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www.italoamericano.org 19 GIOVEDÌ 31 OTTOBRE 2019 L'Italo-Americano IN ITALIANO | nervi a volte erano tesi come la corda di un violino, ricordava con inquietante vivacità ciò che era accaduto in passato. Aveva solo 16 anni nel 1947 quando la portarono in una clini- ca psichiatrica di nome Villa Turro, dove rimase un mese dopo la diagnosi di disturbo bipolare. L'istituzionalizzazione divenne parte della sua vita dopo il 31 ottobre 1965, quando fu costretta a recarsi al rinomato ospedale psichiatrico Paolo Pini. Quella spaventosa routine durò più di 14 anni. Nel 1979, Merini iniziò a scri- vere La Terra Santa, il lavoro più intenso sulla sua esperienza trau- matica di stare in un manicomio. La filologa italiana Maria Corti ha definito La Terra Santa un capolavoro. È stato pubblicato nel 1984 da Scheiwiller e nel 1993 ha vinto il Premio Librex- Guggenheim Eugenio Montale per la poesia. Negli anni '80 ha rivissuto gli orrori dei reparti psichiatrici, questa volta a Taranto, in Puglia, dove ha vissuto con il secondo marito, il poeta Michele Pierri. A Taranto ha scritto L'altra Verità. Diario di una Diversa. Nel 1986 è tornata a Milano. "L'elettroshock ha cancellato i miei ricordi", mi disse un gior- no. "Ma c'è una cosa positiva: sono sopravvissuta. È meglio essere un asino sulla terra che uno studioso in cielo. Penso spesso ai miei compagni che non ce l'hanno fatta. Erano agnelli sacrificali che pagavano il prezzo per tutti". E' stata eternamente grata a Franco Basaglia, lo psichiatra riformatore che ha aperto reparti chiusi a chiave e tolto i suoi pazienti dalle camicie di forza. In Italia, il nome Basaglia è legato alla legge nazionale 180, o legge Basaglia, promulgata nel 1978, quando era direttore dell'ospeda- le psichiatrico San Giovanni di Trieste. Basaglia chiese la chiu- sura di tutti i manicomi italiani. "Devo ringraziarlo. Erano come campi di concentramento, trappole per topi umani", ha detto. Il suo senso dell'umorismo l'ha aiutata ad affrontare il dolo- re. "Sono una Alda tragica, ma voglio ridere", mi ha detto. Era in grado di ridere delle assurdità e delle tragedie della vita. Elementi di umorismo ruvi- do e crudo e di rilievo comico hanno permeato le sue parole come un modo inconscio per alleggerire lo stato d'animo della tragedia. "Soffro di una sorta di nevrosi allegra", mi ha detto. Una volta le ho chiesto che tipo di bambina era stata: "Ero una bambina fragile e malata", rispose. "Il dolore di vivere mi prese nella sua morsa. Per questo ho scritto. Ero una bambina pre- coce e molto emotiva". "Ho sempre avuto molte domande in testa. Continuavo a chiedermi: "Dio esiste? Ero una bambina tragicamente tragica". Poi, da adolescente, Alda è diventata una bellezza prospero- sa. "Tu avevi un gran numero di pretendenti", le dissi: "Sì, era così", confermò. "Ne ero così imbarazzata, e qui sta il proble- ma. Mi chiudevo completamente a riccio con ansia. Ricordo che poi ho seguito una dieta molto rigida fino a quando non ho svi- luppato un'anoressia completa". Nella sua biografia intellet- tuale "Sono Nata il Ventuno a Primavera. Diario e Nuove Poesie", pubblicato dalla casa editrice Manni, Merini ha descritto anche il suo debutto let- terario. Era un'adolescente quan- do ha ottenuto l'attenzione e il sostegno di scrittori, poeti e criti- ci molto influenti come Giorgio Manganelli, Salvatore Quasimodo, il sacerdote poeta David Maria Turoldo e Maria Corti. L'hanno iniziata ad un nuovo mondo di idee. "Manganelli era estremamen- te timido", mi disse. "Era un bambino adulto con un grande naso alla Cyrano de Bergerac. Infilava sempre gli occhi nel mio seno!". Lo scrittore espressioni- sta Giorgio Manganelli, uno dei leader del movimento letterario d'avanguardia Gruppo 63, ha avuto una storia d'amore con la giovane Alda. Ma ha aggiunto: "Manganelli idealizzava le donne. Non osava toccarle. Se si fosse permesso di fare un gesto del genere anche senza senti- mento, quell'atto lo avrebbe por- tato al matrimonio. Quelli erano veri uomini d'onore". Manganelli fu per lei un mae- stro di stile. "La Presenza di Orfeo", il primo libro di poesie di Alda, pubblicato da Schwarz nel 1953, fu ispirato da lui. "Ho raffigurato Manganelli