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23 GIOVEDÌ 31 OTTOBRE 2019 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | LA VITA ITALIANA TRADIZIONI STORIA CULTURA C ari lettori, altri pensieri sul Mese del Patrimo- nio Italiano da condi- videre con voi: Poiché la tornata elettorale si avvicina, lamento il fatto che noi elettori sembriamo avere più quan- tità che qualità tra cui scegliere, al- meno rispetto a Fiorello La Guar- dia, che divenne sindaco di New York nel 1934, quando la città era ancora travolta dai devastanti colpi finanziari ed emotivi della Grande Depressione. La disoccupazione era dilagante. New York, allora la città più popolosa del mondo, aveva perso il suo spirito. Nessuno sembrava sapere cosa fare, e quel che era peggio, nessuno sembrava preoccuparsene. Fiorello La Guardia, uomo grassoccio dall'aspetto poco appariscente, che non amava arrendersi senza combattere, con un sorriso impietoso e uno spirito indomito, tirò su una città che stava morendo dalle fondamenta. Il suo lascito furono ponti, strade, abitazioni e parchi e i suoi benefi- ciari i cittadini di New York. Prima che si chiudesse il regi- stro dei record dei 12 anni di La Guardia, la città aveva guadagna- to un aeroporto comunale, 14 complessi residenziali pubblici, la High School of Music and Art, il Triborough Bridge, il Marine Parkway, il ponte per Riis Park, 33 miglia di nuova carreggiata collegata al sistema preesistente, 165 parchi recentemente rinnova- ti e altri 5.000 ettari di parco, 343 campi da gioco, 368 campi da tennis e 10 campi da golf. La gente della città abbracciò il sindaco con un entusiasmo mai visto né prima nè dopo. Parlava le loro lingue, conversando agevol- mente in inglese, italiano e yiddi- sh. Meno nota era la popolarità de La Guardia tra la popolazione antifascista italiana e i partigiani che lo ascoltavano su Radio Londra. Il suo "americano-italiano", era così delizioso che faceva ride- re tutti gli italiani, soprattutto sapendo che i fascisti in Italia lo ridicolizzavano, ma non gli si poteva impedire di rivolgersi agli italiani attraverso Radio Londra. Un motto popolare fascista a quel tempo era "Colombo, Colombo, Colombo, chi te lo ha fatto fare fare? (Perché l'hai fatto? Perché hai scoperto l'America?)". *** Ottobre si conclude con una raccolta di caramelle e cioccolato nel rituale del "dolcetto o scher- zetto" di Halloween, così ho pen- sato di condividere alcune Italian Connections su Milton S.Hershey, l'azienda di cioccola- to da lui fondata e la città di Hershey, in Pennsylvania. Molte persone associano facil- mente la città di Hershey con il suo cioccolato o le sue attrazioni turistiche. Pochi, tuttavia, sono a conoscenza del considerevole numero di immigrati italiani che hanno scelto di stabilirsi nella zona durante la prima parte del secolo. Queste persone ci andarono nella speranza di costruirsi una nuova vita in una nuova terra - e nel farlo, hanno contribuito a costruire la città. Quei primi immigrati italiani e i loro discen- denti, hanno la responsabilità di aver contribuito alla costruzione dei monumenti architettonici della città, così come di aver con- solidato la reputazione di lunga data di Hershey come di una comunità orientata alla famiglia. L'Hotel Hershey, la fabbrica di cioccolato, l'Hershey Community Center e diverse chiese sono state costruite con l'aiuto delle capacità edili che i primi immigrati avevano portato con loro attraverso l'oceano, spesso quali loro unici beni. Milton Hershey aprì una stra- da per la sua fabbrica di cioccola- to nel 1903, e nei successivi anni, una comunità ben pianificata ini- ziò ad emergere. Poiché la mag- gior parte degli abitanti della zona erano di origine olandese della Pennsylvania, alcuni ricor- dano che i loro genitori attingeva- no più dalla lingua madre che dall'inglese: "Per mio padre, mia madre era la sua 'frau' - mai 'questa è mia moglie', ma 'questa è la mia frau'. La maggior parte delle fami- glie italiane che si stabilirono a Hershey era emigrata dalla terra natale tra il 1890 e il 1920 in cerca di una vita migliore. Quasi tutti i primi immigrati proveniva- no dall'Italia centrale - dall'Abruzzo, dalle Marche e dalla Toscana. I restanti immigra- ti provenivano dal Veneto, dal Lazio, dalla Campania, dalla Puglia, dalla Calabria o dalla Sicilia. In quegli anni l'Italia aveva conosciuto un boom di sviluppo industriale. I più colpiti furono i "contadini" - agricoltori affittuari con un po' di soldi, ma non abba- stanza per possedere terra propria - gli artigiani e gli abili commer- cianti del Centro Italia. I contadini di questa zona erano ostacolati dalle loro primi- tive attrezzature e tecniche, e gli operai specializzati venivano sostituiti da macchine, dato che l'industria si affidava sempre più alla produzione di massa. Le case erano un'enorme motivo di orgoglio per questa gente, la cui precedente condizio- ne di contadini li aveva resi inca- paci di possedere la terra su cui lavoravano. Infatti, l'obiettivo pri- mario della maggior parte degli immigrati italiani che si stabiliro- no a Hershey era quello di posse- dere una casa propria, che aveva quasi sempre una cantina interra- ta, un pergolato, un giardino e un pollaio dietro la casa. Il loro vino veniva fatto alla maniera tradizionale italiana. L'uva pigiata con l'ausilio di pigiatrici manuali, il succo veniva poi fatto fermentare in botti verti- cali e affinato per diversi mesi. Il vino era fatto con il succo puro dell'uva: non aveva acqua, lievito o zucchero aggiunti. Oltre ad utilizzare uva di pro- duzione propria per la produzione di vino, gli italiani ricevevano carri di uva spediti dalla California. Quando scoppiò la seconda guerra mondiale, il fondatore Milton Hershey seguì la notizia con entusiasmo, augurandosi di poter aiutare. L'occasione arrivò quando i rappresentanti dell'Esercito giunsero a Hershey alla ricerca di una tavoletta di cioccolato che non si sciogliesse nella tasca dei soldati e che li avrebbe sostenuti quando non avevano altro cibo. Venne sviluppata la Field Ration D, fatta con una combina- zione di ingredienti tra cui il cioc- colato. Ogni barretta da 4 once forniva 600 calorie. La fabbrica di Hershey produsse presto 500.000 barrette ogni 24 ore. Tutti a Hershey furono soddisfatti quan- do il generale del quartier genera- le consegnò al signor Hershey un premio per il suo successo. Visse per vedere la fine della guerra. Visse anche per festeggia- re il suo 88° compleanno, ma morì esattamente un mese dopo, il 13 ottobre 1945. *** Durante la prima guerra mon- diale, quando gli italiani erano alleati dell'America, tra le diverse centinaia di piloti americani che impararono a pilotare i grandi Bombardieri trimotore Caproni usati dagli americani intorno al 1917 c'era il capitano Fiorello La Guardia, poi sindaco di New York City dal 1932 al 1945. I Bombardieri Caproni furono pilo- tati da equipaggi americani sul fronte italiano e francese durante la prima guerra mondiale. Negli anni successivi la Standard Aircraft Company, con sede nel New Jersey, acquistò la licenza di produzione per una variante del Bombardiere Caproni con motore Liberty.