L'Italo-Americano

italoamericano-digital-11-28-2019

Since 1908 the n.1 source of all things Italian featuring Italian news, culture, business and travel

Issue link: https://italoamericanodigital.uberflip.com/i/1188446

Contents of this Issue

Navigation

Page 22 of 39

23 GIOVEDÌ 28 NOVEMBRE 2019 www.italoamericano.org L'Italo-Americano IN ITALIANO | LA VITA ITALIANA TRADIZIONI STORIA CULTURA C ari lettori, appunti di novembre con collega- menti italiani:L'AU- STRALIA aveva ca- renza di giovani donne italiane negli anni '50 e '60, così tanti giovani italiani dovevano "cercare una moglie" a casa. Il matrimonio per procura era particolarmente popolare negli anni della migrazione di massa del dopoguerra. Mia cugina Palmina (ora Pamela) andò a Melbourne come sposa per pro- cura. La sposa era spesso la sorel- la o la cugina di un altro compa- gno immigrato che le mostrava le foto dei suoi amici. *** I tifosi di BASEBALL in Italia non sono così abbondanti come i tifosi di calcio, tuttavia, qui ci sono alcuni termini italiani di baseball. Ho trovato abbastan- za descrittivo il termine per alle- natore - suggeritore (ma se si ignorano i suggerimenti non sta- rete in squadra a lungo). Bat - mazza, catcher - ricevitore, dia- mond - diamante, fans - tifosi, left field - esterno sinistro, pitcher - lanciatore, play ball - gioco, umpire - arbitro. *** Le CLASSI nel Nord Italia sarebbero state vuote qualche tempo fa, se Umberto Bossi della Lega Nord Italia, noto per i suoi sentimenti anti-meridionalisti, avesse avuto la meglio. Si lamen- tava che c'erano "Troppi inse- gnanti del Sud nelle scuole del Nord". Bossi non si rese conto che i "troppi insegnanti" (del Sud) avevano ottenuto punteggi molto più alti degli altri negli esami di qualificazione per la cer- tificazione. Questo perché sono meglio preparati. E senza istrutto- ri e presidi (dal Sud), le scuole del Nord avrebbero molte aule vuote. *** La SCONFITTA dei pirati barbareschi di Tripoli nel 1805 con una spedizione guidata dalla Marina americana, ha portato al primo innalzamento della bandie- ra americana nel Vecchio Mondo. Come risultato, il presidente Thomas Jefferson ha voluto alle- stire una banda di ottoni del Corpo dei Marines degli Stati Uniti, che sarebbe diventata molto popolare. A metà settem- bre 1805, quattordici musicisti italiani della fregata americana Chesapeake sbarcarono al Washington Navy Yard. Erano stati reclutati in Sicilia per ordine del presidente Jefferson. Gaetano Carusi fu il primo capo della banda oggi conosciuta in tutto il mondo come United States Marine Corps Band. Nel gruppo c'erano anche i tre figli del leader del gruppo, il signor Carusi: Ignazio 10, Samuel 9 e Louis 6. Arrivarono anche alcune delle mogli dei musicisti. Da quei primi giorni, altri cin- que italiani sono stati i leader della United States Marine Corps Band. Si tratta di Venerando Pulizzi (1816-1827), Antonio Ponse (1843-1844 e 1846-1848), Joseph Lucchesi (1844-1846), Francis Scala (1855-1871) e Francesco Fanciulli (1892-1897). *** L'ETIOPIA fu occupata dall'Italia dal 1935 al 1940. A quel tempo, Mussolini era felice di annunciarlo: "L'Italia ha finalmente un Impero". A diffe- renza di Francia e Inghilterra, che avevano colonie in Africa e altro- ve nel mondo, l'Italia aveva vera- mente bisogno di colonie perché era sovrappopolata e con un alto tasso di disoccupazione e moltis- sime persone stavano emigrando in Argentina, negli Stati Uniti, ecc. non riuscendo a trovare lavo- ro "nel Bel Paese". L'Italia ha portato molti miglioramenti all'Etiopia e tanta gente dei "vec- chi