come Orfeo, il leggendario cantante della mitologia greca antica", ha detto. Quando padre Turoldo lesse La Presenza di Orfeo, disse "Wow! Quello fu l'inizio della mia dipendenza dalla poesia. Ma che ricordi lontani". Ha rivelato che "Quasimodo mi ha dato di più in termini di affetto. Tuttavia, sia Quasimodo che Manganelli erano immensa- mente importanti. È come se fossi stata artisticamente sposata con entrambi", ha detto. Alda viveva la poesia come una pura necessità, anche come "una pistola puntata alle tempie", come dice un suo aforisma. Era una sorta di coercizione del suo daimon interiore o spirito interio- re. Le sue primissime poesie sono uscite ancor prima, nel 1950 sulla prestigiosa rivista letteraria Paragone, diretta da Roberto Longhi e nell'Antologia della Poesia Italiana Contemporanea 1909-1949, edita da Giacinto Spagnoletti. Nel 1951, il poeta Eugenio Montale convinse Giovanni Scheiwiller a pubblicare due poe- sie di Merini inedite nell'antolo- gia Poetesse del Novecento. A 23 anni, il 9 agosto 1954, Alda sposò il "prestinaio", pro- prietario del panificio, Ettore Carniti. Insieme hanno avuto quattro figlie: Emanuela, Barbara, Flavia e Simonetta. Sono gli anni dei suoi primi lavo- ri, rappresentati dalle raccolte di poesie Paura di Dio, Nozze Romane e Tu Sei Pietro. "Poi mi sono persa", ha detto. "E arrivò il manicomio". Si è mangiato il suo corpo solitario ad un ritmo veloce e molto tempo che le serviva per creare. I suoi numerosi libri erano le sue creature, ma era nata anche per essere madre. "Sono venuta in questo mondo per questo moti- vo", ha detto. "Sono stata 'chia- mata' alla maternità". "Il poeta americano William Ross Wallace aveva ragione quando scrisse The Hand That Rocks the Cradle is the Hand that Rules the World-La mano che fa dondolare la culla è la mano che comanda il mondo", mi ha detto. E non intendeva solo la maternità biologica. "Sei una madre quan- do ami il tuo prossimo", mi ha detto. "Madre Teresa di Calcutta non ha dato alla luce nessun figlio, eppure era una mamma straordinaria". Un senso di malinconia, una nostalgia sensuale, una sregola- tezza bilanciata da ironia e argu- zia visionaria sono evidenti nelle sue poesie e aforismi. La sua poesia è tragica, ma germinale - evoca la fertilità. Tutti mi dicono: "Per favore, dammi una poesia, scrivimi una poesia". "Va bene, ma non sono una macchinetta! E voi giornali- sti, perché non mi date un asse- gno invece di tutte queste noti- zie?". Oggi Milano festeggia l'anni- versario della sua morte il 1° novembre 2009 con una serie di eventi letterari e mostre d'arte. "E il ponte sul Naviglio Grande sarà intitolato a lei", dice Marina Bignotti, presidente dell'Associazione Alda Merini. Sarà presente sua figlia Emanuela Carniti Merini, autrice della biografia "Alda Merini, Mia Madre". Molti amici si uni- ranno, tra cui l'editore Alberto Casiraghy e l'amato fotografo ufficiale di Alda Giuliano Grittini. La città di Milano e i milanesi la amavano. Eppure ha detto: "Milano mi ha fatto soffrire molto. E' stato brutto per me. Ma nel manicomio non ho mai pian- to. L'ho fatto solo davanti al mio padrone di casa. La gente dice di amarmi, ma temo che abbiano solo pietà di me. Nessuno mi saluta nell'edificio dove vivo. Dicono che porto sfortuna". Per lei, il Duomo di Milano era la cattedrale più bella del mondo. E nel "suo" Duomo è stata omaggiata con una cantata per voce sola, coro e orchestra composta ed eseguita da Giovanni Nuti, che ha basato il lavoro su Il Poema della Croce di Alda. Merini ha dedicato quell'e- vento a Giovanni Paolo II. Quando papa Wojtyla morì, ne fu profondamente rattristata. "Mi manca la sua guida carisma- tica", ha detto. "Amava il mio Magnificat. Conosceva il dolore e amava le donne: le confortava come Gesù". L'ultima volta che ho visto Alda, mi ha dato un piccolo orsacchiotto logoro. Prima di entrare nel suo appartamento, avevo dovuto aspettarla sulle scale. Quando è entrata dall'e- sterno, era raggiante, i capelli appena fatti dal parrucchiere. Era già gravemente malata, ma Alda sapeva bene come vive- re nel presente. Comincia da zero, vivi in eterno. LIFE PERSONAGGI RECENSIONI ARTE Ricordi della vita di Alda Merini (Copyright: Giuliano Grittini) Continua da pagina 17