L'Italo-Americano

italoamericano-digital-11-28-2019

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NEWS & FEATURES PERSONAGGI OPINIONI ATTUALITÀ GIOVEDÌ 28 NOVEMBRE 2019 www.italoamericano.org 3 L'Italo-Americano IN ITALIANO | U n miliardo di danni in una devastante settimana che molti hanno definito "apocalittica". Ma chi, meglio di un californiano, può capi- re il dramma di Venezia allagata, sommersa, travolta dalle acque del suo stesso mare? Il fuoco che ha distrutto tutto, divorando ettari di boschi, lascia- to paesaggi spettrali da fine del mondo, la cenere che si respirava e si depositava ovunque, la trage- dia delle tante famiglie che hanno perso la casa e tutti i ricordi di una vita, ha scosso profondamen- te molte contee losangeline che già lo scorso anno avevano vissu- to il trauma degli incendi. Una situazione esasperante come le ripetute massime allerte che per giorni hanno mostrato la forza incontenibile di una natura prepo- tente, che prende il sopravvento e non si riesce a contenere, che distrugge tutto in pochi minuti. A Venezia invece del fuoco è arrivata l'acqua, il mare che è linfa vitale della città. Quelle onde che cullano da secoli lo scri- gno di tesori che fanno della Serenissima una delle città più magiche al mondo, improvvisa- mente sono diventante incontrol- labili, capaci di entrare dovunque, di scaraventare tutto quello che incontravano. Anche a Venezia, dove chi l'ha vissuta ricorda come se fosse ieri "l'aqua gran- da" del 1966, quando anche Firenze subì l'alluvione più rovi- nosa che la città e la storia dell'ar- te ricordino nei tempi più recenti, gli ultimi anni sono stati forieri della tempesta in arrivo. Sempre più spesso maree incontenibili hanno costretto residenti e turisti a camminare sulle passerelle e oltrepassato i limiti di tolleranza, coprendo calli e campielli, ren- dendo impraticabili le normali vie di transito. Hanno invaso negozi, abitazioni, alberghi, affogato il patrimonio culturale e artistico di cui è intrisa. Sono sicuramente il segnale del riscaldamento globa- le, l'effetto evidente dei tanti allarmi sui cambiamenti climatici che continuano a restare incauta- mente inascoltati e che prefigura- no l'affondamento di Venezia nel 2050. La no profit americana Climate Central dopo tre anni di ricerca ha ridisegnato l'impatto dell'effetto serra sull'innalzamen- to degli oceani e ricalcolato l'im- patto sulle regioni costiere del pianeta utilizzando una learning machine e i dati Nasa rilevati dallo Space Shuttle: la popolazio- ne globale a grave rischio di finire definitivamente sotto l'alta marea è tripla rispetto alle stime finora note, 150 milioni di persone entro il 2050, poco più di quarto di secolo da oggi, che diventeranno 190 milioni entro fine secolo. La vulnerabilità di Venezia è presto riassunta da controlli ben più semplici. Basta misurare le mareggiate: tra il 1900 e il 1909 si registrarono 2 acque alte, appena 3 maree superiori a 110 centime- tri nel decennio 1940-49. Salirono a 31 tra il 1960 e il 1980 per diventare 69 tra il 2010 e il 2019. Dal 1872 al 2000, cioè in quasi 130 anni, le giornate con l'acqua oltre i 140 cm sono state 9 in tutto. Dal 2000 ad oggi, in nem- meno vent'anni, sono state ben 11. Si sappia, per capire, che quando si raggiungono i 140 cen- timetri, viene allagato il 60% della città. Problemi di trasporto e viabilità pedonale, in particolare in piazza San Marco, si hanno già quando l'acqua supera la soglia di attenzione di 80 centimetri. Quando la marea supera i 100 cm il 5% delle strade di Venezia fini- scono allagate. A quota 110 cm il 12% della città è interessata dagli allagamenti. Rialto è sommersa a 105 cm, davanti alla stazione fer- roviaria, un punto molto alto, sono necessari 135 centimetri. Ai tempi della Repubblica Marinara, cioè a partire dal IX secolo, la città e i veneziani sape- vano difendersi: nessuno abitava al piano terra e fino a due metri c'erano solo magazzini. Ma oggi la situazione sta precipitando e non dipende più dal piano in cui si abita. Perché se le fondamenta di una città già delicatissima si impregnano completamente, rischia di venire giù tutto. Le maree, si badi bene, esisto- no da sempre: è la forza gravita- zionale della Luna sulla Terra che fa salire e scendere il livello del- l'acqua. Ma è la cura del territo- rio, dell'ambiente marino e terre- stre, che non c'è più da secoli. Siamo al punto: per quanto ancora Venezia, dai piedi sempre più bagnati, riuscirà a restare in piedi? Quando vediamo che la splendida Basilica di San Marco con i suoi pavimenti musivi e le sue tessere d'oro poggia su una piscina perché la cripta si è alla- gata, cosa pensiamo? Potrà mai durare altri duemila anni? Chi la Basilica la cura quotidianamente e ora deve rimboccarsi le maniche per una manutenzione davvero straordinaria, è giustamente disperato: il sale portato dal mare corrode più di un acido e l'acqua sporca, piena di spazzatura, nafta, rifiuti organici e tutto quello che le maree hanno trascinato, ha depositato batteri e residui che intaccano tutto. La peggiore marea degli ultimi due secoli che ha tolto per giorni l'acqua, la luce, il telefono a citta- dini e turisti, sospinta da un vento di scirocco a 130 km orari che ha trascinato i vaporetti sulla Riva degli Schiavoni, distrutto i pontili, che si è mangiata libri, arredi lignei, quadri, tappeti secolari, ha impregnato porte secentesche, tra- sformato in carta straccia antichi manoscritti che si disfacevano tra le mani impotenti di chi cercava di salvarli dalla furia del mare, avrà spaventato abbastanza per far davvero reagire la gente? E vogliamo parlare dell'umidità? Dei danni che farà la muffa? Del fatto che siamo a novembre e prima che il sole dia una mano ad asciugare pietre, colonne, portoni e lastricati passeranno almeno sei mesi? Poggiata su uno strato di sab- bie e sedimenti Venezia s'inabis- sa a una media di 1,5 mm l'anno. Da fine Ottocento a oggi abbia- mo perso 12 cm. Dagli anni '60 i danni prodotti all'ecosistema lagunare sono stati tantissimi e lo scandalo da 8 miliardi del Mose, l'infrastruttura che avrebbe dovu- to proteggere la città già da decenni, è solo l'ultima amara vergogna di un insediamento umano egoista e autodistruttivo. Non possiamo accontentarci Possiamo accettare che bruci la California e Venezia vada sott'acqua senza reagire? di vedere Rialto e San Marco affondare nell'indifferenza. Sono un pezzo del nostro patrimonio culturale. Molto dei luoghi che abitiamo fa parte della nostra stessa identità. Venezia per la sua unicità è patrimonio dell'umanità. Da sola conta 120 chiese, 40 musei e un sfilza di palazzi di interesse storico, architettonico e culturale. Il turismo mordi e fuggi di oggi che soffoca la sua bellezza delicata in 3-4 giorni non svela neanche 10 luoghi di inte- resse quando ce ne sarebbero 1000 da scoprire. Cosa significa? Che se non impariamo a conosce- re davvero i luoghi che abitiamo o scegliamo di visitare, se non iniziamo ad amarli e non solo ammirarli, se non impariamo a proteggerli e a difenderli come se fossero casa nostra, avremo con- tribuito anche noi ad affondare Venezia e ad incendiare i magni- fici boschi della California.

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