tempi" ricorda affettuosamen- te la vita sotto il dominio italiano. Anni dopo, i miei libri degli anni '60 con i profili dei leader africa- ni, descriveva il conflitto da una prospettiva diversa. Sebbene l'Etiopia faccia parte del continente africano, il paese non è né bianco, né nero, né bian- co, né giallo. È in parte semitico e in parte arabo, con una fortissima miscela negride. Prima che Haile Selassie diventasse il sovrano dell'Etiopia, Menelik II, ritenuto il bisnipote della regina Sheba, era salito al trono. Subito dopo la sua ascesa, gli Italiani si affrettarono a fargli firmare il Trattato di Ucialli, un trattato che fu il seme di guai sia per l'Etiopia che per l'Italia. I ter- mini del trattato, secondo l'opi- nione italiana, davano all'Italia il pieno controllo sui rapporti del paese con le potenze straniere, rendendo di fatto il paese sotto- messo all'Italia. Menelik vedeva il trattato in modo diverso, soste- nendo che gli lasciava il pieno controllo e la sovranità. Come parte dell'accordo, gli Italiani diedero a Menelik 38.000 fucili, ventotto cannoni e gli prestarono 4.000.000 di franchi con la pro- vincia di Harar come garanzia collaterale. La prima cosa che Menelik fece fu di rimborsare il prestito, ma la questione della sovranità dell'Etiopia continuò ad aggravarsi. Nel frattempo, gli Italiani avevano messo piede nella parte nordorientale del Paese e battezzato l'area come Eritrea. Menelik, sempre attento alla questione dell'indipendenza del suo paese, cominciò a radunare la popolazione alle sue spalle. Aggiunse lentamente armi e attrezzature al suo arsenale. Tuttavia, anche l'Italia iniziò a spostare uomini e mezzi nel paese. Infine, nel 1896, 14.500 ufficiali e soldati italiani si sposta- rono verso Adua, la città santa etiope. Con una stima errata della forza di Menelik, gli Italiani furo- no attaccati e condotti nelle pia- nure di Adua. Lasciarono dietro di sé circa 12.000 morti e oltre un migliaio di prigionieri. Infine, nel- l'ottobre 1896, gli Italiani nego- ziarono la pace. *** Non ci furono più questioni di sovranità e Gran Bretagna, Francia, Turchia e Russia cercano concessioni e monopoli nel Paese. I Francesi costruirono una ferro- via e cercarono di lasciarne il con- trollo agli Inglesi finché Menelik non li fermò. Con una grande eccezione, la maggior parte delle controversie di confine furono risolte. L'eccezione portò alla guerra italo-etiope del 1935. Nel 1908, Menelik ebbe un ictus e affidò il controllo attivo del paese ad altri. Nel 1913, stan- co per i suoi gravosi impegni, morì, aprendo la strada ad Haile Selassie circa diciassette anni dopo. Nel 1935, l'Etiopia fu attacca- ta dall'Italia che ancora nutriva rancore per l'umiliazione di Adua nel 1895. Le nazioni membri della Società delle Nazioni non andarono in aiuto dell'Etiopia. Sebbene Haile Selassie assunse il comando dei suoi soldati mal equipaggiati, non fu in grado di resistere ai 250.000 uomini di Mussolini, ai suoi aerei e ai suoi carri armati. Nel 1936 Haile Selassie andò in esilio in Inghilterra. Con l'aiuto degli Inglesi, Haile Selassie nel 1940 scacciò gli Italiani dal suolo etio- pe. *** FACCETTA NERA era una canzone spesso cantata ai picnic italiani tra il 1935 e il 1940 quan- do sembrava che i fascisti stessero facendo bene in Etiopia. Faccetta nera, bella abissina, aspetta e spera chè già l'ora si avvicina. Quando saremo vicino a te. Noi ti daremo un'altra legge e un altro Re.

Articles in this issue

Links on this page

Archives of this issue

view archives of L'Italo-Americano - italoamericano-digital-11-28-2019