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GIOVEDÌ 28 NOVEMBRE 2019 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | HERITAGE MEMORIA IDENTITÀ STORIA RADICI 17 C i sono diverse ragio- ni per cui, a volte, gli individui e la società possono avere diffi- coltà nel celebrare la paternità di un nuovo insieme di idee. In questo caso specifico, si tratta della paura di pronunciare un termine tabù che forse, giusta- mente, continua ad evocare qual- cosa di crudele, senza scrupoli e antiliberale: il fascismo. Tuttavia, la gente dovrebbe sempre tentare un approccio one- sto alla verità. Non dovrebbero dare a Cesare quel che è di Cesare? Per ogni buona ragione che c'è per mentire, ce n'è una migliore per dire la verità. Filippo Tommaso Marinetti, poeta ed editore, ideologo e drammaturgo, promotore cultura- le e fondatore del Futurismo è scomparso 75 anni fa, il 2 dicem- bre 1944, a Bellagio, sul lago di Como. Il tempo è passato: eppure il suo contributo all'arte viene ancora offuscato e mistificato da pregiudizi politici, facili stereoti- pi e ristrettezza culturale che per- cepiscono offese dove non esisto- no. Anche se il Futurismo, la prima avanguardia artistica in Europa, sarebbe stata di breve durata, ne sentiamo ancora l'in- fluenza molti decenni dopo. E questa è una realtà. Marinetti era un prodigio cosmopolita. Nato nel 1876 ad Alessandria d'Egitto, dove il padre Enrico lavorava come avvocato specializzato in contrat- ti commerciali per la Suez Canal Company, si laureò in giurispru- denza all'Università della Sorbona di Parigi nel 1894 e suc- cessivamente nel 1899 all'Università di Genova. Era un modernista italiano radicato nel Simbolismo, cresciu- to parlando francese, arabo e ita- liano. Amante dell'Italia, scrisse la maggior parte delle sue poesie in francese e infuse il suo fascino per l'Africa nei suoi libri, tra cui il suo primo romanzo Mafarka le Futuriste. Pur vivendo ancora in un mondo vecchio, percepiva e ritraeva la nuova era che si avvi- cinava rapidamente come un treno che sale in curva. Flirtava con la tecnologia, in un mondo in cui le scoperte, le invenzioni e le conquiste tecnolo- giche non erano un'illusione otti- ca. L'elettricità, il motore a com- bustione, la lampadina, l'automo- bile, l'aereo, il telefono, la radio, i raggi X erano realtà. Tutta questa tecnologia nascente ha completamente riem- pito e inondato i suoi scritti che guardavano al futuro. Il 20 feb- braio 1909, il suo incendiario Manifesto del Futurismo apparve su Le Figaro. Utilizzando la metafora di un incidente d'auto che aveva vissu- to al volante della sua lussuosa Isotta Fraschini, il manifesto annunciava la nuova estetica della velocità. "Un'auto da corsa", si legge nel quarto para- grafo del manifesto, "col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplo- sivo... un'automobile ruggente, che sembra correre sulla mitra- glia, è più bella della Vittoria di Samotracia". Marinetti glorificava la mac- china. La considerava una "forza metafisica". "Noi canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri, incendiati da violen- te lune elettriche" si legge nel- l'undicesimo paragrafo "le sta- zioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano (…) le locomotive dall'ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d'acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta". Ho incontrato a Milano il nipote di Marinetti, Filippo Piazzoni Marinetti. Ci siamo seduti in una pasticceria storica e abbiamo parlato. Milano è stata l'epicentro del Futurismo. E' stata teorizzata nell'appartamento di Marinetti in Corso Venezia 23, all'angolo con via Senato. Lì, nel 1905, lui fondò una rivista internazionale di poesia chiamata Poesia che pubblicava poeti europei. Si legge una targa commemorativa sull'edificio: "Da qui il movi- mento futurista lanciò la sua sfida al chiaro di luna specchiato nel Naviglio". Marinetti reclutò una schiera di pittori, poeti e drammaturghi per esprimere l'energia e i valori dell'era delle macchine, e venne prodotto un manifesto dopo il Manifesto. Piazzoni Marinetti dice che i futuristi amavano mangiare la busecca (una trippa in stile mila- nese) a casa del nonno in Corso Venezia. Il piatto tipico era cuci- nato dalle sorelle Angelini, assi- stenti di Marinetti. "Il mio rivoluzionario nonno ha previsto molti aspetti di come il mondo sarebbe diventato", dice. "Marinetti capì dove sareb- be stato collocato l'uomo moder- no, la vita moderna". Nel suo Manifesto dell'aero- pittura (1929), Marinetti dichiara che la pittura si fa meglio da un aeroplano. "L'aeropittura è stata una forma d'arte radicale, dina- mica e moltiplicativa che ha por- tato alla comunicazione spaziale e che ha portato oggi a quel mondo interconnesso e invisibile di internet e persino dell'internet delle cose", dice Piazzoni Marinetti. Oggi, l'arte dei droni è in una certa misura è la germinazione dell'aeropittura. "Marinetti era un visionario che prevedeva come si sarebbe sviluppato il futuro in termini di macchine, modelli di comunica- zione e relazioni interpersonali. Ha pronosticato tutta la tecnolo- gia che rende tutto così immedia- to". "Nei suoi scritti, mio nonno esprimeva anche il concetto di una simultaneità intricata che oggi conosciamo grazie all'uso di internet". Una delle sue opere tea- trali, ribattezzata Elettricità Sessuale, prevedeva la comparsa sul palco di automi umanoidi, dieci anni prima che lo scrittore ceco Karel Čapek coniasse il ter- mine "robot". Piazzoni Marinetti ritiene che suo nonno si sentirebbe perfetta- mente a suo agio nell'era digitale e robotica di oggi, e "forse potrebbe identificare un ulteriore sviluppo", dice. "Scommetto che Marinetti avrebbe grande piacere nell'in- contrare i miliardari della tecno- logia Richard Branson, Elon Musk e Jeff Besoz, per parlare dei loro progetti di viaggi spaziali e del turismo spaziale suborbita- le", dice. Marinetti possedeva la super- car più potente del suo tempo, ma oggi considererebbe le auto elet- triche il mezzo di spostamento del futuro? Piazzoni Marinetti, che non ha mai incontrato suo nonno, ricorda sua madre Vittoria che ripeteva che suo padre era un padre molto presente e un uomo molto dolce. Faceva sempre quello in cui cre- deva. Era la "caffeina d'Europa" che viaggiava instancabilmente in Europa, Nord Africa e Sud America. Ha esultato per lo scoppio Le parole futuriste in libertà di Marinetti (Copyright: Mart. di Rovereto) Marinetti: la velocità di essere nella rivoluzione futurista Continua a pagina 19