologico della Forza, con sca-vi e reperti, Cava Ispica, riserva naturale prossima a far parte del Parco nazionale degli Iblei, le riserve naturali dei Pantani, del Maccone Bianco e dell'Isola dei Porri, uno scoglio meta di escursioni subacquee situato a 2 km dalla costa. Una catacomba paleocristiana in localit�� San Marco e una necropoli in contrada Vignale San Giovanni testimoniano che la zona era abitata in epoca tardo romana. Secondo la tradizione, sant'Ilarione di Gaza, eremita, avrebbe soggiornato nella regione, in una grotta di Cava Ispica tra il III e il IV secolo, frequentando la chiesetta di Santa Maria della Cava. La citt�� ha avuto il nome di Hyspicaefundus in epoca romana, successivamente cambiato in Spaccaforno fino al 1934, Spaccafurnu in siciliano. Nel territorio si succedettero le dominazioni sicula, greca, romana e bizantina. I musulmani arabi e berberi dominarono la regione dal IX all'XI secolo. �� in questo periodo che nasce la leggenda di una maga saracina a cui si attribuisce la costruzione del centro abitato. La dominazione saracena fin�� quando tutta la Sicilia sudorientale fu liberata dai Normanni. Dopo essere passata nella dominazione sveva e angioina, all'inizio del XIV secolo fu del viceconte Berengario di Monterosso, tesoriere del regno, che ne fece dono alla regina Eleonora d'Angi��. La scienza degli Uffizi: l���Alchimia che trasmutava i chiodi di ferro di cavallo in oro FABRIZIO DEL BIMBO La Fonderia degli Uffizi di Firenze, da Laboratorio a stanza delle meraviglie. La passione dei sovrani medicei per l���alchimia tra Cinque e Seicento attraverso 60 opere tra dipinti, sculture, incisioni, codici manoscritti, antichi rimedi farmaceutici e testi a stampa illustrati. Fu Cosimo I a stabilire la prima fonderia in Palazzo Vecchio e dei suoi interessi per l���alchimia resta una vivida testimonianza in manoscritti redatti da personaggi della sua corte. Con suo figlio Francesco Pesce ���impietrito��� I, il laboratorio fu trasferito nel Casino di San Marco, dove artisti, artigiani, distillatori e alchimisti poterono sperimentare, oltre a segreti farmaceutici, ricette per la porcellana, per la fusione del cristallo di rocca, la lavorazione del vetro, della maiolica e del porfido. In seguito, a partire dal 1586 e per circa duecento anni, l���officina di distillazione di medicinali ebbe sede agli Uffizi nei pressi dell���attuale stanza dove per decenni �� stato esposto il Tondo Doni. La fonderia fu trasferita in questi ambienti da Francesco I che nutriva per l���arte alchemica una forte passione attestata dal racconto stupito di prestigiosi visitatori e riflessa in alcuni dipinti del suo celeberrimo Studiolo di Palazzo Vecchio. Nella mostra da poco conclusasi, manoscritti alchemici legati a Cosimo e Francesco I, un ritratto di quest���ultimo eseguito in porcellana secondo la ricetta elaborata nella sua fonderia e, tra gli altri, un testo a stampa del medico Leonhard Thurneysser impreziosito da incisioni acquerellate. Thurneysser fu mago, astrologo e ciarlatano e condusse per il cardinale Ferdinando un celebre esperi- Cofanetto di rimedi della Fonderia degli Uffizi mento di trasmutazione di un chiodo di ferro di cavallo in oro, citato da tutti i visitatori stranieri della Galleria nei secoli successivi. Anche nella decorazione a grottesca del corridoio di levante della Galleria degli Uffizi, eseguita da Antonio Tempesta e Alessandro Allori e bottega nel 1581, si trovano tracce di questi interessi. La volta numero tredici �� interamente dedicata alla distillazione e anticipa di qualche anno l���apertura della ���fonderia nuova��� degli Uffizi avvenuta nel 1586. Nel Seicento l���officina degli Uffizi era celeberrima per la sua pro- duzione farmaceutica che continu�� fino a oltre la met�� del XVIII secolo: i rimedi venivano donati dal granduca in preziosi cofanetti d���ebano ai nobili e ai sovrani di tutta Europa, del Medio Oriente e persino delle Americhe. A quell���epoca oltre ai grandi strumenti per la distillazione, a moltissimi rimedi e innumerevoli ampolle, un���importante raccolta di rarit�� naturali di origine animale e vegetale caratterizzava gli spazi della fonderia che era allestita come una vera e propria stanza delle meraviglie. Vi si trovava anche un ambiente interamente dedicato ai pesci e alle ���cose impietrite��� (fossili e conchiglie), dove furono accolte diverse mummie egiziane, che pure servivano per la preparazione delle medicine, donate al granduca nel 1643. E ancora: un raro cofanetto di rimedi della Fonderia degli Uffizi, conservato al Museo dell���Accademia di storia dell���arte sanitaria di Roma, un singolare codice plumbeo di alchimia dell���Archivio di Stato di Firenze, alcuni animali tassidermizzati provenienti dal Museo di Storia Naturale dell���Universit�� di Firenze e il sarcofago di una delle mummie della Fonderia degli Uffizi riscoperto nei depositi del Museo Archeologico di Firenze.

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